Zucco Chinà prende le distanza da Bertot
Con il leader di Ripaorlium è stato uno dei fondatori della Lista Civica, ma oggi si "smarca" dal suo passato e guarda al futuro in modo diverso.
Zucco Chinà prende le distanza da Bertot nella corsa alle elezioni amministrative dell'8 e 9 giugno 2024.
Zucco Chinà prende le distanza da Bertot
Martino Zucco Chinà è pronto a (ri)scendere in campo? Il capogruppo di Riparolium, Fabrizio Bertot, l’ha messo nel lotto dei possibili candidati della sua civica.
«Questa è una sua (di Bertot, ndr) legittima aspettativa. Ma in questo momento, anche se io pensassi di candidarmi, e ci sto pensando, lo farei su una linea un po’ distante dalla sua».
In che senso, scusi?
«Mi spiego meglio. Ho maturato una visione di Rivarolo (vivendo la città) un po’ diversa dalle dinamiche di cui leggo e vedo. Non nascondo che con Fabrizio (Bertot, ndr) mi sono confrontato, gli ho fatto presente che bisogna usare un paradigma nuovo per riuscire ad interpretare il bisogno delle persone. Dalle ultime elezioni sono passati 5 anni: è come se fosse un’era geologica fa. E chi si vuole candidare, a mio avviso, lo deve fare con un modello diverso dal passato. Non tanto in termini di valori che quelli ci sono e non si discutono, ma avendo una percezione dei fabbisogni e dei ruoli. E ancora prima occorre comunicare una visione alternativa alle persone. Prima bisogna parlare al cuore e poi alla mente. Da lì, nasceranno di conseguenza i programmi da proporre. La comunicazione non si fa solo con i “social”, ma attraverso le persone che lavorano, vanno a scuola che vivono sul e per il territorio. In questi anni ho maturato una mia visione di come potrebbe e dovrebbe essere Rivarolo tra qualche anno e quindi ho delle mie esigenze che non sono più appiattite su un modello (politico, ndr) che ritengo superato, che non dipende tanto dal colore, ma dipende dalle competenze delle persone, della disponibilità e dal modo con cui si vive il territorio. Il presupposto è un po’ questo».
Il rapporto col passato
Mi perdoni se insisto, quindi mi sta dicendo che il suo rapporto con Riparolium è chiuso?
«Mettiamola così: per me è difficile riconoscermi in qualcosa che non so se esiste ancora. In questi anni è cambiata la storia – non solo a Rivarolo –. Città, che ha perso delle occasioni, che non ha saputo approfittare delle (poche) opportunità che c’erano. Però vorrei che sia chiaro un concetto: il mio discorso va oltre Riparolium. Chi si candiderà dovrà rimettersi in gioco, avere autocritica, suggerire proposte diverse. Provando a coniugare tradizioni della nostra terra con il potenziamento delle vocazioni attraverso l’innovazione. E conscio dei limiti delle risorse in un bilancio comunale, facendo leva e ricorso alla creatività e alla capacità di fare sinergia. Avere l’umiltà di guardare le altre esperienze e riportarle qui. Un lavoro di ricerca di tipo intellettuale. Non avere delle idee pre-fabbricate da applicare sempre e comunque. Serve un sindaco che possa dedicare tanto tempo al Comune».
E lei, ne avrebbe?
«Guardi, a giugno vado in pensione».
Senta, ha parlato di un nuovo paradigma per amministrare: Francesco Cerutti volto nuovo della politica locale che sta proponendo un altro “soggetto” civico con cui dialogare, incarna il pensiero di cui parla. Tradotto: potrebbe essere lei il suo candidato a sindaco?
«Premetto che non lo conosco così bene da poter dire se è o meno il nuovo paradigma, credo però che entrambi condividiamo il bene del territorio. Sono stato via, anche all’estero, per lavoro ed ho maturato un’ulteriore crescita e sto maturando un’idea che non è più quella di 5 o 10 anni fa. Francesco è un ragazzo distante, anagraficamente parlando, da me, pertanto abbiamo diverse sensibilità, ma io ho sempre lavorato con i giovani e non avrei alcun problema a confrontarmi con lui. Io con più esperienza lui con più vivacità tipica dei giovani».
Insisto, perché vorrei trovare e capire il suo nuovo “indirizzo” politico: Marina Vittone, più vicina alla sua generazione, è lei il nuovo che avanza?
Con quale alleato?
«Non mi voglio sopravvalutare e poi, sa: una casa ce l’ho - (Sorride…). Poi ritorna serio - A me non interessa una casa politica, se non quella aristotelica. Le affiliazione politiche non mi interessano. A Rivarolo devono contare le competenze, le esperienze, che non sono necessariamente di appannaggio dei partiti, ma sono caratteristiche proprie delle singole persone. E nel comporre una squadra, si deve guardare a questo. Gli interessi vengono dopo. Prima le esigenze del territorio. Se dovessi decidere di rimettermi in gioco lo farei per il territorio, affinché si desse una scrollata e uscisse dall’apatia che dura da troppi anni. Uscire da schemi di anni di relazioni che, sinceramente, mi hanno stancato. Non sono una persona divisiva. Anzi. So riconoscere dove c’è il merito oppure no, l’onestà intellettuale per farlo non mi manca. La politica del pensiero unico non funziona più. A me interessano i contenuti e le persone con cui trovo affinità per fare questo genere di ragionamenti».
E ne ha già fatti con qualcuno?
«Come le dicevo a giugno vado in pensione e in questo momento sono molto preso dal passaggio delle consegne. Nel prossimo futuro avrò, poi, molto tempo, che potrò occupare con la politica o altro: non necessariamente per l’Amministrazione. Ma se vedo gruppi con proposte interessanti nessun problema a rimettermi in gioco, così come a starne fuori.
Guarderò le cose né da destra né da sinistra: ma dall’alto. In maniera civica».
Maurizio Vermiglio