Una frana in mezzo al paese: sfiorata la tragedia Pont
Cattaneo: "E' fondamentale una costante manutenzione della rete idrografica del territorio"
Una frana in mezzo al paese: sfiorata la tragedia Pont
Dissesto idrogeologico
La tragedia di Ischia ha riportato inevitabilmente sotto i riflettori il tema del rischio idrogeologico in tutti i territori dello Stivale. Pochi giorni fa il capo nazionale della Protezione Civile Fabrizio Curcio ha dichiarato che il 94% dei comuni italiani è minacciato dal dissesto idrogeologico: basta un semplice calcolo aritmetico per capire che il Piemonte non fa eccezione, e nemmeno il Canavese.
E tuttavia il quadro fornito dagli esperti non suscita troppi allarmismi. «Nella realtà canavesana circa il 16% della popolazione risiede in aree a rischio idrogeologico, in particolare in riferimento ad alluvioni, perché se si considera solo il pericolo frane la percentuale scende al 0,5% - spiega Secondo Barbero, direttore del dipartimento Rischi Naturali e Ambientali di Arpa Piemonte - Certamente nelle valli Orco e Soana sono censite migliaia di frane, ma sono processi naturali con i quali chi abita in montagna deve sapere di dover convivere».
Frana a Pont
Basti pensare, a conferma delle parole di Barbero, che martedì 6 dicembre, alcune rocce si sono staccate da un costone a Pont Canavese, in via Roggie, accanto alla chiesa di Santa Maria; per fortuna non vi sono stati danni a persone o edifici, ma la frana ha reso ha colpito il parabrezza di un’auto parcheggiata e ha reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco a bloccare l’area.
«In pianura il corso d’acqua a maggior rischio idraulico è sicuramente l’Orco - prosegue il direttore del dipartimento - e vi sono poi una serie di torrenti minori che possono determinare problematiche di allagamento ma che non hanno solitamente risvolti tragici».
I rischi in Canavese
Un simile resoconto proviene dal referente dell’area territoriale di Protezione Civile Cuorgné (nonché ex consigliere di Favria) Luca Cattaneo: «In Canavese esiste una demarcazione molto netta tra due contesti morfologici diversi: nella zona montana, formata dalle vallate di Ceresole e Ribordone e una parte di Valle Sacra, i rischi geologici maggiori sono frane e smottamenti, con fenomeni consistenti di erosione da parte dei corsi d’acqua; nella zona di pianura i rischi sono meno importanti e dovuti principalmente all’allagamento superficiale di rivi, rogge e fossati. In Piemonte c’è un ottimo sistema di allertamento, ma non sempre si riescono a prevedere gli indirizzi delle grandi precipitazioni, e così a turno qualcuno va sempre “a bagno”».
Quali sono allora gli interventi necessari da parte della politica locale?
«La parola d’ordine è una sola: prevenzione - risponde Cattaneo - lo slogan dovrebbe essere “lavorare in tempo di pace per prevenire il futuro”; la pianificazione edilizia per esempio funziona molto bene, ma è fondamentale una costante manutenzione della rete idrografica del territorio, con pulizia degli alvei e disboscamenti. L’impressione è che spesso per la politica questo non sia una priorità, sia per i costi sia perché il tema “non porta voti”, mentre sarebbe importante investire sulla sensibilizzazione e sulla formazione in merito».