Polemiche

Guerra e pace durante la riunione della Capigruppo

La Maggioranza per la prima volta si spacca. Viviamo Ivrea d'accordo sull'interesse pubblico.

Guerra e pace durante la riunione della Capigruppo
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Guerra e pace durante la riunione della Capigruppo. Sulla richiesta dei pacifisti la Maggioranza per la prima volta si spacca.

Guerra e Pace

"Come nel titolo del romanzo di Tolstoj, la Guerra e la Pace, spesso, fanno fatica a dialogare tra loro". Così il capogruppo del centro-destra, Andrea Cantoni, al termine della Capigruppo, convocata oggi (12 febbraio 2025). "Dopo aver messo sul tavolo un'interpellanza generale consiliare firmata da tutta la minoranza, abbiamo assistito al solito teatrino di una maggioranza sempre meno compatta e timorosa ad affrontare alcuni temi, verosimilmente troppo divisivi".

La dichiarazione di Cantoni

Andrea Cantoni
"Occorre che si sappia, come la stampa locale ha evidenziato, che il "Presidio per la Pace" di Ivrea, che dal momento dell'invasione russa dell'Ucraina si schiera ogni sabato per la "pace", ha inviato a tutti i Capigruppo consiliari una lettera aperta per conoscere le loro posizioni sul tema della proroga dell'invio di armi all'Ucraina, contestando la scelta del Parlamento Italiano, peraltro unanime a eccezione del Movimento Cinque Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra. E quale strumento migliore dell'interpellanza generale consiliare, attraverso cui ogni Consigliere avrebbe potuto esprimere la propria posizione? A quanto pare, però, i colleghi di maggioranza hanno ritenuto il tema della pace come non di interesse cittadino, appigliandosi al Regolamento del Consiglio Comunale per dichiarare inammissibile la nostra interpellanza. Per la prima volta dalle elezioni, infatti, la Conferenza dei Capigruppo ha addirittura votato, fatto giusto ma insolito. Durante la discussione, la Consigliera Vanessa Vidano di Viviamo Ivrea (il cui gruppo compare, insieme a Laboratorio Civico e ZAC!, tra gli aderenti al Presidio per la Pace) ha sostenuto, con mio stupore e apprezzamento, che il tema non potesse non essere definito di interesse cittadino, anche alla luce degli sforzi del Presidio. Ciononostante, dopo una breve riunione di maggioranza, (o, come detto, "dopo una più attenta rilettura") ha votato insieme ai suoi colleghi per l'inammissibilità. Ai posteri l'ardua sentenza ma non finisce certo qui".

La richiesta dei pacifisti al presidio

Ivrea Pacifisti
 Al 154esimo presidio per la Pace lo scorso sabato (1 febbraio) è stata commentata la lettera inviata a tutti i gruppi consiliari di Ivrea per dire «stop» all’invio di armi all’Ucraina. E un’azione diplomatica per tutti i Paesi in guerra.
"La posizione del Governo italiano non sorprende, dato il suo atteggiamento coerente con una linea dura e militare intrapresa dalla Nato; ci sconcerta e preoccupa l'allineamento conclamato del Partito Democratico alla posizione della maggioranza di governo su questo decreto - si legge i un passaggio della lettera destinata al Consiglio comunale - La petizione, promossa da esponenti della cultura, della società civile e del movimento pacifista, è stata presentata in Parlamento con le firme di oltre 4300 persone e 101 associazioni e organizzazioni sociali - hanno ricordato i pacifisti - Si richiama l'Italia e l'Europa al ravvedimento: a non “continuare sulla strada che si è rivelata tanto sanguinosa quanto fallimentare”, a non procedere “passo dopo passo, come accadde oltre un secolo fa per la Prima guerra mondiale, verso lo sbocco della guerra totale. Nessun ragionevole cittadino italiano la vuole. La maggioranza dell'opinione pubblica è contraria all'invio delle armi, anche perché questo tributo di morte viene pagato con i fondi sottratti alla sanità pubblica, all'istruzione e al welfare”. “In tal modo l'Ucraina è diventata la vittima sacrificale dell'oltranzismo bellicista. Un oltranzismo insensato a cui si stanno sottraendo gli stessi soldati ucraini che disertano in massa e non si arruolano”.
Nella lettera al Consiglio comunale, i pacifisti hanno chiesto una presa di posizione e, qualora siano contrari all’invio di armi all’Ucraina e a ogni Paese in guerra, di chiedere ai vertici dei propri partiti un cambiamento di politica estera, «che metta al centro la diplomazia e non la forza delle armi, per realizzare la pace in Europa e nel Mondo».
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