Bourounà da bas, l’antica usanza del canto alpino
La Viuleta 2024 si è conclusa con l’innovativo Laboratorio
Bourounà da bas, l’antica usanza del canto alpino. La Viuleta 2024 si è conclusa con l’innovativo Laboratorio.
Bourounà da bas, l’antica usanza del canto alpino
Si è conclusa sabato 14 dicembre “La Viuleta 2024” con un laboratorio dal titolo “Bourounà da bas”, in cui operativamente è stato possibile riprendere l’antica tradizione del basso continuo nel canto alpino di tradizione orale. Ha detto il sindaco Daniela Majrano: «Ci ha molto colpiti un messaggio inviato al direttore artistico della Rassegna, Flavio Giacchero, da parte di un partecipante al laboratorio stesso. Il cantore ringrazia per l’esperienza, che “include elementi tecnici e estetici, ma che soprattutto ha consentito di riflettere sul canto come pratica rituale ancestrale e quasi sacra di cura e comunione nell’intimo e nel gruppo». E prosegue il primo cittadino: «Ne siamo rimasti lusingati perché davvero ci è parso di aver raggiunto tutti gli obiettivi che l’iniziativa si proponeva e ancor più di averli condivisi con chi l’ha vissuta».
Cambio di prospettiva
Il laboratorio ha sicuramente introdotto nei partecipanti un cambio di prospettiva: nel momento in cui si ascolta un canto si è generalmente portati a coglierne la melodia piuttosto che a focalizzare l’attenzione sull’accompagnamento che, nel canto spontaneo, non è in alcun modo paragonabile a quello dei bassi di un coro strutturato, ma che è fondamentale per dare completezza al canto stesso. Per chi ha aderito al laboratorio si è trattato di una vera e propria scoperta, dalla quale è discesa una riflessione profonda su aspetti etici e estetici, che sono diventati il punto di forza dell’attività laboratoriale, in cui è stato espressamente richiesto ai partecipanti di provare a entrare in questa parte del basso continuo, accompagnando i cantori che eseguivano le parti dei primi e dei soprani.
La tecnica
Ha Proseguito Majrano: «Dopo un primo momento di perplessità, le voci si sono sciolte, confortate da informazioni sull’impostazione della voce e della respirazione, sull’utilizzo della corporeità, non soltanto a livello vocale, e sul gioco degli sguardi con cui nel canto spontaneo si trasmettono i cambi di ruolo e tonalità. Insomma, un’esperienza di full immersion che è servita a penetrare questo mondo straordinario del canto spontaneo, la cui cultura merita di essere preservata e continuata in quanto espressione di un contesto in cui confluiscono, non soltanto a livello di repertori, religiosità, magia, etica sociale». Con i complimenti di tutti per l’attività laboratoriale della Viuleta.