Scuola vietata ad una bimba disabile a Chivasso

Esplode la rabbia dei genitori perché la piccola Matilde Milano è fuori dai progetti.

Scuola vietata ad una bimba disabile a Chivasso
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Scuola vietata ad una bimba disabile a Chivasso. Esplode la rabbia dei genitori perché la piccola Matilde Milano è fuori dai progetti. Lo riportano i colleghi de La Nuova Periferia.

Scuola vietata ad una bimba disabile a Chivasso

«La disabilità è una realtà creata non da noi, che abbiamo il problema, ma dagli altri. E farci sentire diversi sotto questi aspetti è la cosa peggiore che possa capitare a un genitore che ha un problema. A livello psicologico è un trauma denunciabile, e se la situazione non si risolverà ci rivolgeremo a un legale. Questa è la mia rabbia nei confronti di personaggi che pensano di emarginare piuttosto che inserire. E’ uno scandalo».
Elena Abbate è la mamma di Matilde e Margherita, le due sorelline disabili ormai entrate nel cuore di tutti i chivassesi. Negli anni le nostre pagine hanno ospitato più volte gli appelli e le battaglie di una famiglia che chiede solo una vita «normale», senza mai dimenticare le difficoltà legate a una patologia grave che costringe a viaggi in giro per l’Italia sostenuti anche grazie alle mille iniziative dell’associazione «Insieme per Matilde Onlus», che come è noto aiuta economicamente anche molti altri bimbi disabili.
Questa volta, il «problema» arriva da un luogo che dovrebbe invece aiutare nella crescita delle bimbe, la scuola. Nello specifico, a complicare non poco una vita già difficile da gestire è l’IC Dasso di via Blatta, guidato da pochi mesi dalla dirigente scolastica Daniela Franzino.

La vicenda

«Matilde ha 9 anni – racconta Elena Abbate – e frequenta la terza elementare presso l’Istituto Mazzucchelli di Chivasso.Per tutta la sua classe la scuola è iniziata nei primi giorni di settembre, ma per lei no. Mancavano dei fogli per far partire un progetto di scuola a casa: essendo Matilde immunodepressa non può essere inserita all’interno della classe, e quindi per i primi due anni ho richiesto la presenza (due volte a settimana) di una maestra a casa che potesse aiutarci a inserire mia figlia in un contesto scolastico. Ma quest’anno sono cambiate le carte in tavola. Dobbiamo sistemare correttamente la burocrazia: manca un foglio di uno specialista che attesti che sia una bimba con caratteristiche tali da avere un appoggio esterno (perché bisogna attestarlo nonostante due anni di frequenza). Con mille peripezie riusciamo a non correre al Regina Margherita, e questo foglio ci viene fatto gentilmente dalla neuropsichiatria di Chivasso. Corro a portare il tutto a fine settembre a scuola, e dopo un dibattito (acceso) con la segreteria riesco a parlare con la preside. Accetta il tutto e mi dice che mi avrebbero fatto sapere qualcosa. Chiedo anche di essere poi chiamata ad ottobre perché avrei avuto piacere, con la mia associazione, di raccogliere fondi per sovvenzionare un progetto scolastico. Il 12 dicembre (ripeto, il 12 dicembre) vengo convocata dalla scuola in neuropsichiatria a Chivasso. Mi presento, e lì trovo la nostra neuropsichiatra e la futura maestra di Matilde. Siamo riuniti per sottoscrivere il PEI, il documento ufficiale determinante per il percorso scolastico degli alunni con disabilità certificata. Redatto di anno in anno, contiene l’indicazione dettagliata degli interventi educativi e degli interventi didattici, degli obiettivi prefissati per l’alunno e, infine, i criteri di valutazione del percorso didattico. Il PEI fa parte del POF, il Piano dell’Offerta Formativa che ogni scuola usa per illustrare e presentare al pubblico la sua organizzazione e le scelte didattiche e pedagogiche: il POF deve contenere anche le indicazioni riferite alla visione e alle azioni che la scuola intraprende per accogliere gli alunni con disabilità e rispondere alle loro esigenze educative; in linea di principio, tutto il POF si deve ispirare a una didattica inclusiva per evitare di escludere uno o più allievi dalle attività e iniziative previste. Nella redazione dello stesso, sono coinvolti la scuola, le figure sociosanitarie che seguono il bambino e ovviamente la famiglia. Veniamo al dunque: posso firmare un PEI se la scuola non ha attivato nulla? Quello presentato era vecchio (forse per comodità) e noi non abbiamo mai fatto un colloquio per parlare dell’integrazione di Matilde nella sua attuale condizione. Un PEI si firma se l’insegnante perlomeno è stata inserita dalla scuola a casa, peccato che la povera insegnante non abbia mai visto nostra figlia. Noi non conosciamo i programmi, le ore assegnate, e non abbiamo neppure ricevuto uno straccio di colloquio personale con la presenza di nessun terapista che ci aiuta a casa. A noi non importa il perché, sappiamo solo che nostra figlia non è stata inserita a scuola. Non sappiamo dove sia fermo il progetto e non siamo obbligati a farci carico anche di questo. Noi vogliamo solo integrazione. La scuola è detta dell’obbligo: noi abbiamo iscritto Matilde come gli altri bimbi, ma nessuno ci ha garantito il suoi diritti. Ci chiediamo quanti articoli dobbiamo ancora pubblicare per far capire che la disabilità non è una scelta. Dobbiamo occuparci tutti i giorni di far vivere dignitosamente le nostre figlie e non possiamo sempre preoccuparci di urlare sui giornali lo sdegno per quello che succede nelle pubbliche amministrazioni. Speriamo che chi di dovere ci faccia sapere al più presto il da farsi. Speriamo che il primo cittadino di questa città tuteli i diritti di questi bambini che non vogliono sentirsi diversi. Speriamo che queste battaglie servano a far riflettere che siamo stufi. Siamo stufi di lottare per tutto: scuola, ausili, pannolini, assistenza. Credete che sia facile vestire i nostri panni? Prego allora, accomodatevi tra le nostre mura. State con noi. Cibatevi del nostro dolore. Dissetatevi con il nostro sconforto. E ricordatevi che finché avremo la forza non ci fermeremo davanti a nessuna ingiustizia. Le nostre figlie non possono comunicare, muoversi e sentire. Ma noi loro faremo sempre per loro».
Poco di andare in stampa, la scuola ha fatto sapere che i genitori di Matilde saranno convocati «prestissimo».

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