Food delivery in forte crescita: tutti lo dicono
Diverse indagini giungono tutte allo stesso risultato: la consegna a domicilio è molto richiesta, anche a causa dell'emergenza sanitaria.
Food delivery in forte crescita. I numeri, si sa, non ingannano. E quelli relativi agli acquisti online dei consumatori italiani nel comparto del cibo sono solo in salita: e di molto. Qualunque indagine uscita negli ultimi dodici mesi lo evidenzia. Inoltre, col lockdown dovuto alla pandemia, il settore ha fatto un vero e proprio balzo.
Food delivery in forte crescita: tutti lo dicono
Vediamoli, allora questi numeri. Partiamo dalla fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano: nel 2020 gli acquisti online che riguardano il food&grocery varranno 2,5 miliardi di euro, con una crescita del +55%, quasi 1 miliardo in valore assoluto in più rispetto al 2019. La parte del leone la faranno i prodotti da supermercato, ma una grossa fetta riguarderà il food delivery con 706 milioni (+19%) e l’enogastronomia con 589 milioni di euro (+63%).
Come dicevamo, il lockdown ha dato una spinta significativa a questa che sta ormai diventando un’abitudine anche per gli italiani. Un’indagine di GfK Sinottica, uscita all’inizio dello scorso luglio, ha infatti rilevato che nei mesi di marzo e aprile 2020 l’utilizzo di servizi di Food Delivery è cresciuto del +70% rispetto al periodo precedente il confinamento. E, nella maggior parte dei casi gli utenti hanno scelto di farsi consegnare piatti tipici della cucina italiana. Con i ristoranti chiusi e le lunghe file davanti ai supermercati che hanno caratterizzato le prime fasi dell’emergenza, in tantissimi hanno sfruttato il digitale per far arrivare a casa propria i prodotti di cui avevano bisogno per cucinare oppure hanno sperimentato – spesso per la prima volta – i servizi di consegna cibo a domicilio.
Anche una recente ricerca di TheFork, app leader per la prenotazione online del ristorante a livello globale, condotta su quasi 6.000 utenti distribuiti su tutto il territorio nazionale ha evidenziato che il delivery sarà una valida alternativa durante questo periodo di chiusura del servizio al tavolo: il 40% dei rispondenti stima che utilizzerà più di quanto fatto finora la consegna a domicilio. E se le preferenze resteranno in parte le solite, dalla pizza (53%) alla cucina giapponese (13,2%), dall’hamburger (9%) al poké (1,8%), secondo TheFork l’assenza e la limitazione di servizi al tavolo può diventare un’occasione per scoprire anche a casa piatti tipici della tradizione locale, che vengono solitamente preferiti al ristorante.
Le nuove abitudini degli italiani
Ci sono poi i dati di un rapporto sul comportamento e i desideri della clientela nei confronti della ristorazione e dei servizi di delivery durante l’emergenza Covid-19 basato su un questionario elaborato dalla giornalista Lavinia Martini e dal fotografo Andrea Di Lorenzo, supportati dall’economista e statistico Francesco Berardini, proposto a un campione di 1.000 persone che aveva una buona propensione alla frequentazione di attività di ristorazione anche prima dell’emergenza. Dalle risposte, oltre a emergere un desiderio impellente di tornare nei ristoranti dopo la fine dell’emergenza, risulta che attualmente sta ordinando in delivery il 57% degli intervistati. Di questi, il 55% afferma di ordinare meno di 1 volta a settimana e il 36% almeno una volta a settimana. Si distribuisce abbastanza equamente il campione tra quelli che ordinano tramite piattaforma di delivery (36%), direttamente dalle attività dalla quali vogliono acquistare prodotti (36%) oppure tramite entrambi i canali (28%). Dalle risposte ricevute, il 43% degli intervistati ha conosciuto le attività dalle quali ordina in delivery tramite Social Network, il 35% attraverso le piattaforme di delivery, il 24% tramite i canali ufficiali delle attività, come sito, social etc. E se il 65% degli intervistati utilizzava il delivery anche prima dell’insorgere dell’emergenza, il 35% ha dichiarato che non l’aveva mai fatto. Il 74% afferma, inoltre, che frequentava già le attività dalle quali sta ordinando e il 59% continuerà ad utilizzare il delivery anche dopo la fine dell’emergenza (con una fetta consistente, il 26%, che afferma di essere in dubbio se continuare o meno).
Infine, è un po’ datato perché la sua presentazione risale a un anno fa, però è significativa anche l’indagine svolta nel 2019 da Altroconsumo, che ha intervistato 2.500 persone di età compresa tra 18 e 69 anni per capire più a fondo le dinamiche del fenomeno. La ricerca ha confermato che nel nostro Paese è un servizio sempre più diffuso: il 35% degli intervistati aveva ordinato negli ultimi 3 mesi cibo a domicilio. Di questi, la metà l’aveva fatto dalle tre alle dieci volte mentre il 13% più di 10 volte.