Operazione “Chain Smoking” di Guardia di Finanza e Carabinieri

Scoperti 7 stabilimenti clandestini per la produzione di sigarette di contrabbando

Smantellate fabbriche illegali nel Torinese, dove lavoratori dell’Est erano sfruttati in condizioni disumane. Sequestrati anche 538 milioni di componenti con marchi contraffatti

Scoperti 7 stabilimenti clandestini per la produzione di sigarette di contrabbando

Scoperti 7 stabilimenti clandestini per la produzione di sigarette di contrabbando: 8 arresti e 250 tonnellate di tabacco sequestrate. Operazione “Chain Smoking” di Guardia di Finanza e Carabinieri: smantellate fabbriche illegali nel Torinese, dove lavoratori dell’Est erano sfruttati in condizioni disumane. Sequestrati anche 538 milioni di componenti con marchi contraffatti.

Operazione “Chain Smoking”: sette siti clandestini scoperti nel Torinese

La Guardia di Finanza e i Carabinieri di Torino, con il coordinamento della Procura della Repubblica, hanno portato a termine un’importante operazione congiunta denominata “Chain Smoking”, volta al contrasto del contrabbando di tabacchi lavorati esteri, della contraffazione e dello sfruttamento del lavoro.
L’operazione ha permesso di individuare sette siti clandestini — cinque opifici e due depositi — dislocati tra Torino e hinterland, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca, Rebaudengo e nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.

Sequestrati 250 tonnellate di tabacco e 538 milioni di componenti contraffatti

Gli investigatori hanno sequestrato complessivamente oltre 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra-UE e circa 22 tonnellate di sigarette già confezionate, pronte per la vendita sul mercato illegale.
Nei capannoni erano presenti sofisticate linee produttive, macchinari ad alta velocità per l’assemblaggio e il confezionamento dei pacchetti, insieme a 538 milioni di componenti (filtri, cartine, confezioni) riportanti marchi contraffatti di note multinazionali del tabacco.

Fabbriche nascoste e lavoratori sfruttati

Le strutture erano mimetizzate in aree industriali per simulare attività lecite. All’interno, gli impianti erano alimentati da gruppi elettrogeni per evitare che l’elevato consumo energetico rivelasse la produzione illegale.
Le finestre erano oscurate e, nelle aree più interne, erano stati allestiti alloggi di fortuna per i lavoratori, in gran parte provenienti dall’Europa dell’Est. Gli operai venivano rinchiusi all’interno degli opifici, costretti a turni massacranti, privi di contatti con l’esterno e senza alcuna tutela o riposo.
Un quadro di sfruttamento estremo e condizioni disumane, che configura ipotesi di reato anche per riduzione in schiavitù e tratta di persone.

Produzione a pieno ritmo: 48 mila pacchetti al giorno per linea

Le perizie sulle linee di produzione hanno rivelato un’attività intensissima. Ogni impianto era in grado di produrre fino a 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, per un totale stimato di almeno 35 milioni di pacchetti immessi sul mercato nero.
Un volume equivalente a 700 tonnellate di prodotto finito, con profitti illeciti stimati in 175 milioni di euro, evasione di accise per 112 milioni e IVA non versata per 28 milioni.

Otto arresti e collaborazione interforze

Durante l’operazione sono state arrestate in flagranza di reato otto persone, tutte di nazionalità ucraina, rumena e moldava.
Il successo dell’operazione è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra la Guardia di Finanza e l’Arma dei Carabinieri, che hanno integrato competenze investigative e controllo del territorio.
Dopo i sequestri, l’attività si è estesa anche all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e alla Città Metropolitana di Torino per la gestione e la distruzione dell’enorme quantità di materiale sequestrato.

Indagini ancora in corso

La Procura della Repubblica di Torino sta ora valutando ulteriori sviluppi investigativi e possibili coinvolgimenti della Procura Europea, nell’ambito della collaborazione tra gli Uffici.
Le autorità sottolineano che i procedimenti penali sono nella fase delle indagini preliminari e che gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino a sentenza definitiva.

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