Da catorci a pezzi unici

Padre e figlio legati dalla passione per i motori: la storia dei Pianasso

Armando e Manuel, che vivono a Prascorsano, ci hanno aperto le porte del loro garage.

Padre e figlio legati dalla passione per i motori: la storia dei Pianasso
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Padre e figlio legati dalla passione per i motori: la storia dei Pianasso. Armando e Manuel, che vivono a Prascorsano, ci hanno aperto le porte del loro garage.

Padre e figlio legati dalla passione per i motori

Una passione capace di unire fortemente padre e figlio. L’amore per i motori e per le due ruote che si trasforma in un «balsamo», in grado di lenire anche il dolore di una perdita grande, come quella di una moglie e di una madre. L’occasione però pure per ritrovarsi (limitazioni sanitarie permettendo) tra amici o semplici curiosi per parlare di motociclette, di modifiche, progetti e, perché no, bere pure una birra in allegria. Tutto questo ha portato Armando e Manuel Pianasso, padre e figlio che vivono a Prascorsano, a recuperare quelli che per altri potevano essere dei catorci o dei mezzi ormai inutili, creando invece veicoli del tutto nuovi ed anche particolari. Lo scopo non è certo quello di «fare cassa»: qui si fa tutto a livello «amatoriale», unicamente allo scopo di passare qualche ora insieme, alla fine di una giornata o di una dura settimana di lavoro.

Ripartire dopo una perdita

«La passione per i motori l’abbiamo sempre avuta - spiega Manuel, che fa il camionista - però quando è mancata mia mamma io e papà avevamo “bisogno” di qualcosa che ci permettesse in parte di riempire quel vuoto. Ecco, allora, l’idea di creare un monopattino utilizzando un vecchio motorino “Ciao” in disuso. Ci abbiamo lavorato un po’ di mesi, tutto nell’officina di casa e con attrezzi normali, non professionali. E’ stato divertente ed alla fine è uscito un mezzo che oltre ad andare bene ha incuriosito molti». Il «tam tam» intorno a quelle che scherzosamente oggi sono chiamate le «Officine Pianasso» è cresciuto e la curiosità anche. «Ci è venuta così voglia di fare altro - dicono insieme Armando (che è pensionato) e Manuel - e ci siamo messi a fare un “chopper”, sempre partendo dalla base di un “Ciao”». Il risultato è sbalorditivo: tra ruote con fascia bianca, inserti in legno, sella lunga e marmitta artigianale, anche la «Piaggio», ovvero l’azienda che ha inventato uno dei motorini più diffusi in Italia, ha fatto loro i complimenti. E non è finita qui: «Abbiamo continuato a portare avanti altri progetti, come il recupero di un vecchio Benelli che ha oltre 50 anni e il restauro di una Ossa 350, mentre adesso stiamo ultimando una moto che ho recuperato a Ceresole, grazie ad alcuni amici che me l’hanno ceduta perché abbandonata».

Una vera e propria collezione

I risultati sono strepitosi: moto e motorini che erano destinati all’oblio più assoluto hanno oggi una nuova vita e una lucentezza speciale. Il tutto grazie alla passione, all’inventiva ed alla voglia di stare insieme di padre e figlio. «Naturalmente ci sono molti amici che ci danno una mano - aggiunge ancora Manuel - perché qui è diventato un “porto di mare” dove si fa, ma si trascorrono anche le ore in allegria. E’ piacevole vedere la gente che a volte passa fuori da casa nostra e si ferma incuriosita. Così tra una parola e l’altra si finisce per scoprire qualcosa di inedito, si fa un passo avanti nel progetto o semplicemente si instaurano amicizie». Un altro progetto è ormai giunto al termine, ma basta spostare lo sguardo di pochi metri ed a lato dell’«esposizione» dei modelli rimessi a nuovo dai Pianasso, ci sono almeno altre cinque-sei moto e motorini che attendono di essere recuperati: «Ci piace, punto e basta. Lo facciamo perché ci divertiamo e non c’è nessun altro fine. Il ricevere anche su internet tanti complimenti, essere stati contattati da alcune importanti mostre e fiere nazionali, che per ora purtroppo sono sospese, ci riempie di orgoglio. Però quello che conta davvero è la voglia di fare qualcosa che ci mantenga uniti e vivi. Quello è l’unico scopo che ci fa sporcare le mani e ridare luce a questi mezzi che in tanti si sono dimenticati».

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