Rivarolo Canavese

Massimo Testa l'iron man del Canavese

Tri-athleta (quasi) ai limiti delle possibilità umane: 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa. 

Massimo Testa l'iron man del Canavese
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Massimo Testa l'iron man del Canavese, atleta di triathlon quasi ai limiti delle possibilità umane: 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa.

Massimo Testa l'iron man del Canavese

A Rivarolo è possibile incontrare per strada (o nel suo negozio) anche un «supereroe»: si tratta di Massimo Testa, cinquantadue anni, padre di famiglia, presidente dell’Ascom di Rivarolo e titolare di due negozi di abbigliamento e sartoria da uomo a Rivarolo e Ivrea. E proprio di superuomo è il caso di parlare, dato che il mese scorso Massimo ha realizzato il suo sogno partecipando all’”Iron Man” di Cervia (Romagna), una competizione di triathlon quasi ai limiti delle possibilità umane: 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa. Con grande soddisfazione, il rivarolese ha completato il percorso in dieci ore (meno del previsto), piazzandosi 350esimo tra i circa duemila partecipanti (su tremila totali) che hanno portato la gara fino in fondo.

Il sogno...

Come nasce il sogno di partecipare all’”Iron Man”?
«Io sono sempre stato un amante dello sport, ho iniziato dal ciclismo e con il tempo mi sono posto l’obiettivo dell’Iron Man perchè non è una gara per tutti, è una sfida con se stessi più che con gli altri. Per me, con una famiglia e due negozi da seguire, una sfida ulteriore è stata trovare il tempo per allenarmi. Peraltro ho avuto un infortunio durante un allenamento: sono caduto dalla bici e mi sono rotto una clavicola, non ho potuto nuotare per un mese e mezzo; ho temuto davvero di vedere sfumare il mio sogno. Ma la motivazione era tanta, e grazie anche alla preparazione precedente il mio corpo ha reagito bene, fino a riprendermi del tutto e poter affrontare la gara».

L'allenamento

Quanto e come ci si allena per una competizione di questo livello?
«Per fare un Iron Man ci si allena sette giorni su sette, seguendo programmi specifici (anche alimentari) sotto la supervisione di un coach. Non si può improvvisare».
Qual è stata l’emozione più forte della gara?
«L’Iron Man richiede una preparazione tanto fisica quanto mentale: lucidità e concentrazione sono fondamentali, quindi è importante anche riuscire a controllare le emozioni. Detto ciò, il momento più forte per me è stato probabilmente la partenza: trovarsi alle sette del mattino, con il sorgere del sole, in riva al mare… è stato molto emozionante».
Rifarebbe un’esperienza del genere?
«Ho già in programma obiettivi simili, ma preferisco non rivelare ancora nulla».
Per chiudere, vuole lasciare un messaggio?
«Voglio ringraziare gli amici, la mia famiglia, i fisioterapisti, lo staff medico e tutti coloro che mi sono stati vicini in questo percorso».

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