Sono guarito dal Covid, ora voglio donare il plasma
Marco Usai, operaio e papà di due bambini, racconta la sua esperienza e si mette a disposizione degli altri.
La storia del fornese Marco Usai, che ha sconfitto il virus. Sono guarito dal Covid, ora voglio donare il plasma.
Sono guarito dal Covid, ora voglio donare il plasma
«Quello che mi è arrivato giovedì scorso è forse il più bel regalo di compleanno che potevo aspettarmi... Il secondo tampone negativo, che mi permette così finalmente di tornare a vivere in sicurezza con la mia famiglia, di riabbracciare mia moglie ed i miei figli, ma anche di vedere la vita sotto un punto di vista diverso». Un dono atteso con tanta ansia ma che finalmente è giunto in casa di Marco Usai, quarantenne di Forno, purtroppo uno dei tantissimi che in queste settimane hanno dovuto fare i conti con il terribile Coronavirus.
Tutto è iniziato a metà del mese di marzo
Un «braccio di ferro» quello con il Covid-19 che il papà canavesano ha iniziato il 20 marzo scorso e che ha vinto, dopo oltre un mese e mezzo di paura e di sofferenza. «Sono stato tra i fortunati che non sono stati costretti ad una lungo degenza in ospedale, né sono stato intubato – racconta – ma garantisco a tutti che è stata dura e difficile. Perché questo virus è davvero una brutta bestia, che ti cancella ogni energia e che ti debilita. Io sono letteralmente arrivato a sputare sangue... Un'esperienza che ti prova nel fisico, ma anche nella testa». Usai, che nella vita di tutti giorni fa l'operaio, racconta così la sua esperienza: «Se dovessi dire in che maniera ho contratto il Coronavirus, giuro non so che risposta dare. Pure perché i sintomi che ho avuto inizialmente non erano del tutto chiari. Non ho avuto febbre altissima, in compenso però ho iniziato a sentire un malessere generale e dolori forti in varie parti del corpo».
In ospedale la confermadi aver contratto il virus
Prima un consulto con la guardia medica, che però non aveva dato risultati. Quindi, visto il peggioramento generale della situazione, la telefonata al medico e quindi il viaggio sino in ospedale a Cuorgnè. «Qui ho fatto tutte le analisi del caso e sono risultato positivo – spiega ancora Marco – Per fortuna, però, il livello di saturazione era ancora abbastanza buono e perciò non ho avuto necessità di ricovero. Sono tornato a casa e sono stato giustamente costretto all'isolamento». Isolamento che è finalmente terminato la settimana scorsa, per la gioia di tutti. «Assolutamente una grande emozione, quasi da lacrime. Non posso che ringraziare di cuore la mia famiglia, ma anche tutto il personale medico ed infermieristico che per me ha fatto davvero tanto, nonostante le difficoltà che anche loro hanno dovuto vivere». E qui Usai apre un capitolo diverso: «Se da una parte voglio spezzare una lancia in favore di coloro che tanto hanno fatto e stanno facendo negli ospedali, mettendo in pericolo la loro stessa vita per salvarne altre, allo stesso tempo critico non poco come sono state gestite determinate situazioni, che ho vissuto anche in prima persona. Ho riscontrato delle lacune importanti, errori di comunicazione e mancanze che comunque per fortuna non hanno compromesso la situazione. Però ho notato in alcuni casi una poca organizzazione, che mi ha lasciato basito».
Voglia di aiutare chi ha bisogno
Passata questa brutta avventura e con la mente rivolta al futuro, il fornese adesso si è detto disponibilissimo a dare una mano alle altre persone che hanno contratto il Covid-19. «Sto cercando di capire come fare per poter donare il mio plasma – conclude Marco – Ho letto della sperimentazione che si sta portando avanti a Pavia e Mantova, ma qui a Torino per ora non c'è l'opportunità di farlo. Se ci fosse l'occasione mi farebbe davvero piacere riuscire a mettere a disposizione quello che potrebbe essere uno “strumento” in grado di dare un enorme sostegno a chi, come me, ha passato dei giorni e delle notti d'inferno».