Comunicato Stampa

Serialmania: le serie tv più famose al Museo Nazionale del Cinema

Primo progetto del genere in Italia, che indaga i legami tra cinema e serie tv

Serialmania: le serie tv più famose al Museo Nazionale del Cinema
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La tv arriva al cinema, anzi: al Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha allestito la mostra “#serialmania. Immaginari narrativi da Twin Peaks a Squid Game”, a cura di Luca Beatrice e Luigi Mascheroni.

Il percorso espositivo, visitabile con il biglietto di ingresso al Museo, è allestito al piano di accoglienza della Mole Antonelliana e ripercorre gli stretti legami, le influenze, le connessioni, le affinità e le differenze fra il cinema e le serie tv dagli anni ‘90 a oggi, sottolineando come il cinema, nel corso degli anni, abbia dovuto affrontare passaggi di profonda modificazione genetica necessari per un mezzo in continua espansione ed evoluzione.

Il percorso espositivo incrocia la linea cronologica con quella delle tematiche e presenta una selezione di dodici titoli: I segreti di Twin Peaks, Friends, Breaking Bad, House of Cards, E.R. Medici in prima linea, I Simpson, Sex and the City, The Crown, Il Trono di Spade, Squid Game, Romanzo Criminale e Mare Fuori. Ciascuno rappresentativo di un genere, sono stati scelti tra numerosi e tra i più raccontabili, quelli che meglio possono reggere “fuori dallo schermo” per diventare oggetto tridimensionale e accendere nuove connessioni, talora impreviste. Cinema e serie Tv condividono i generi cinematografici, ma la serialità non va intesa come una sua declinazione ma come un contributo forte e innovativo nel renderlo sempre più vivo.

#SERIALMANIA è il primo progetto in Italia di una mostra sulle serie tv che stanno ridefinendo un nuovo modo di guardare i film, affiancandosi ai metodi più tradizionali. In questo contesto il concetto di tempo è dilatato, cambiano le regole della visione e si moltiplicano i supporti e gli schermi: una trasformazione epocale che è la voce più innovativa dello spettacolo cinematografico e che si rapporta anche con il tessuto sociale del nostro tempo. Le serie Tv hanno determinato una nuova estetica, in continuo dialogo con le arti visive, anche se in un certo senso si può affermare che siano sempre esistite, fin dai telefilm trasmessi dalla televisione a partire dagli anni ’50 e ’60.

Spiega Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema: “Questa mostra ben rappresenta gli obiettivi del nostro Museo: mettere in luce tutte le declinazioni del cinema e ipotizzarne gli sviluppi futuri. Dopo il VR e il video game, era tempo che il Museo dedicasse una mostra alle serie Tv, entrate oramai prepotentemente in tutte le case. Luca Beatrice e Luigi Mascheroni, con la loro impronta curatoriale, hanno sapientemente mescolato linguaggi, arte visiva e contenuti, provando a raccontare l’immaginario creato dalle serie Tv e il nuovo modo di fruire della narrazione”.  Commentano i curatori Luca Beatrice e Luigi Mascheroni: “Con uno straordinario sforzo sul piano dell’innovazione, della qualità di scrittura e degli investimenti produttivi, le serie Tv hanno dimostrato come, al pari del cinema, la narrazione televisiva sia in grado di influenzare profondamente i costumi e i consumi culturali del pubblico. Le grandi serie non si limitano a raccontare storie, ma dettano mode, introducono nuovi modi di dire, impongono personaggi che restano nell’immaginario collettivo, ridefinendo e dando nuova vita ai generi cinematografici classici. Tuttavia, c’è una cosa che la serialità televisiva ha cambiato: il concetto di tempo. In un flusso continuo di episodi, senza un vero inizio e una vera fine, la struttura narrativa si è dilatata all’infinito. Ogni serie ha sempre più puntate, stagioni, protagonisti, con un unico obiettivo, che il cinema non ha mai avuto: tenerti attaccato allo schermo, trasformando il piacere in fidelizzazione, in una mania. #SERIALMANIA, appunto. Il cinema fabbrica sogni, le serie Tv generano dipendenza”.

Lungo il percorso della mostra, sparsi tra inquadrature e sequenze, si trovano molti riferimenti all’arte: le fotografie della periferia americana di Gregory Crewdson sembrano addirittura citazioni di Twin Peaks, Mario Schifano è una sorta di antieroe nella Roma degli anni ‘70 protagonista in Romanzo criminale, le immagini dei Car Poolers di Alejandro Cartagena ricordano in modo stringente le disavventure di Breaking Bad. E non mancano le citazioni esplicite: in Squid Game registi e sceneggiatori hanno individuato in un’opera di Escher degli anni ‘50 una fonte iconografica precisa per esemplificare l’angoscia del futuro distopico.

La mostra è stata realizzata per essere inclusiva, con vari strumenti: mappa di orientamento, video introduttivo in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e contenuti scaricabili tramite QR/sito web (traduzione dei testi in inglese, schede ad alta leggibilità con font Easy reading e audio italiano/inglese).

Alla presentazione della mostra, in cui è stato anche presentato il nuovo direttore del Museo Nazionale del Cinema Carlo Chatrian, è stata ricordata anche l’attività didattica svolta dal Museo, quella continuativa e quella occasionale come in occasione di #serialmania, per cui sono previste visite guidate, cine-lezioni e percorsi di scrittura rivolti alle scuole secondarie di I e II grado.

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