Rivarolo Canavese

Si torna in aula per il processo sulla morte di Guido Zabena nel sottopasso allagato

Martedì 16 la prima udienza del processo di appello dopo la condanna in primo grado

Si torna in aula per il processo sulla morte di Guido Zabena nel sottopasso allagato
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Il sindaco rivarolese Alverto Rostagno e gli altri indagati tornano in aula per il processo sulla morte di Guido Zabena nel sottopasso allagato nel luglio 2018.

Processo sulla morte di Guido Zabena

E’ iniziato il conto alla rovescia per la prima udienza del processo di secondo grado per la morte di Guido Zabena, nel sottopasso tra Rivarolo e Feletto. Martedì 16 aprile 2024 in un’aula del Tribunale di Corso Vittorio Emanuele di Torino - sede della Corte d’Appello - sono state convocate le parti per discutere il ricorso presentato dai cinque condannati, in primo grado dal Tribunale di Ivrea.

Primo grado

Meno di dieci giorni, insomma, e si riaccenderanno i riflettori su quanto accadde nella notte del 3 luglio 2018. Tragedia che il giudice monocratico nella motivazioni della sentenza definì «evento - morte per annegamento di un utente della strada all'interno del sottopasso - ampiamente prevedibile ed evitabile. Gli imputati - tutti - cooperarono colposamente al suo verificarsi». Questa la conclusione a cui era arrivato nelle circa 60 pagine del dispositivo depositato il 3 febbraio 2023, 58 per la precisazione, il giudice di Ivrea Antonio Borretta nel motivare gli «anni uno e mesi sei di reclusione, diminuita ex art. 62-bis c.p. (circostanze attenuanti generiche, ndr) alla pena finale di anni uno di reclusione». Da attribuire al sindaco Alberto Rostagno, il suo vice Francesco Diemoz, l’assessore (al tempo dei fatti) Lara Schialvino, il dirigente responsabile del Settore Lavori Pubblici e Manutenzioni Enrico Colombo e il responsabile del Settore Polizia Locale Sergio Cavallo per la morte, appunto, di Guido Zabena. Documento, quello del 3 febbraio 2023, nel quale si «viviseziona» l’intero dibattimento con rito ordinario, iniziato il 30 novembre 2021 e terminato un anno più tardi, l’11 novembre 2022, che ha portato alla condanna dei tre politici e dei due dipendenti pubblici.

Appello

Che il 16 aprile gli avvocati cercheranno di ribaltare, di controvertere. In particolare i legali Luigi Chiappero (di Alberto Rostagno e Francesco Diemoz); Guglielmo Guglielmi (per Lara Schialvino); Simone Buffo (per Enrico Colombo) e Sergio Bersano (per Sergio Cavallo). Per tutti la richiesta del Pubblico ministero era stata di 14 mesi, poi ridotta a 12 dal verdetto in primo grado.
Le difese puntarono l’attenzione sull’evento metereologico - la «bomba» d’acqua di quella sera - imprevedibile e sulla fattura della stessa infrastruttura dove si verificò la tragedia. «Manufatto (il sottopasso, ndr) consegnato al Comune di Rivarolo Canavese in data 29 giugno 2001, senza osservazioni da parte dell'amministrazione comunale e che da quel momento entrò nella disponibilità giuridica e materiale dell'amministrazione comunale di Rivarolo Canavese a cui seguirà solo in data 4 dicembre 2003 il collaudo definitivo dell’opera», si precisa nelle motivazioni. Punti di riferimento e precisazione non irrilevante visto che è proprio all’interno del sottopasso, quella notte dell’estate 2018 praticamente colmo di acqua a causa di un violento temporale, che l’operaio di Favria, classe 1967, ha perso la vita intorno alle ore 1.30 del 3 luglio 2018. Da cui è nata l’incriminazione «a titolo di omicidio colposo e che attraverso le condotte omissive, gli indagati ne cagionarono l'evitabile verificarsi». Tradotto: colpevoli. Il giudice ha ritenuto l’evento mortale «oltre che ampiamente prevedibile anche evitabile». Ed è su questo punto che si giocherà questa seconda partita nelle aule di giustizia. Che entra (involontariamente) sempre più prepotentemente nella campagna elettorale in vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024 per scegliere il nuovo sindaco di Rivarolo.

Elezioni

Prima la sentenza di Cassazione sul Lodo Asa che obbliga (nuovamente in Appello a Torino) la revisione della decisione presa che scagionava i Comuni (con Rivarolo capofila) a ripianare il debito milionaria maturato dall’allora azienda a partecipazione pubblica (controllata dai Comuni) e ora questa di natura penale. Che riguarda, per definizione, i singoli. Alberto Rostagno sindaco uscente e Francesco Diemoz il suo vice che hanno già dichiarato apertamente di voler uscire dai tracciati radar della politica locale e Lara Schialvino che sul tema, invece, non si è ancora espressa pubblicamente. Ma che hanno fatto appello (crediamo) non tanto per poter continuare la propria (futura) «carriera» politica senza macchia, pensiero che non è nelle loro priorità, ma per dimostrare la loro reale estraneità ai fatti. Così come i due dipendenti comunali.

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