Omicidio Spineto chi erano Cristina e Mauro Mattioda
Due volti molto conosciuti in paese, nessuno avrebbe mai immaginato quello che è successo.
Omicidio Spineto. Sarebbe stata una telefonata all'amica e non un messaggio come pensato in un primo momento a lanciare l'allarme.
Omicio Spineto. La chiamata al 112
Sabato mattina, intorno alle 7.30 una telefonata al 112 fa scattare l'allarme. A comporre il numero unico per le emergenze è un'amica della famiglia Mattioda.
Cristina Mattioda, secondo quanto dicono fonti vicine alla famiglia, avrebbbe chiamato, e non mandato un messaggio come ipotizzato in un primo momento, un'amica raccontandole quanto era successo quella notte. La donna a quel punto avrebbe fatto scattare l'allarme.
La dinamica
Da qualche tempo Mauro Mattioda sarebbe stato malato di depressione, una malattia invisibile che logora lentamente chi ne soffre ma anche i suoi familiari. Anche la sorella Cristina ne avrebbe sofferto. Da qualche tempo, infatti, la donna, insegnante di inglese all'Istituto XXV Aprile di Cuorgnè, sarebbe stata in aspettativa proprio a causa della depressione.
E' ancora da chiarire cosa abbia fatto scattare la molla la notte fra venerdì e sabato a Cristina e che l'ha portata al folle gesto. La donna avrebbe colto il fratello nel sonno, intorno alle 4 di notte avvolgendogli la testa in un sacchetto di plastica, impedendogli di respirare. Mauro Mattioda non si sarebbe accorto di niente.
I carabinieri, una volta giunti nella villetta di località Belvedere, in frazione Spineto, avrebbero trovato l'uomo privo di vita ancora sul letto, con il sacchetto infilato in testa. La sorella sarebbe rimasta al suo capezzale tutta la notte.
La donna, interrogata nella caserma dei carabinieri di Castellamonte dal pubblico ministero della procura di Ivrea, Lea Lamonaca, avrebbe ammesso l'omicidio. La donna attualmente si troverebbe rinchiusa nel carcere torinese delle Vallette.
Un gesto inspiegabile
I due fratelli erano molto conosciuti in paese. Erano rimasti soli a vivere in quella casa così grande dove fino a qualche tempo fa vivevano con le rispettive famiglie. Poi per Cristina è arrivata la morte del marito, Giacinto Trupiano,, anche lui insegnante al XXV Aprile e la decisione della figlia, non sposata, di andare a vivere per conto suo. Anche il fratello era rimasto solo, dopo la separazione dalla moglie; anche lui aveva un figlio, con il quale manteneva comunque buoni rapporti.
Cristina, 64 anni, era descritta da chi la conosceva bene come una persona giovanile, ben curata, una bella donna. Culturalmente molto vivace e preparata. Si era presa un periodo di pausa dall'insegnamento, probabilmente a causa di quell'invisibile male oscuro che è la depressione.
Anche il fratello Mauro, 60 anni, non lavorava più era in pensione ma non aveva mai esercitato la professione di geometra, come detto in un primo momento.
AGGIORNAMENTO ORE 17.45
Da quanto emerge Cristina Mattioda, arrestata per l'omicidio del fratello, sarebbe indagata dalla Procura di Ivrea anche per il tentato omicidio dell'anziano padre, convivente. Su questo aspetto della vicenda sono tuttora in corso le indagini dei carabinieri di Ivrea, dirette dal pm Lea Lamonaca della Procura eporediese.