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Sindaci a vita o nuovi podestà. Varata la nuova legge

Nei piccoli comuni sotto i 5000 abitanti non ci sarà più alcun limite di candidatura.

Sindaci a vita o nuovi podestà. Varata la nuova legge
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Sindaci a vita o nuovi podestà? Il Governo Meloni dice sì alla nuova legge su più mandati.

Sindaci a vita o nuovi podestà?

Le elezioni amministrative di giugno 2024 sono un traguardo ormai non più così distante, e se da un lato in diversi comuni iniziano a delinearsi con maggiore chiarezza schieramenti e strategie - nonché a palesarsi con sempre minor riserbo i candidati -, dall’altro le ultime novità da Roma. Legge che dà la possibilità, per i sindaci di Comuni con numero di abitanti tra 5.000 e 15.000, di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, abolendo dunque il limite finora vigente dei due mandati di fila. Non solo: lo stesso provvedimento permetterà ai primi cittadini di paesi con meno di 5.000 residenti di presentare candidatura anche oltre l’attuale limite dei tre mandati, aprendo di fatto la strada a potenziali «sindaci a vita». Va da sé che non tutti gli amministratori interessati da questa probabile “rivoluzione” intendono cogliere la palla la palla al balzo.

Da Rivarolo arriva un no

Già la scorsa settimana il sindaco di Rivarolo Alberto Rostagno aveva dichiarato ai taccuini de Il Canavese che, a prescindere dalla ratifica o meno del nuovo dispositivo, «per me non cambia nulla. La mia esperienza da sindaco finirà a giugno». Fervido sostenitore del terzo mandato è invece il sindaco di Castellamonte (comune di 9.700 abitanti) Pasquale Mazza, che si è espresso sul tema nonostante manchino ancora due anni al termine del suo secondo mandato: «Io vorrei capire perché siano stati messi limiti ai sindaci e non ai parlamentari e ai consiglieri regionali, mi sembra una grave disparità. Questo è un problema di democrazia: o i limiti li mettiamo a tutti, o a nessuno. Se io faccio male il sindaco, non faccio nemmeno il secondo mandato perché mi mandano a casa i cittadini; se lo faccio bene, non vedo perché non possa ricoprire l’incarico anche per 5 mandati. E’ questione di merito.

Parola agli elettori

Poi è evidente che non si possa nemmeno fare il sindaco a vita». Si può quindi già dare per scontata una ricandidatura di Mazza nel 2026? «Certo, ovviamente in accordo con il gruppo. Sarebbe un modo per chiudere i progetti che abbiamo in mente e portare avanti la nostra visione della città. Ma, visti i “tira e molla” a Roma in questi giorni, inizio ad avere dei dubbi sul fatto che il decreto passi». Decisamente contrario al limite di mandati, e per ragioni molto simili, è anche il sindaco di Busano (nonchè padre fondatore dell’ANPCI, Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia) Giambattista Chiono. Dopo 44 anni nella politica locale (di cui 34 come primo cittadino) e dopo 3 mandati consecutivi alla guida del piccolo comune dal 2009 ad oggi, con la nuova legge per lui si darebbe ora la possibilità di un quarto mandato. «Ma non mi ricandiderò per raggiunti limiti di età anagrafica e amministrativa, è giusto lasciare spazio ai giovani - afferma -. Detto ciò spero davvero che questo decreto sia approvato perché non ha proprio senso che solo per i sindaci esista questa restrizione. Senza contare che è sempre più difficile trovare persone disposte a fare gli amministratori».

Fine corsa

Per i primi cittadini al secondo mandato in piccoli comuni, di fatto, nulla cambierebbe rispetto alla possibilità di ricandidarsi alle prossime elezioni. C’è chi ancora non si sbilancia, come il sindaco di Agliè Marco Succio: «Tendenzialmente mi piacerebbe... - concede - ma stiamo ancora ragionando su una serie di aspetti delicati». E chi, come il sangiorgese Andrea Zanusso, ha già fatto sapere che terminerà la propria corsa a giugno.

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