L'allarme degli allevatori: «Il tema non è più il “prezzo” ma se il consumatore troverà latte o carne da acquistare»
Dino Mellano: «Questa situazione climatica ha esasperato una crisi che si protrae da troppo tempo»
L'allarme degli allevatori: «Il tema non è più il “prezzo” ma se il consumatore troverà latte o carne da acquistare», l'intervista a Dino Mellano uno degli imprenditori agricoli del Canavese più conosciuti. Nelle ultime ore la pioggia è tornata a bagnare le nostre terre ma non basta. Si stima che gli ultimi eventi climatici abbiano ridotto l'emergenza di pochi punti percentuali, non sufficienti a mollare l'attenzione sul tema.
L'allarme degli allevatori
E’ preoccupato Dino Mellano, uno degli imprenditori agricoli del Canavese più conosciuti non fosse altro per le «dimensioni» della sua azienda agricola. «La situazione è davvero preoccupante e se non piove non riusciamo a bagnare e la produzione si ferma ed è un problema. A tutto questo aggiungiamoci i costi energetici, il gasolio agricolo costa tre volte tanto rispetto a qualche mese fa ed è facile capire che i pensieri siano tutt’altro che positivi».
La situazione politico-economia internazionale, poi, non aiuta.
«Ormai il mercato con il quale ci confrontiamo è schizofrenico, non c’è più un punto di riferimento. Non c’è una linea e si ragiona di settimana in settimana perché con il lievitare dei prezzi ad ogni alito di vento, come ad esempio il fieno, fa sì che ogni previsione di incasso che tu avevi fatto venga vanificata dai maggiori costi di produzione».
Un parametro su tutti.
«Quanto pagherò di bolletta energetico io lo saprò solo fra due mesi, quando riceverò la fattura, ma nel frattempo ho venduto ai miei clienti senza sapere la “sorpresa” che riceverò in bolletta. Purtroppo nel nostro settore, ma in generale, avverto che sta tirando una brutta aria».
L’azienda della famiglia Mellano è stata anche premiata per le innovazioni tecnologiche per il raffreddamento in stalla del bestiame.
«Tutto vero, ma con la crisi idrica che stiamo attraversando mi ritrovo davanti a un bivio: refrigero le bestie o tengo l’acqua nel caso in cui non ce ne sia più per bagnare i campi? E per mettere in azione il sistema di abbattimento del calore ha bisogno di energia elettrica i cui costi sappiamo tutti che livelli ha raggiunto: sono triplicati; ma ha un senso tutto questo? L’irrigazione, comunque, non è come la pioggia, la produzione ne risente; comunque vada avremo sempre un danno».
E’ un continuo rintuzzare tra domande e offerta.
«Ai mie clienti ho detto che o aumentano i prezzi con cui comprano la nostra materia prima o noi non ce la faremo a fare il prodotto. Punto. Forse non ci si sta rendendo conto che il tema non è più a che prezzo troverò il latte o la carne sugli scaffali dei supermercati, ma se la troverò. Perché il rischio reale è che molti stanno per chiudere».
E come evitare che accada?
«Ci vuole progettazione. Politiche di lungo periodo che non si sono mai fatte prima, forse perché non ci si è mai trovato in una situazione come quella di oggi. Ma adesso bisogna iniziare a ragionare anche su questo: dopo i danni da grandine e ghiaccio anche siccità sta diventando, nostro malgrado, un’emergenza da affrontare. Non si può arrivare nel 2022 e come un’unica arma avere quella di alzare gli occhi al cielo e sperare che piova. Bisogna tornare a salvaguardare i nostri territori, ad evitare che le nostre realtà vengano acquistate da capita li esteri. La Germania capita la penuria di latte sul mercato, ha comprato quel poco che c’era in giro per l’Europa e ha pensato a sé. E noi? Nulla. Se oggi le azienda canavesane chiudessero tutte, Longo i tomini come li farebbe? Il Caseificio Pugliese come potrebbe fare i suoi prodotti. Sono esempi che faccio per dire che bisogna proteggerci, senza voler dire che non dobbiamo guardare alla globalizzazione, anzi; farlo, sì, ma proteggendoci».