Contro il decreto Pillon l'azione del Pd di Ivrea

In molti lo hanno già definito una proposta maschilista

Contro il decreto Pillon l'azione del Pd di Ivrea
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Contro il decreto Pillon l'azione del Pd di Ivrea.

Contro il decreto Pillon

Il Pd di Ivrea ha presentato un ordine del giorno in Consiglio comunale, martedì prossimo, 27 novembre, contro il decreto Pillon.  In esame alla II Commissione permanente Giustizia del Senato della Repubblica, il ddl prevede Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità. Affronta i temi della mediazione obbligatoria, della divisione a metà del tempo trascorso con i figli, dell'abolizione dell'assegno di mantenimento, dell'indennizzo per il genitore che lascia all'altro la casa di proprietà, dell'alienazione parentale e delle  false denunce per violenza.

Le perplessità

Invocando il principio di bigenitorialità, introduce una serie di procedimenti e di responsabilità per ciascuno dei genitori che destano almeno perplessità rispetto al perseguimento del superiore interesse del minore. Ad esempio l'obbligo di mediazione familiare a pena di improcedibilità della domanda di separazione, senza contemplare alcun gratuito patrocinio se non la rete dei consultori familiari che si sa essere diseguale da Regione a Regione. Oltre al decisivo aspetto economico, preoccupa l'omissione rispetto alle sensibili condizioni delle donne vittime di violenze domestiche cui l'obbligo di mediazione imporrebbe l'incontro e la negoziazione con l'autore dei maltrattamenti, non nell'ambito di un percorso di riparazione scelto tra le parti (in specie dalla vittima), ma di un passaggio forzoso ai fini della separazione.

Le considerazioni

Stante il perdurare dell'attuale configurazione della società italiana - a titolo di esempio occorre citare le diseguaglianze socialmente stratificate per le quali sono le madri a ridurre o abbandonare il lavoro per maternità, a utilizzare i congedi parentali, a usufruire della Legge 104, a ricevere salari inferiori a parità di mansioni – la cancellazione dei doveri economici (commutati in spese sostenute direttamente durante le convivenze coi figli) appare particolarmente penalizzante nei confronti specificamente della donne così come l'abolizione del contributo al mantenimento avrà i suoi effetti negativi in particolare riguardo la condizione femminile.

Le critiche

L'avvocata Anna Maria Bernardini De Pace, ad esempio, ha definito il ddl una proposta maschilista, che rischia nei fatti di rivelarsi  "un disastro". Mentre Gian Ettore Gassani, legale e presidente dell'Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani (AMI), non salva nulla di una riforma che «usa la genitorialità per fare la rivoluzione copernicana del diritto di famiglia». Per  le esperte della Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate Onlus di Milano (Cadmi), questa proposta  ci porta indietro di 50 anni, e non è retorica. L'obiettivo non espresso, ma comunque evidente, è quello di rendere talmente complicata la strada per la separazione da far rinunciare tutte e tutti con evidente danno alla libertà di ognuno.

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