Coronavirus, il deputato canavesano Bonomo (PD) a gamba testa sulla Giunta Cirio
Il deputato canavesano Bonomo (PD) contesta l'operato della Giunta Cirio sulla gestione dell'emergenza nella Fase 1.
Bonomo a gamba tesa sulla Giunta Cirio
«Visto lo spaesamento e la lentezza con cui la nostra Regione si è adeguata alla fase-1, mi permetto di dare al presidente Alberto Cirio due semplici suggerimenti per gestire al meglio la fase-2. Premetto che non è farina del mio sacco: non sono un medico, ma sono linee guida che arrivano direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità e sono già state sperimentate con successo in altre Regioni e altri Paesi. Dovrebbero essere conosciute dai nostri amministratori di centrodestra ma, visti i pregressi, credo sia meglio rinfrescare loro la memoria», dichiara la deputata canavesana del Partito Democratico, Francesca Bonomo, dopo un mese e mezzo di lockdown.
I consigli sulla Fase 2
«Per prima cosa occorre separare gli ospedali Covid da quelli per altre patologie - evidenzia Bonomo - sappiamo che una gran parte dei contagi si è verificata in ospedale. Nella prima fase emergenziale l’obiettivo primario era garantire un aumento esponenziale dei posti in terapia intensiva, e infatti Governo e Regioni hanno lavorato insieme per aumentarli celermente dai 5.324 iniziali agli 8.490 odierni (+64%). Nessuno quindi ha osteggiato la scelta regionale di attrezzare in ogni ospedale un reparto Covid. Ora che i contagi stanno diminuendo considerevolmente, però, bisogna necessariamente riorganizzare spazi e ospedali. Abbiamo visto quanto è stato oggettivamente difficile isolare completamente i reparti Covid all’interno degli ospedali e soprattutto quanto sia stato complesso creare due accessi separati al pronto soccorso e garantire una totale sicurezza ai malati che aspettano nei corridoi prima di avere l’esito del tampone. I sospetti malati di Coronavirus devono andare direttamente in strutture a loro dedicate, senza mischiarsi con gli altri pazienti. Per la tenuta del sistema nei prossimi mesi questo è cruciale».
Importanti le cure al domicilio
Non manca, poi, un altro suggerimento. «Inoltre il primo trattamento di cura - ci tiene a sottolineare la parlamentare canavesana - deve essere fatto a domicilio. Devono transitare dagli ospedali soltanto i pazienti in gravi condizioni. Per l’80 per cento dei contagiati, che sviluppano sintomi lievi, devono essere attivate le Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), previste dal decreto governativo del 9 marzo. Queste unità di medici appositamente formati garantiscono l’assistenza dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, con contatti e visite quotidiane a domicilio. Non sono azioni difficili e nemmeno troppo costose. Se ci si fosse adeguati con più celerità, soprattutto per quanto riguarda la medicina territoriale, probabilmente in Piemonte avremmo ora una situazione ben diversa».