cuore granata

Incontro con Aleardo Fioccone, autore canavesano, a Lombardore

Giovedì 22 giugno 2023 alle 20.30 al centro ricreativo culturale

Incontro con Aleardo Fioccone, autore canavesano, a Lombardore
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Incontro con Aleardo Fioccone, autore canavesano di «Una bambolina per Susanna. Egri Erbstein e il Grande Torino nell’Italia tra il 1938 e il 1949» (Baima & Ronchetti Editore), che domani giovedì 22 giugno 2023 presenterà il suo libro al centro ricreativo culturale di Lombardore.

Incontro con Aleardo Fioccone

«Una bambolina per Susanna. Egri Erbstein e il Grande Torino nell’Italia tra il 1938 e il 1949» è il titolo del libro firmato da Aleardo Fioccone che sarà presentato domani giovedì 22 giugno 2023 alle 20.30 al centro ricreativo culturale di Lombardore. Il volume racconta le vicende di una squadra, che, citando il presidente della FIGC Gabriele Gravina, «ha superato il confine tra mito e leggenda, diventando patrimonio comune dell’Italia calcistica e della storia civile del nostro Paese». L’autore narra, tuttavia, l’epopea granata da un originale punto di vista: quello di Ernő Egri Erbstein, il giovane padre e tecnico del calcio dal brillante avvenire, e della sua famiglia. Esistenze fragili sballottate in un mondo diventato d’un tratto ostile. Nelle intense pagine del romanzo trovano diritto di cittadinanza la Germania nazista pullulante di stelle gialle, poi la Budapest dai quartieri eleganti e infine la Torino devastata dalla Guerra. L’ispirata penna dello scrittore lombardorese dà forma e sostanza a vite di uomini e donne, ad un mondo del calcio unico e irripetibile con i suoi interpreti dentro e fuori i campi di gioco in quell’Italia degli anni Trenta-Quaranta raccontata con le parole dei periodici dell’epoca.

Gli inizi

«Per scrivere bisogna leggere tanto – esordisce il 75enne Aleardo Fioccone – E’ una passione che ho ereditato da mia madre. Le mie prime letture sono stati i fumetti, poi mio padre mi ha trasmesso l’amore per il Toro. Ero molto piccolo, ma sfogliavo “Stampa Sera” del lunedì e cercavo già di interpretare gli articoli che riguardavano la mia squadra del cuore. Memorizzavo e conoscevo a memoria tutte le formazioni riportate nei tabellini. Intorno ai 16 anni ho scoperto Ernest Hemingway, che era una novità e un punto di rottura totale con gli autori che avevo letto fino ad allora. Scrivevo già dei raccontini che facevo leggere agli amici, anche se erano “incompiuti” non avendo ancora i mezzi e strumenti letterari giusti per portarli a termine. Insomma, la scrittura è una passione che ho sempre avuto».

La produzione letteraria

Della sua produzione in particolare ricordiamo: «Una storia minima. Lombardore e i suoi abitanti nel Novecento italiano» (2003); «I giorni e le storie. Almanacco del Canavese dall’Unità d’Italia ad oggi» (2010): «Avevo in testa di scrivere un libro che riguardasse il mio paese, Lombardore – aggiunge Aleardo Fioccone, che scrive anche sulla rivista Canavèis – Avvicinandomi alla pensione, ho concretizzato questa idea. Registratore in mano, ho chiesto agli anziani locali di raccontarmi le loro vite. Ho raccolto una 15ina di testimonianze che ho poi contestualizzato con gli avvenimenti storici dell’Italia del Novecento. Così è nato “Una storia minima”. Si parla sempre di “fatica letteraria”. E’ un luogo comune e non mi piace, perché per me scrivere è un piacere e vedere pubblicato quanto messo nero su bianco è una grande gioia».

Grande Torino

«Sul Grande Torino sono stati scritti centinaia di libri – spiega Fioccone – Molti hanno questo alone di tragicità, tutti enumerano vittorie, gol, statistiche. Certo, ci sono anche quei dati, ma io ho preferito raccontare quella leggendaria squadra da un altro punto di vista. Il filo conduttore della mia storia è una famiglia della borghesia magiara giunta a Torino nell’estate 1938. Sono anni drammatici per l’Italia e non solo. Attraverso le peripezie vissute dal geniaccio Egri e dalla figlia Susanna ho raccontato cosa succedeva dentro e fuori dal campo di gioco».Per realizzare la sua opera Aleardo Fioccone ha compiuto un certosino e lungo lavoro di ricerca e verifica delle fonti, attraverso i giornali e quotidiani dell’epoca, perché, come dice lui, «la cronaca è miniera di informazioni preziose e dopo 10 anni diventa storia»: «Quel Grande Torino ha anticipato di un quarto di secolo il gioco a tutto campo dell’Ajax e dell’Olanda di Cruyff. Anche se Erbstein era un innovatore, l’unica differenza, dovuta alla preparazione e all’alimentazione dei giocatori, erano i ritmi più bassi. Il “tremendismo” granata durava quei 15 fatidici minuti dopo che Mazzola si era arrotolato le maniche, suonando la carica. Quel formidabile team però l’ho lasciato nel sottotitolo preferendo un titolo più narrativo. L’ho fatto perché ho voluto dare un punto di vista nuovo. Sono tre i filoni del mio romanzo. Innanzitutto la biografia di Ernő Egri Erbstein. Non è stato facile ricostruirla, perché il materiale a disposizione era lacunoso. Allora gli allenatori non avevano l’importanza di oggi. La situazione è cambiata con Rocco e Helenio Herrera negli anni ’60, capaci di imporsi all’attenzione di pubblico e media con il loro carisma. Ovviamente c’è il filone di Susanna Egri Erbstein, straordinaria ballerina e coreografa in prestigiosi teatri, e di questa bambolina di Lisbona, che la inseguirà come un’ombra per tutto il tempo dopo la tragedia di Superga. Infine, c’è il filone del Grande Torino e degli avvenimenti epocali che riguardano la Nazione Italia di quegli anni».

Un lungo lavoro

«Ho iniziato a scrivere il libro nel 2016, lavorando o meglio divertendomi a scrivere nel pomeriggio. Ci sono voluti tre anni per raccogliere tutto il materiale utile al racconto. Ci sono state diverse versioni. La prima, per esempio, era troppo lunga e saggistica. Per scrivere bisogna metterci impegno e avere uno stile proprio. Copiando, si scade nel banale – aggiunge l’autore lombardorese - C’è sempre da imparare, quindi non mi propongo a maestro, ma, per rispondere alla tua maliziosa domanda, suggerisco ai giovani che sognano di diventare scrittori dico che devono avere costanza, bisogna scrivere e riscrivere, cercando la parola giusta, il sinonimo perfetto, senza mai accontentarsi. Poi, bisogna leggere molto. Qualsiasi tipo di lettura, a cominciare dai giornali: a casa mia non mancavano mai La Stampa o la Gazzetta del Popolo». Infine: «Un ringraziamento speciale – conclude Aleardo Fioccone – va alle persone citate nei ringraziamenti. Inoltre, a Mauro Baima e Roberta Ronchetti e alla loro collaboratrice, Arianna Pizzin, che per il libro ha realizzato una mia azzeccata caricatura, che è molto indovinata e che strappa sempre un sorriso al lettore che butta lo sguardo al risvolto di copertina».

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