Salassa

Gianlorenzo Blengini intervista al coach della nazionale italiana di pallavolo

"Cogliere l’attimo per fare cose che normalmente non si ha il tempo di fare".

Gianlorenzo Blengini intervista al coach della nazionale italiana di pallavolo
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Gianlorenzo Blengini intervista al coach della nazionale italiana di pallavolo.

Gianlorenzo Blengini

L’Italia si è quasi totalmente fermata in queste settimane di emergenza. Tanti i comparti che sono stati costretti allo stop forzato, al fine di evitare che l’espandersi del Coronavirus causasse ancor più lutti rispetto a quelli (tantissimi, purtroppo) che si sono registrati. Tra i primi «mondi» che sono stati stoppati c’è quello dello sport. Dai professionisti agli amatori, passando per i dilettanti, tutti hanno visto l’attività bloccata. Ma in molti, in un momento così delicato, hanno trovato la forza di porsi dei nuovi obiettivi. Dando vita ad una partita, ad una competizione ancora più dura ed importante. Tra questi c’è pure Gianlorenzo Blengini, il coach della nazionale italiana di pallavolo. Da alcuni anni residente a Salassa, il tecnico degli azzurri, che nel 2020 erano chiamati al via delle Olimpiadi di Tokyo (poi posticipate di dodici mesi...) non è certo rimasto con le mani in mano, organizzandosi e mettendosi anche a disposizione dei molti appassionati del volley.

Tifosi e atleti distanti ma uniti

I quali, nelle settimane scorse, hanno avuto l’opportunità di confrontarsi, via internet, con «Chicco», pronto da casa propria a rispondere alle domande di appassionati, coach ed atleti. «E’ una bella opportunità, che un momento difficile come questo ci ha permesso di vivere assieme - commenta Blengini - Credo che sia una cosa da annoverare nei “vantaggi” dovuti ad una situazione così seria e difficile. La possibilità di confrontarsi ed avere tempo per un dialogo inusuale, ma che ti permette di arricchire ed arricchirti attraverso dialogo con gli altri. In questo essere obbligatoriamente in casa, per il bene di tutti ricordiamolo, bisogna porsi degli obiettivi. Cogliere l’attimo per fare cose che normalmente non si ha il tempo di fare. Io, per esempio, alleno mia figlia e con lei “lavoro” pure io. E’ un momento difficile, dove però possiamo accrescere le nostre conoscenze, studiare, ma anche rilassarci e stare un po’ di più con le persone a cui vogliamo bene».

Il 2020 era l'anno delle Olimpiadi

Il 2020 era l’anno tanto atteso per rivedere l’Italia al via delle Olimpiadi, dopo lo splendido cammino di Rio de Janeiro di 4 anni or sono. «Rinviare questo appuntamento era assolutamente necessario. A livello pallavolistico noi eravamo già qualificati, ma il 50% dei partecipanti deve ancora giocare per conquistare il pass. Il tempo rimasto da qui al via ufficiale non l’avrebbe permesso. Per noi, che abbiamo una squadra con inseriti dei giovani di prospettiva, significa lavorare un anno in più per farli crescere e per arrivare ancora più competitivi». Un commento è d’obbligo per quanto riguarda il movimento pallavolistico canavesano: «Non lo conosco così bene da addentrarmici troppo, ma devo dire che per quanto ho potuto appurare è vivo e sta dando delle indicazioni importanti. A livello maschile ci sono club che stanno lavorando parecchio bene, come ad esempio l’Alto Canavese Volley. Tra le donne, poi, i numeri sono davvero interessanti ed anche lì si stanno facendo ottime cose. C’è un bel movimento, che può davvero maturare ancora. Penso che sia fondamentale pure il rapporto che si instaura tra lo sport e la scuola: se si vuole proseguire nella maturazione di questa disciplina bisogna lavorare con i più giovani in questo ambiente, dove li si può “formare” sia sotto l’aspetto fisico, che intellettuale».

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