Variante della 460 si vuole creare un comitato per sostenere il progetto
Per il collegamento da Lombardore, a Rivarossa e Front, sino a Busano
Variante della 460 si vuole creare un comitato per sostenere il progetto dopo 30 anni di attesa, di parole, di promesse.
Variante della 460
Per la Variante della 460 si vuole creare un comitato per sostenere il progetto dopo 30 anni di attesa, di parole, di promesse. Tre decenni per un progetto importante, per non dire fondamentale, al fine di continuare ad alimentare quella capacità produttiva che ha fatto del Canavese un punto di riferimento nazionale ed internazionale. Un intervento a livello viario che porterebbe grandi benefici, ma che per ora resta solo sulla carta. Nel 2021, però, c’è chi ha deciso di dire basta e di muoversi affinché tutto finalmente si trasformi in realtà. In questi primi giorni del nuovo anno torna alla ribalta la variante alle ex statale «460» che porterebbe alla realizzazione di una strada di collegamento che da Lombardore, passando per il territorio di Rivarossa e Front, arriverebbe sino a Busano, a due passi dal polo dello stampaggio. Una proposta salita alla ribalta a cavallo tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, giunta ad un passo dalla realizzazione nei primi del 2000, per poi tornare ad arrenarsi. Ora, in un periodo molto particolare, dove c’è voglia di prepararsi alla «ripartenza» all’indomani di 12 mesi dove il Covid ha frenato tutto e tutti, quel lembo di asfalto che faciliterebbe e non poco il collegamento con alcune delle principali zone industriali del Canavese è necessario più che mai.
Un Comitato a sostegno
Nelle ultime settimane imprenditori ed amministratori del territorio sono tornati a confrontarsi, ipotizzando la creazione di un comitato ed a parlare del progetto di realizzazione di questo collegamento che favorirebbe una migliore fruizione ai mezzi pesanti diretti alla volta degli stabilimenti di Busano, Favria, Valperga, Salassa nonché Rivara e Forno. Ovvero un lembo di terra che ospita alcune realtà che sono fiore all’occhiello della produzione ed industrializzazione «made in Italy». Pochi chilometri che però andrebbero a decongestionare alcune delle strade principali del territorio e risolverebbero pure in parte il problema dell’attraversamento di alcuni centri abitati.
Idea nata 30 anni fa dopo il confronto Busano e Rivarossa
Il primo abbozzo del progetto relativo alla variante nasce, come anticipato, intorno alla fine degli anni ‘80. «Rivarossa stava progettando una strada che passasse all’esterno del proprio abitato - spiega Giambattistino Chiono, attuale sindaco di Busano - Fui io a fare la proposta di rivederlo ed ampliarlo, portandolo appunto a sfociare dove attualmente è nato il polo dello stampaggio, praticamente sulla direttissima che unisce Busano e Front. Questo perché in tale maniera si poteva servire meglio una zona dove vi erano, e vi sono ancora allo stato attuale, molte delle principali aziende dell’Alto Canavese. Nel 2004 - prosegue ancora il borgomastro busanese - nel corso di un incontro l’allora presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, diede delle indicazioni sulla fattibilità che fecero pensare a tutti che quella fosse davvero la volta buona. Si era addirittura ipotizzato nel 2005 la cantierabilità del progetto, ma purtroppo tutto è rimasto lettera morta». Dopo i primi due lustri degli anni 2000 ancora un ritorno sulla possibilità di dare vita al questa importante opera strutturale, ma ad oggi tutto è rimasto purtroppo fermo. Anche se adesso qualcosa torna a muoversi, per forte volere del territorio. «Ho dato il mio massimo appoggio a coloro che vogliono dare finalmente seguito a tale idea - aggiunge ancora Chiono - Perché stiamo parlando di una strada che è a dir poco strategica, fondamentale per il bene ed il futuro della nostra zona, delle industrie e delle sviluppo del lavoro qui in Canavese. Il rischio è che oltre alla crisi che persiste da tempo, dopo questa pandemia la situazione diventi ancora più complicata. Se il territorio non sarà pronto ad affrontare il futuro rischiamo tutti grosso». Un messaggio deve essere chiaro: «Fino ad oggi le aziende hanno continuato a credere in questa zona del nostro Paese, hanno investito e hanno lavorato sodo. Per fortuna poche hanno deciso di cambiare aria e di delocalizzare. Se favoriamo il trasporto, pure per una ragione di sicurezza, con strade più belle e fruibili eviteremo che un giorno, per stare dentro i conti, qualcuno non decida di fare su le valigie e portare i propri stabilimenti lontani dall’Italia. E’ un messaggio che deve arrivare nitidamente a chi pensa solo di sfruttare il Canavese e basta».