«Stop all’invio delle armi in Ucraina»
«Ci sconcerta e preoccupa l'allineamento conclamato del Pd alla posizione della maggioranza di governo. Serve un’azione politica che metta al centro la diplomazia per realizzare la pace in Europa e nel Mondo»
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«Stop all’invio delle armi in Ucraina»
L'appello
Al 154esimo presidio per la Pace, tenutosi a Ivrea lo scorso sabato 1 febbraio, è stata commentata la lettera inviata a tutti i gruppi consiliari per dire «stop» all’invio di armi all’Ucraina. E un’azione diplomatica per tutti i Paesi in guerra. «Secondo Milex, l’Osservatorio sulle spese militari, le stime del valore complessivo del materiale ceduto superano i 3 miliardi, senza contare il costo dei voli dei cargo dell’Aeronautica Militare verso la Polonia e quindi verso l’Ucraina», hanno stigmatizzato i pacifisti con in prima fila Pierangelo Monti e Cadigia Perini.
La critica al governo...
«In uno scenario mondiale cupo con guerre, aumento delle spese militari, peggioramento delle condizioni climatiche, con chiusure nazionalistiche, crescite delle destre populiste e sovraniste in Europa e nel Mondo, che non lasciano speranze di pace e soluzioni dei conflitti internazionali, ci indigna l’approvazione da parte del Parlamento italiano del decreto legge che autorizza la proroga al 31 dicembre 2025 dell’invio di armi all’Ucraina – si legge nella lettera destinata al Consiglio comunale. Questa decisione, approvata prima al Senato poi alla Camera, con i voti favorevoli non solo dei parlamentari della maggioranza di governo ma anche dell’opposizione, con i soli voti contrari dei parlamentari del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra, si aggiunge alle altre decisioni che hanno alimentato tre anni di guerra in Ucraina, con enorme perdita di vite umane e senza significativi passi diplomatici verso una soluzione del conflitto, tanto meno una soluzione pacifica. Nessuna reale iniziativa di dialogo e diplomazia per la pace è stata intrapresa, poiché si continua a mirare alla vittoria militare sul nemico, con minacce di estensione della guerra».
...Ma anche all'opposizione
Ed ancora: «La posizione del Governo italiano non sorprende, dato il suo atteggiamento coerente con una linea dura e militare intrapresa dalla Nato; ci sconcerta e preoccupa l'allineamento conclamato del Partito Democratico alla posizione della maggioranza di governo su questo decreto».
La petizione
I partecipanti al Presidio – che ogni sabato da quasi 3 anni manifestano davanti al Municipio di Ivrea, già durante la manifestazione dell’11 gennaio avevano condiviso la petizione rivolta ai parlamentari perché non approvassero il decreto. «La petizione, promossa da esponenti della cultura, della società civile e del movimento pacifista, è stata presentata in Parlamento con le firme di oltre 4300 persone e 101 associazioni e organizzazioni sociali – hanno ricordato i pacifisti – Si richiama l'Italia e l'Europa al ravvedimento: a non «continuare sulla strada che si è rivelata tanto sanguinosa quanto fallimentare», a non «procedere passo dopo passo, come accadde oltre un secolo fa per la Prima guerra mondiale, verso lo sbocco della guerra totale. Nessun ragionevole cittadino italiano la vuole. La maggioranza dell'opinione pubblica è contraria all'invio delle armi, anche perché questo tributo di morte viene pagato con i fondi sottratti alla sanità pubblica, all'istruzione e al welfare».
La richiesta
«In tal modo l'Ucraina è diventata la vittima sacrificale dell'oltranzismo bellicista. Un oltranzismo insensato a cui si stanno sottraendo gli stessi soldati ucraini che disertano in massa e non si arruolano». Nella lettera al Consiglio comunale, i pacifisti hanno chiesto una presa di posizione e, qualora siano contrari all’invio di armi all’Ucraina e a ogni Paese in guerra, di chiedere ai vertici dei propri partiti un cambiamento di politica estera, «che metta al centro la diplomazia e non la forza delle armi, per realizzare la pace in Europa e nel Mondo». Nel corso del presidio sono state ricordate anche le gravi situazioni in Palestina, Siria e Congo, devastati dalle guerre.