Carnevale di Ivrea, nuova ricerca storica svela le origini medievali della festa. Una relazione curata dagli studiosi Gianotti, Quaccia e Zaia ricostruisce le radici del Carnevale eporediese, con testimonianze risalenti al XIII secolo e una storia più antica e complessa della sola epoca napoleonica.
Carnevale di Ivrea, nuova ricerca svela le origini medievali della festa
La Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea annuncia la pubblicazione di una nuova e approfondita relazione storica che documenta con rigore e chiarezza le antiche origini della manifestazione.
Questo prezioso lavoro è stato possibile grazie alla competenza, alla passione e alla generosità intellettuale di tre studiosi di lungo corso – Gabriella Gianotti, Franco Quaccia e Danilo Zaia – che, con sguardi diversi ma complementari, hanno esplorato archivi, statuti, contratti e testimonianze, riportando alla luce un quadro ricco, articolato e sorprendente, le cui radici affondano nel Basso Medioevo.
La Fondazione ringrazia sentitamente i tre storici, che ancora una volta hanno saputo coniugare rigore accademico e spirito divulgativo, contribuendo a una comprensione più profonda del Carnevale eporediese.
Una lunga e appassionata ricerca
Come spiegano gli stessi autori: “Questa relazione non rappresenta né un punto di partenza né un punto d’arrivo. È parte di un processo lungo e, per certi versi, infinito: più si studia, più si scoprono elementi nuovi. Ognuno di noi ha dedicato anni alla ricerca sul Carnevale di Ivrea, sulle sue origini e le sue trasformazioni, portando con sé il proprio bagaglio di conoscenze, esperienze e prospettive. Questo lavoro è un ulteriore tassello che si aggiunge a un mosaico ampio e ancora incompleto, di cui non conosciamo con esattezza i confini. Studiare e immergerci in questi documenti storici è stato, come sempre, stimolante e arricchente. Ogni nuova fonte ci ha permesso di restituire un frammento in più della storia di questa straordinaria manifestazione. La ricerca è un percorso in divenire e continueremo a percorrerlo — per dovere professionale e per passione personale — certi che altri elementi emergeranno negli anni a venire. Con l’auspicio che in futuro anche altri appassionati si dedichino a questo tipo di studi, contribuendo ad ampliare le conoscenze e a tramandare ai posteri la storia in fieri delle origini del Carnevale di Ivrea.”
La riscoperta del Carnevale
La relazione degli studiosi invita a superare i luoghi comuni e a riscoprire il Carnevale di Ivrea come un fenomeno storico complesso e affascinante, frutto di un’evoluzione lunga secoli. Contrariamente a quanto comunemente si crede, non nasce nel 1808 con la nomina del primo generale “napoleonico”: quella data segna solo una fase recente di una storia ben più antica e stratificata. Grazie ai documenti d’archivio, sappiamo oggi che le prime testimonianze della festa risalgono al XIII secolo, con riferimenti espliciti al Carnevale già nel 1246 e nel 1325. In origine, si trattava di una celebrazione legata al mondo contadino e ai cicli stagionali, con un ruolo centrale dei giovani. Nel Quattrocento e Cinquecento si svilupparono le badie giovanili: organizzazioni che contribuirono a gestire l’ordine durante le mascherate, anticipando di fatto l’attuale Stato Maggiore del Carnevale. Con il tempo, la festa si è arricchita di influenze religiose, politiche e culturali, trasformandosi in un rituale cittadino condiviso da tutta la comunità. Anche la celebre Battaglia delle arance – oggi simbolo della manifestazione – ha origini ottocentesche, ma richiama riti di scontro simbolico antichissimi, presenti in molte culture europee. A Ivrea, ha assunto un significato forte: la lotta per la libertà.
Una tradizione secolare e viva
Il Carnevale di Ivrea si presenta dunque come un patrimonio vivo, frutto di secoli di trasformazioni, tra tradizione popolare, cerimoniale urbano e memoria collettiva. Un’eredità in continua evoluzione, che racconta molto più di quanto possa apparire a prima vista. Un’occasione per guardare con occhi nuovi al passato di una festa che, da secoli, unisce la comunità eporediese nel nome della memoria, della tradizione e della libertà.