TORINO

Dal 17 aprile nelle Sale Chiablese, la grande mostra Da Botticelli a Mucha

La mostra si apre con una sezione dedicata a Venere, dea della bellezza e dell’amore, ma anche simbolo della forza generatrice della natura

Dal 17 aprile nelle Sale Chiablese, la grande mostra Da Botticelli a Mucha
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I Musei Reali di Torino e Arthemisia presentano, dal 17 aprile nelle Sale Chiablese, la grande mostra Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura, seduzione, un viaggio attraverso la bellezza rappresentata nelle sue varie sfaccettature.
Con un taglio del tutto inedito e attraverso 11 sale e 10 sezioni, la mostra presenta oltre cento opere provenienti dall’immenso patrimonio dei Musei Reali di Torino, dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze e da altre prestigiose istituzioni e collezioni nazionali e internazionali, e mette in dialogo capolavori differenti per epoca, tipologia e provenienza sul tema della bellezza interpretata attraverso il mito, il fascino dell’antico, la meraviglia della natura, oltre a quella insita nel mondo femminile e rappresentata con grazia e sensualità esemplari.

Partendo dal glorioso Rinascimento italiano fino agli anni della Belle Époque, in mostra saranno presenti opere di Sandro Botticelli – creatore di figure femminili senza tempo come la sua celebre Venere (1485-1490) oggi nella collezione Gualino della Galleria Sabauda –, Antonio Canova, Alphonse Mucha e tanti altri maestri.

Anche Leonardo da Vinci, con lo splendido Volto di fanciulla, disegno autografo realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, proveniente dalla Biblioteca Reale sarà protagonista nel nuovo Spazio Leonardo al primo piano della Galleria Sabauda (visitabile previo acquisto del biglietto combinato Mostra + Musei Reali e/o dei soli Musei Reali).

La mostra

La mostra Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura, seduzione è prodotta dai Musei Reali di Torino e da Arthemisia ed è curata da Annamaria Bava. La mostra vede come mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale. Il catalogo è edito da Moebius. Unitamente al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, si ringrazia il Museo Mucha, che ospita nel Palazzo Savarin di Praga la Collezione della Famiglia Mucha, amministrata dalla omonima Fondazione, per l’eccezionale prestito delle opere del grande artista ceco. Un ringraziamento particolare va anche alla Fondazione CRT per il sostegno accordato all’esposizione dei fogli del Taccuino romano di Girolamo da Carpi della Biblioteca Reale.

Le sezioni
Prima sezione – Nel segno di Venere
La mostra si apre con una sezione dedicata a Venere, dea della bellezza e dell’amore, ma anche simbolo della forza generatrice della natura, soggetto tra i più rappresentati e celebrati dagli artisti di ogni tempo. Fra le varie opere esposte spicca la celebre Venere di Botticelli, oggi nella collezione Gualino della Galleria Sabauda, messa a confronto con la Venere di Lorenzo di Credi, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi.

La grande fortuna e la diffusione dei temi legati a Venere dall’antichità fino all’Ottocento è testimoniata da una selezione di oggetti preziosi e di dipinti, tutti appartenenti alle raccolte dei Musei Reali, in cui la dea è rappresentata nel momento della nascita, oppure con Cupido e amorini, associata simbolicamente a una colomba per celebrare l’amore, o ancora distesa mentre indirizza lo sguardo verso lo spettatore ovvero nell’atto di contemplarsi allo specchio.

In occasione dell’esposizione sono presentate, per la prima volta, le indagini diagnostiche realizzate sulla Venere di Botticelli, dalle quali emergono la tecnica del disegno e i ripensamenti dell’artista.

Seconda sezione – Il mito di Elena

Si prosegue con la declinazione del mito di Elena, simbolo di femminilità in tutta la cultura occidentale.

Il potere di seduzione esercitato nei secoli da questo personaggio e gli avvenimenti legati al suo mito e alla guerra di Troia sono raccontati a partire dalle tavole tardo cinquecentesche di Lambert Sustris e da due splendidi arazzi di inizio Seicento della Manifattura di Bruxelles: il Rapimento di Elena ed Elena accolta dal re di Troia Priamo, tutti conservati in Galleria Sabauda, fino al raffinato gruppo scultoreo in marmo con Il ratto di Elena del 1738 di Francesco Bertos e all’elegante biscuit tardo settecentesco della Manifattura di Sèvres raffigurante Il giudizio di Paride, entrambi provenienti dalle collezioni di Palazzo Reale.

Terza sezione – Le Tre Grazie
Questa sezione è dedicata alle tre Grazie: Eufrosine (la Gioia), Aglae (lo Splendore) e Talìa (la Prosperità). Figlie di Zeus e della titanide Eurinome, dea di tutto ciò che esiste, le tre fanciulle sono state considerate fin dall’antichità la personificazione della bellezza e della grazia femminile, spesso associate a Venere e Cupido. Tra le opere presenti emergono tre disegni di Antonio Canova appartenenti alle collezioni della Biblioteca Reale: un nudo femminile, un gruppo di ninfe con un amorino e un disegno a carboncino, ritenuto uno dei più intensi tra gli i fogli che Canova disegnò per il celebre gruppo marmoreo de “Le Tre grazie”.

Quarta sezione – Guardando l’antico: il Taccuino romano di Girolamo Da Carpi

La quarta sezione vede protagonista Girolamo Sellari, comunemente conosciuto come Girolamo da Carpi. Artista ferrarese attivo nella prima metà del Cinquecento, pittore virtuoso e architetto apprezzato, si dimostra un disegnatore di grande intensità espressiva e attenzione ai dettagli. Il Taccuino romano è il suo capolavoro: un grande album contenente 180 fogli, tutti disegnati su entrambi i lati, oggi smembrato e diviso tra la Biblioteca Reale di Torino, il Rosenbach Museum & Library di Philadelphia e il British Museum di Londra. La Biblioteca Reale conserva il maggior numero di fogli, ben novanta.

L’album è frutto della permanenza dell’artista a Roma tra il 1549 e il 1553 al seguito del cardinale Ippolito d’Este. Contiene infatti numerosi schizzi tratti da monumenti romani e da sculture antiche che al tempo di Girolamo risultavano ancora visibili nelle collocazioni originarie o erano già entrate nelle grandi raccolte collezionistiche.

Il suo occhio attento però non si sofferma solo sulle vestigia della Roma antica: non mancano infatti nei fogli torinesi del taccuino disegni tratti da Raffaello e Michelangelo, che Girolamo sente l’esigenza di riprodurre come esempi di virtuosismo, bellezza e classicità contemporanea.

Quinta sezione – La meraviglia della natura: gli album naturalistici di Carlo Emanuele I

La bellezza della natura, sorgente di meraviglia con il dispiegarsi delle sue forze vitali, occupa due sale successive, nelle quali si presentano gli straordinari album di fiori, pesci e uccelli della Biblioteca Reale che, all’inizio del Seicento, facevano parte della “camera delle meraviglie” del duca Carlo

Emanuele I di Savoia (1580 – 1630).
Il cosiddetto Album dei pesci venne realizzato intorno agli anni Venti del Seicento da uno o più artisti attivi presso la corte sabauda. È formato da settantacinque tavole dipinte a tempera su carta e ogni esemplare è poi incollato su una carta di grandi dimensioni. Vi sono raffigurati animali acquatici, come pesci del Mediterraneo, pesci d’acqua dolce, rettili, mammiferi, molluschi, crostacei ed echinodermi; ogni specie è identificata con un nome, anch’esso ritagliato e incollato su carta.

L’Album degli uccelli è stato realizzato da abili tassidermisti, attivi presumibilmente negli stessi anni. I sedici fogli dell’album giunti fino a noi sono il frutto di una risistemazione presumibilmente di fine Settecento, quando le sagome colorate con le penne vere incollate in superficie furono trasferite su fogli di seta, talvolta colorata.

Il cosiddetto Album dei fiori è formato da cinquantatré tavole, diverse per dimensione, ma tutte illustrate ad acquerello su carta. I disegni, ad eccezione della tavola che descrive una stella marina, sono riferibili per lo più a fiori e piante comuni, ma anche a specie esotiche; non mancano inoltre fiori e piante di invenzione, alcune importate in Europa dal Nuovo Mondo, create ad arte dalla sensibilità barocca per stupire lo spettatore. Realizzata e assemblata nei primi anni del Seicento, la raccolta si configura come l’ultima erede di una tradizione che affonda le sue radici negli erbari medievali miniati.

Sesta sezione – Il fascino dell’arte classica nel Rinascimento
Questa sezione è dedicata all’influenza che l’arte antica ebbe a partire dal Quattrocento, dando vita al nostro grande Rinascimento.

La passione antiquaria coinvolge artisti e committenti che operano tra Firenze e Roma, ma anche Padova, dove alla metà del secolo il clima artistico è fra i più vivaci della penisola. La lunga permanenza di Donatello nella città patavina influenza i principali pittori che compiono il proprio tirocinio, uno dopo l’altro, nella bottega di Francesco Squarcione: il grande Mantegna, Marco Zoppo e, sulle loro orme, il dalmata Giorgio Schiavone. Di quest’ultimo, in mostra una tavola dipinta arricchita da varie suggestioni a tratti stravaganti come il maestoso arco trionfale ridotto a edicola, gli inserti di marmi policromi e porfido, il festone carico di frutti.

Alla fine del secolo un gusto non troppo lontano si coglie nella Circoncisione dipinta su pergamena di Giovanni Battista Cavalletto, principale miniatore bolognese fra Quattro e Cinquecento. Anche l’opera di Ludovico Mazzolino e del Garofalo, ormai nel Cinquecento, presenta al centro una libera interpretazione degli antichi archi trionfali. A sua volta, la pala dipinta dal piemontese Macrino d’Alba per un altare del duomo di Torino, è invece testimone di quanto, fra Quattrocento e Cinquecento, il gusto archeologico irradiato dall’Urbe raggiunga anche centri lontani: la sua Adorazione pare ambientata sotto un arco del Foro Romano e davanti a una veduta quasi da cartolina con il Colosseo ben in vista.

Verso la fine del Quattrocento, a Roma vengono alla luce i resti della Domus Aurea di Nerone. Inizia così la lunga fortuna delle “grottesche”, pitture in cui oggetti, figure umane o mitologiche, soggetti tratti dal mondo vegetale, animale e mostruoso convivono con grande vitalità. Fra i primi a riproporle sono gli artisti impegnati nella Cappella Sistina, in particolare Ghirlandaio, Perugino, Signorelli e, soprattutto, Pinturicchio, ma presto la loro diffusione si allarga a macchia d’olio. Tocca poi a Raffaello creare nuovi modelli reinterpretando le antiche decorazioni in cantieri come quello delle Logge Vaticane, dove coinvolge i suoi giovani aiutanti; fra questi sono Perin del Vaga e Giovanni da Udine di cui sono qui esposti due raffinati disegni con motivi a grottesca. In pieno Cinquecento le grottesche si possono ormai incontrare in ogni forma di produzione artistica, dalle pitture ai rilievi architettonici, dalle miniature agli smalti, dalle maioliche alle armi e armature. In mostra è esposta una cinquedea, sofisticata arma bianca con figure mitologiche incise, e la rotella da parata su cui compaiono divinità dell’Olimpo elegantemente sbalzate.

Per gli artisti del Rinascimento maturo è difficile restare indifferenti di fronte alla forza espressiva di certi capolavori antichi, ne è un esempio la testa colossale proveniente da Alba, forse appartenente a una divinità femminile, o il Rilievo con menadi danzanti, attraversato da un ritmo energico che sembra trovare nuova vitalità nelle effervescenti Baccanti di Giovanfrancesco Rustici, scultore fiorentino contemporaneo di Leonardo e Michelangelo. Di Baccio Bandinelli, allievo del Rustici, è invece il foglio con Due studi di figure femminili panneggiate realizzati probabilmente davanti a qualche seducente statua antica, mentre il bel disegno di Cariatide del pittore-architetto Pellegrino Tibaldi deriva da una delle affascinanti figure monocrome dipinte da Raffaello nella zoccolatura sotto la celebre Scuola di Atene. Settima sezione – L’universo della bellezza femminile Questa sezione è dedicata a una serie di figure femminili emblematiche, caratterizzate dall’incontro fra la grazia e l’eccezionalità delle loro virtù, fra storia, mito e allegoria.

Il tema della castità intesa come virtù ha radici molto antiche e si ritrova, ad esempio, in relazione a figure come l’Artemide/Diana della mitologia classica o la Susanna dell’Antico Testamento.
Verso il 1485 il miniatore e pittore fiorentino Gherardo di Giovanni ne dipinge una raffinatissima
trasposizione pittorica: in mostra la tavola che si ispira ai trionfi militari di età romana dove, su un carro ricco di decorazioni all’antica, troneggia la Pudicizia, mentre Amore, sconfitto, siede più in basso legato e con le ali spezzate. Come accade per molte rappresentazioni quattrocentesche della Castità, anche la realizzazione di questo dipinto è legata a un’occasione matrimoniale, con l’intento di esaltare la virtù della sposa novella.

Nell’affascinante ritratto di Giovane donna con l’unicorno del ravennate Luca Longhi, realizzato a metà Cinquecento, si può ravvedere una probabile effigie di Giulia Farnese (1475 ca - 1524), celebre per la sua avvenenza e per essere stata la giovanissima amante del cardinale Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI. Il percorso prosegue con opere in cui la bellezza dei corpi femminili viene interpretata in chiave allegorica, come nella sensuale Allegoria della Geometria di Lorenzo Sabatini della Galleria Sabauda, altre volte in chiave mitologica come nelle opere che rappresentano Aretusa, Antiope e Galatea. Emblematico è poi il personaggio di Lucrezia, nobildonna romana che si distinse nella storia non solo per la sua bellezza e intelligenza, ma anche per il coraggio e la forza morale, incarnando lo spirito della “femme forte”: l’eroina è immortalata dal pittore romagnolo Cristoforo Savolini nel tragico momento del suicidio che si inflisse, incapace di vivere nel disonore dopo aver subito la violenza di Sesto Tarquinio.

In questa sezione trova spazio anche il tema delle Muse, che rappresentano l’ideale supremo di ogni arte, dalla poesia alla musica, dalla danza all’astronomia, quale unione di bellezza, armonia e verità, come nel prezioso rame del Museo Borgogna di Vercelli, esempio della raffinata produzione cinquecentesca del pittore fiorentino Giovanni Battista Naldini, o nelle tre tele di grande modernità appartenenti al ciclo eseguito negli anni Venti del Seicento dal pittore Antiveduto Gramatica su commissione dei Savoia.

Un altro tema a cui vari artisti si ispirarono è quello delle Sibille, figure mitologiche dell'antichità, note per la loro capacità profetica e per i loro oracoli. Le sei tele delle Sibille esposte sono opere della suora pittrice Orsola Maddalena Caccia, figlia del pittore monferrino Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. Il ciclo, che proviene dal palazzo di Moncalvo della famiglia Dal Pozzo del ramo di Castellino, è databile agli anni Quaranta del Seicento e costituisce una delle testimonianze più affascinanti del repertorio della pittrice.

Ottava sezione – Regine, principesse e belle di corte

L’esposizione continua analizzando il tema della bellezza incarnata nei ritratti di dame e principesse della corte sabauda, regine e donne celebri della storia europea.

L’Appartamento dei Principi di Piemonte al secondo piano del Palazzo Reale di Torino conserva una rara collezione di trentasette ritratti femminili di piccolo formato raffiguranti le “belle” di corte, nobildonne vissute alla corte dei Savoia tra il Seicento e l’inizio del Settecento. Nelle sedici opere esposte è apprezzabile la moda femminile dell’epoca: le nobili dame indossano gioielli preziosi e abiti sontuosi dalle ampie scollature, arricchiti da ricami e passamanerie, secondo la moda imperante alla corte parigina, come documenta anche il ritratto di Maria Antonietta d’Asburgo, regina di Francia nel 1774-1793, dipinto da Joseph Ducreux.

Il percorso continua con l’esposizione di un imponente servizio da tavola dell’atelier Boyer di Parigi, risalente agli anni ’50 dell’800, dove sono rappresentate centinaia di nobildonne che si affiancano a figure femminili del mito e della letteratura e soprattutto ad astri del teatro europeo, come Maria Malibran e Giuditta Pasta, mostrando molto bene come una nuova sensibilità stia cominciando a manifestarsi.

Un focus poi è dedicato a due figure femminili straordinarie: la Contessa di Castiglione, nobildonna di rara bellezza e seducente agente segreto, e la regina Margherita di Savoia, effigiate nei ritratti dipinti da Michele Gordigiani, realizzati quando la pittura cominciava a temere l’arrivo della fotografia. Nona sezione – Incanto e seduzione tra Ottocento e Novecento Via via si giunge alla penultima sezione con le attraenti interpretazioni della figura femminile tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, con opere di pittori quali Giacomo Grosso e Carlo Stratta e scultori come Leonardo Bistolfi, culminando nella bellezza senza tempo immortalata da Alphonse Mucha, protagonista dell’Art Nouveau.

Non è un segreto il fatto che l’avvento della fotografia abbia progressivamente liberato le arti dai vincoli e dai codici di una rappresentazione realistica del mondo. In questa sezione è esposto il capolavoro di Cesare Saccaggi (1868–1934), A Babilonia (Semiramide), moderna come una diva dell’opera o del cinema, dipinta intorno al 1905: sullo sfondo compare un lamassu babilonese, toro alato dal volto umano, mentre nel copricapo si scorgono echi precisi della Dama di Elche, una scoperta archeologica che aveva fatto sensazione in Europa nel 1897; la pittura si fa libera e luminosa ed è impreziosita da inserti vitrei colorati. Carica di cultura orientalista e di elementi simbolisti è anche la magnetica Aracne (1893) di Carlo Stratta (1852–1936), che fa ricorso a un controluce fotografico intrecciando penombra ed effetti luminosi. Sembrano difendersi dalla luce, mentre offrono la propria bellezza al nostro sguardo, sia la giovane di Nudo di donna, di Giacomo Grosso (1860–1938), sia la Leda di Ambrogio Alciati (1878–1929).

Non mancano in questa sezione straordinarie opere di Leonardo Bistolfi (1859–1933), uno dei più grandi scultori a cavallo dei due secoli. Tra i lavori esposti emergono la testa in bronzo preparatoria per il monumento funebre a Giovanni Segantini e il gesso Desiderio della riva lontana (1908–1909), il cui modellato vibrante, che si carica di luce, rende tangibile il contrasto tra la massa di partenza e la forma creata, pronta a incedere leggera, a librarsi, a sorridere, evocando anche nel titolo l’afflato verso uno spazio simbolico, metafisico. Si nutre della stessa energia il bellissimo gesso Ritratto femminile (1914 circa), che dialoga con le figure eteree e floreali di Alphonse Mucha (1860–1939), talora esplicitamente ispirate alla linearità dei pittori rinascimentali italiani. L’artista ceco, uno dei più influenti esponenti dell’Art Nouveau, grazie alla tecnica della cromolitografia e a committenti come la celeberrima attrice Sarah Bernhardt, l’editore Champenois o la casa di champagne Moët & Chandon, contribuisce in maniera fondamentale alla creazione e alla capillare diffusione dell’immaginario e dello stile della Belle Époque. Decima sezione – Uno spazio per Leonardo / Leonardo per lo spazio: il Volto di fanciulla, una bellezza senza tempo

Nelle stesse date della mostra, come collegamento tra il percorso di visita dei Musei Reali e l’esposizione nelle Sale Chiablese, all’interno dello scrigno specchiante posto al centro del nuovo Spazio Leonardo, al primo piano della Galleria Sabauda, viene esposto un meraviglioso disegno autografo di Leonardo da Vinci noto come Volto di fanciulla, realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, considerato lo studio preparatorio per l’angelo nella versione parigina della Vergine delle rocce.
agli anni Quaranta del Seicento e costituisce una delle testimonianze più affascinanti del repertorio della pittrice. Ottava sezione – Regine, principesse e belle di corte
L’esposizione continua analizzando il tema della bellezza incarnata nei ritratti di dame e principesse della corte sabauda, regine e donne celebri della storia europea.

L’Appartamento dei Principi di Piemonte al secondo piano del Palazzo Reale di Torino conserva una rara collezione di trentasette ritratti femminili di piccolo formato raffiguranti le “belle” di corte, nobildonne vissute alla corte dei Savoia tra il Seicento e l’inizio del Settecento. Nelle sedici opere esposte è apprezzabile la moda femminile dell’epoca: le nobili dame indossano gioielli preziosi e abiti sontuosi dalle ampie scollature, arricchiti da ricami e passamanerie, secondo la moda imperante alla corte parigina, come documenta anche il ritratto di Maria Antonietta d’Asburgo, regina di Francia nel 1774-1793, dipinto da Joseph Ducreux.

Il percorso

Il percorso continua con l’esposizione di un imponente servizio da tavola dell’atelier Boyer di Parigi, risalente agli anni ’50 dell’800, dove sono rappresentate centinaia di nobildonne che si affiancano a figure femminili del mito e della letteratura e soprattutto ad astri del teatro europeo, come Maria Malibran e Giuditta Pasta, mostrando molto bene come una nuova sensibilità stia cominciando a manifestarsi.

Un focus poi è dedicato a due figure femminili straordinarie: la Contessa di Castiglione, nobildonna di rara bellezza e seducente agente segreto, e la regina Margherita di Savoia, effigiate nei ritratti dipinti da Michele Gordigiani, realizzati quando la pittura cominciava a temere l’arrivo della fotografia. Nona sezione – Incanto e seduzione tra Ottocento e Novecento Via via si giunge alla penultima sezione con le attraenti interpretazioni della figura femminile tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, con opere di pittori quali Giacomo Grosso e Carlo Stratta e scultori come Leonardo Bistolfi, culminando nella bellezza senza tempo immortalata da Alphonse Mucha, protagonista dell’Art Nouveau.

Non è un segreto il fatto che l’avvento della fotografia abbia progressivamente liberato le arti dai vincoli e dai codici di una rappresentazione realistica del mondo. In questa sezione è esposto il capolavoro di Cesare Saccaggi (1868–1934), A Babilonia (Semiramide), moderna come una diva dell’opera o del cinema, dipinta intorno al 1905: sullo sfondo compare un lamassu babilonese, toro alato dal volto umano, mentre nel copricapo si scorgono echi precisi della Dama di Elche, una scoperta archeologica che aveva fatto sensazione in Europa nel 1897; la pittura si fa libera e luminosa ed è impreziosita da inserti vitrei colorati. Carica di cultura orientalista e di elementi simbolisti è anche la magnetica Aracne (1893) di Carlo Stratta (1852–1936), che fa ricorso a un controluce fotografico intrecciando penombra ed effetti luminosi. Sembrano difendersi dalla luce, mentre offrono la propria bellezza al nostro sguardo, sia la giovane di Nudo di donna, di Giacomo Grosso (1860–1938), sia la Leda di Ambrogio Alciati (1878–1929).
Non mancano in questa sezione straordinarie opere di Leonardo Bistolfi (1859–1933), uno dei più grandi scultori a cavallo dei due secoli. Tra i lavori esposti emergono la testa in bronzo preparatoria per il monumento funebre a Giovanni Segantini e il gesso Desiderio della riva lontana (1908–1909), il cui modellato vibrante, che si carica di luce, rende tangibile il contrasto tra la massa di partenza e la forma creata, pronta a incedere leggera, a librarsi, a sorridere, evocando anche nel titolo l’afflato verso uno spazio simbolico, metafisico. Si nutre della stessa energia il bellissimo gesso Ritratto femminile (1914 circa), che dialoga con le figure eteree e floreali di Alphonse Mucha (1860–1939), talora esplicitamente ispirate alla linearità dei pittori rinascimentali italiani. L’artista ceco, uno dei più influenti esponenti dell’Art Nouveau, grazie alla tecnica della cromolitografia e a committenti come la celeberrima attrice Sarah Bernhardt, l’editore Champenois o la casa di champagne Moët & Chandon, contribuisce in maniera fondamentale alla creazione e alla capillare diffusione dell’immaginario e dello stile della Belle Époque.

Decima sezione – Uno spazio per Leonardo / Leonardo per lo spazio: il Volto di fanciulla, una bellezza senza tempo

Nelle stesse date della mostra, come collegamento tra il percorso di visita dei Musei Reali e l’esposizione nelle Sale Chiablese, all’interno dello scrigno specchiante posto al centro del nuovo Spazio Leonardo, al primo piano della Galleria Sabauda, viene esposto un meraviglioso disegno autografo di Leonardo da Vinci noto come Volto di fanciulla, realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, considerato lo studio preparatorio per l’angelo nella versione parigina della Vergine delle rocce.

Mario Turetta, ministero della Cultura, Capo Dipartimento per le Attività Culturali, Direttore delegato Musei Reali di Torino:

"Negli ultimi dodici mesi, i Musei Reali hanno organizzato esposizioni di notevole rilevanza e di grande richiamo quali “Guercino. Il mestiere del pittore”, “L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro”, “La Scandalosa e la Magnifica. 300 anni di ricerche su Industria e sul culto di Iside in Piemonte”, “1950 1970 La grande arte italiana. Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea”, “Cleopatra. La donna, la regina, il mito”.

La programmazione di eventi espositivi di rilievo nazionale e internazionale è stata possibile grazie a una consolidata rete di relazioni scientifiche con prestigiose istituzioni culturali, territoriali e nazionali, alle collaborazioni e ai partenariati tra pubblico e privato, che sono la cifra di una gestione museale contemporanea, tesa a rafforzare il ruolo dell’Istituzione e capace di coniugare la tutela del patrimonio storico-artistico con l’innovazione e l’apertura verso nuovi pubblici, alla costante ricerca di nuove chiavi di interpretazione. Con la mostra “Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura, seduzione”, i Musei Reali offrono un percorso straordinario che attraversa cinque secoli, indagando l’evoluzione del concetto di bellezza e il suo legame con il mito e la natura. Capolavori e virtuosismi dialogano in un’esposizione che, con linguaggi diversi, celebra l’armonia e la grazia, invitando il pubblico a riscoprirne il fascino senza tempo. Con oltre cento opere dall’immenso patrimonio dei Musei Reali di Torino e prestiti dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, da Castel Sant’Angelo a Roma, dal Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso e da altre prestigiose istituzioni e collezioni pubbliche e private, la mostra – realizzata con la società Arthemisia e curata  da Annamaria Bava – crea dialoghi inediti fra dipinti, sculture e oggetti d’arte differenti per epoca, tipologia e provenienza, mantenendo quale elemento comune l’estrema eleganza e leggiadria. Particolare attenzione è dedicata alla bellezza interpretata attraverso il mito, il fascino dell’antico, la meraviglia della natura, e alla rappresentazione del femminile con grazia e sensualità esemplari. Botticelli ha catturato la bellezza come una forza naturale e seducente, tra l’umano e il divino, tra la realtà e il sogno. Mucha ha trasformato la bellezza in una danza di linee sinuose e colori vivaci, enfatizzando la sensualità e il mistero attraverso l’immagine della donna come simbolo di natura, fertilità e seduzione.
La bellezza, in tutte le sue sfumature, è dunque il cuore pulsante di questa mostra, un filo che collega le diverse epoche e che continua ad affascinare. La natura, con le sue forme e i suoi colori, emerge come elemento imprescindibile, mentre la seduzione si presenta in svariate declinazioni, da divina e spirituale a terrena e carnale, conferendo alle opere esposte una potenza magnetica che incanta. In collegamento ideale con le Sale Chiablese, l’esperienza di visita prosegue nel nuovo Spazio Leonardo, recentemente allestito al primo piano della Galleria Sabauda: qui è esposto il prezioso Volto di fanciulla, disegno autografo di Leonardo da Vinci proveniente dalla Biblioteca Reale che testimonia, in maniera sublime, la maestria nel cogliere l’essenza della figura femminile con pochi, essenziali tratti. Questo capolavoro si inserisce perfettamente nel percorso tematico della mostra, offrendo una riflessione sulla bellezza ideale e sulla straordinaria capacità di Leonardo di trattare con grande delicatezza il tema del volto. Questo catalogo presenta, così come la mostra, un affascinante viaggio attraverso i secoli per mettere in luce l’evoluzione della bellezza, della natura e della seduzione nell’arte. Dalle armoniose composizioni intrise di un senso rinascimentale di perfezione e grazia alle iconiche immagini che riflettono la passione e il fascino della Belle Époque, il racconto si snoda tra epoche e stili, svelando temi universali che hanno modellato la storia dell’arte occidentale".

Iole Siena, Presidente di Arthemisia:

"Una mostra sul tema della bellezza e della seduzione: un sogno. Da ormai venticinque anni, da quando Arthemisia è stata fondata, tutto il nostro impegno va nella direzione di diffondere quanto più possibile un concetto fondamentale: la bellezza è ciò che eleva l’uomo dalle mere necessità del sopravvivere, è ciò che ne determina l’evoluzione, che innalza lo sguardo dell’umanità interna.

L’arte e gli artisti, che da sempre hanno il bello come epicentro della propria creatività, sono la manifestazione concreta e più evidente del progresso umano, che non a caso arriva quando si sente l’esigenza di creare quel qualcosa che è apparentemente “inutile”, ma quantomai necessario. Con questa consapevolezza, dedicare una intera mostra al concetto della bellezza - declinata nelle varie accezioni e attraverso lo sguardo dei più grandi artisti - non poteva che essere un’ottima idea.

Questa mostra, che inizia e finisce con un omaggio alla seduzione e alla grazia femminile, ci porta in un mondo parallelo, non solo poetico ma anche consolatorio, in cui possiamo abbandonare per un po’ le preoccupazioni del vivere quotidiano e rifugiarci in ciò che di meglio sa creare l’uomo. La bellezza, la grazia, la seduzione, la meraviglia della natura: è quanto si respira nelle sale della mostra, un nutrimento prezioso per gli occhi, la mente e l’anima.

VISITA GUIDATA PER LA SCUOLA PRIMARIA (durata: circa 60 minuti)
LE PIÙ BELLE DEL REAME

Le bambine e i bambini, nei panni della giuria di un concorso di bellezza artistica, dovranno osservare con occhio attento i capolavori esposti: preferiranno la bellezza di una dea o quella di una mamma? L’armonia di una danza o quella della natura? Una dama con unicorno o una ì principessa realmente esistita? Quadro dopo quadro, faremo le nostre osservazioni e alla fine a maggioranza voteremo “le più belle del reame”!

VISITA GUIDATA PER LA SCUOLA SECONDARIA DI 1° E 2° GRADO (durata: circa 60 minuti) LE FORME DELLA BELLEZZA

“Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace” dice il proverbio, ma allora, che cosa piace? In certa misura, a ognuno di noi piacciono cose diverse, tuttavia non c’è solo un metro individuale: ogni epoca ha avuto i propri canoni, i propri ideali di bellezza, che sono cambiati nel tempo, e l’arte ne è lo specchio. Grazie alle opere esposte potremo osservare cosa era bello agli occhi di Sandro Botticelli, Lorenzo di Credi, Antonio Canova ed altri grandi artisti fino ad arrivare ad Alphonse Mucha, il quale, riprendendo le linee sinuose e armoniche di Botticelli e portandole verso la contemporaneità, chiude la meravigliosa danza di tutte le forme della bellezza.

VISITA GUIDATA PER GRUPPI ADULTI / PER VISITATORI INDIVIDUALI SU AGGREGAZIONE (durata: circa 60 minuti)

L’ARTE DELLA SEDUZIONE
Grazie a oltre 100 opere distribuite in 11 sale tematiche, i visitatori potranno compiere un’immersione seducente nell’eleganza e armonia delle forme femminili e di quelle della natura. Da Botticelli a Mucha, la bellezza della donna è ricca di sfaccettature e varianti: Venere ed Elena, le Grazie e le Muse, Madonne e Sibille, ignote fanciulle e nobili signore, tutte insieme compongono un quadro e un viaggio artistico di incredibile fascino e seduzione.

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