Reti protettive tagliate: qualcuno apre i varchi nei campi ai cinghiali che distruggono le coltivazioni
Cia Agricoltori delle Alpi denuncia gli episodi di “vandalismo” e invoca giustizia
"Oltre il danno, la beffa: qualcuno apre ai cinghiali varchi di accesso alle coltivazioni" la denuncia dei coltivatori. Cia Agricoltori delle Alpi denuncia gli episodi di “vandalismo” e invoca giustizia.
Reti protettive tagliate: qualcuno apre i varchi nei campi ai cinghiali
Gli agricoltori mostrano indignati e arrabbiati i numerosi squarci aperti a colpi di tronchese nelle reti elettrosaldate poste a protezione delle loro coltivazioni lungo la Dora, tra Ivrea, Montalto Dora e Borgofranco. «Non c’è dubbio che si tratti di atti praticati con l’intento di fare danno, in modo da consentire ai cinghiali nella boscaglia attigua al fiume di raggiungere i campi di mais al di là della rete e banchettare a spese dei coltivatori. Tanti sospetti, ma nessuna certezza sui responsabili di queste azioni “vandaliche”» è la denuncia di Cia Agricoltori delle Alpi dopo le segnalazioni fatti da alcuni coltivatori eporediesi.
Sopralluogo
Cia Agricoltori delle Alpi è stata sul posto con il suo presidente Stefano Rossotto e il responsabile dell’Area di Ivrea-Caluso Fabio Bottino per denunciare quanto è accaduto: «Episodi di questo genere sono inqualificabili – accusa il presidente Rossotto -, confidiamo che le autorità possano quanto prima rendere giustizia agli agricoltori, che non solo devono difendersi dai cinghiali, ma anche dai vandali. E’ una situazione assurda e intollerabile, bisogna unire le forze e pretendere che il lavoro e ladignità degli agricoltori vengano rispettati».
Un'opera da 12mila euro e non solo...
L’iniziativa di recintare i campi con la rete elettrosaldata è stata assunta dai proprietari dei fondi coltivati, i quali hanno tirato fuori di tasca propria oltre dodicimila euro solo per l’acquisto del materiale, senza contare il lavoro di posa in opera della recinzione, lunga più di tre chilometri. Un lavoro fatto bene, con palinature robuste, fissaggio a terra della rete e cancelli in corrispondenza degli attraversamenti di campagna.
La raggia dei coltivatori
«Tutto inutile – commentano rassegnati gli agricoltori, mentre mostrano le devastazioni provocate dai cinghiali nei campi di mais -, gli “strappi” nella rete sono una manna per gli ungulati, che così possono introdursi facilmente nei campi, facendo man bassa delle pannocchie migliori e rivoltando il terreno da cima a fondo. Possiamo escludere con certezza che si tratti di “dispetti” tra agricoltori. Qui siamo tutti uniti e tutti abbiamo contribuito a pagare e montare la rete. Nessuno di noi ha interesse a favorire la proliferazione dei cinghiali, bisogna farsi delle domande e darsi delle risposte, non è difficile, ma non tocca a noi condurre indagini e punire i colpevoli».
Sul piano economico, oltre al danno alle coltivazioni, per gli agricoltori si aggiunge la beffa delle spese per la recinzione divelta.
Un problema da risolvere
La conferenza stampa organizzata da Cia Agricoltori delle Alpi per denunciare il vandalismo ai danni delle reti elettrosaldate poste a protezione delle coltivazioni nel Canavese, è stata l’occasione per ribadire l’esasperazione del mondo agricolo verso il proliferare incontrollabile dei cinghiali nelle campagne.
«Ci sentiamo abbandonati e impotenti – ha detto il presidente di Cia Agricoltori delle Alpi, Stefano Rossotto -, in questi anni abbiamo bussato a tutte le porte, senza giungere a delle soluzioni risolutive. Gli abbattimenti dei cinghiali sono rallentati dalla burocrazia, in molti casi gli agricoltori si lamentano degli Ambiti territoriali di caccia (Atc) che non sono sufficientemente efficienti nella gestione dei piani di contenimento e nei risarcimenti, ma il problema ha molte sfaccettature. Gli agricoltori non possono rimanere a guardare, per questo nel Canavese hanno protetto i campi con delle recinzioni, salvo poi scoprire che puntualmente c’è chi si “diverte”a distruggerle per far passare i cinghiali. Oltre al danno, la beffa, così non si può andare avanti».
Al tavolo con Rossotto, erano seduti il sindaco di Montalto Dora Renzo Galletto, il sindaco di Burolo Franco Cominetto, il consigliere comunale di Borgofranco Luca Quacchia e il rappresentante di Confagricoltura in seno al locale AtcSergio Tos.
Le soluzioni
Rossotto ha tracciato una panoramica sullo stato dell’arte in materia di contenimento della fauna selvatica, senza dimenticare ciò che sta producendo qualche risultato positivo: «I gabbioni per la cattura dei cinghiali hanno mostrato una certa efficacia – ha osservato il presidente di Cia Agricoltori delle Alpi -, fermo restando che richiedono un impegno logistico non trascurabile. Molti agricoltori non sanno che c’è la possibilità di autocostruirsi i gabbioni e che a tal proposito sono previsti dei rimborsi della spesa. Bisogna ricordare che nel fondo chiuso i cacciatori non possono entrare, così come vige il divieto di caccia in caso di raccolto pendente. L’anno scorso abbiamo detto “no” alla proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura di allestire una filiera della carne dei cinghiali abbattuti, perché creerebbe una turbativa di mercato, senza peraltro garantire la salubrità del prodotto. Il Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della peste suina africana è ben fatto, bisogna però snellire le procedure per l’attivazione dei selettori abilitati al tiro notturno, altrimenti l’effetto è vanificato».
«I cinghiali? Non una risorsa ma un problema»
Secondo Sergio Tos, occorre che “i decisori politici non considerino più il cinghiale come una risorsa, ma come un problema e che gli agricoltori cerchino alleanze, in quanto, ad esempio, nel caso della peste suina viene danneggiata non solo la filiera della carne suina, ma anche quella del turismo e del trekking: «I gabbioni funzionano – ha aggiunto Tos -, ma sono esposti ad azioni vandaliche, perché anche i cinghiali hanno i loro alleati, tra i cacciatori e gli animalisti».
Gli amministratori locali
Sul fronte dei sindaci, tutti si sono dichiarati uniti nell’affrontare l’emergenza cinghiali, che riguarda l’agricoltura, ma anche la sicurezza stradale, l’ordine pubblico e l’economia del territorio.
Il primo cittadino di Montalto Dora, in particolare, si è detto pronto a proporre all’occorrenza l’ingaggio da parte del Comune di apposite squadre di selettori, indipendenti rispetto ai cacciatori, così come ha raccolto numerosi consensi la richiesta di chiudere la caccia al cinghiale per un paio di anni, affidando l’abbattimento degli ungulati ai soli selettori e alle guardie, che non avrebbero interesse a mantenere la presenza di questi animali sul territorio a fine sportivo.
Dagli imprenditori agricoli presenti all’incontro, un coro unanime: «Non vogliamo che ci paghino (tardivamente) i danni, ma che ci tolgano i cinghiali».
Le esperienze
C’è chi ha passato 22 notti insieme al figlio per vegliare il campo e impedire ai cinghiali di devastare il raccolto e chi si è affidato al cannone antigrandine per spaventare gli ungulati, salvo scoprire di essersi probabilmente imbattuto in un cinghiale sordo, visto l’esito della razzia subita in campo.
Numerose le lamentele riguardo alle carcasse dei cinghiali che spesso vengono lasciate più giorni all’abbandono, prima che le autorità intervengano a smaltirle.
Mario Monti, agricoltore, ha messo insieme una squadra di selettori autorizzati all’intervento d’urgenza. Le richieste sono molte, ma non sempre il via libera burocratico arriva in tempo utile. In più, d’estate c’è la complicazione della vegetazione: «L’ideale sarebbe intervenire prima delle semine – ha detto Monti -, perché quando si spara non si può mai sapere chi ci possa essere dietro le piante del mais».
«Ognuno faccia la propria parte»
La battaglia continua. In chiusura, il presidente Rossotto ha ribadito l’impegno di Cia Agricoltori delle Alpi sul fronte della fauna selvatica: «Ognuno deve fare la propria parte – ha concluso Rossotto -, dai tavoli istituzionali alle assemblee Atc, dove si gioca il futuro della nostra agricoltura».