Resistenza

25 Aprile, a Robarromero il ricordo: «Mio zio Angelo massacrato al Cudine»

Il 24 e 25 aprile ricordati i caduti della Resistenza, con cerimonie, cortei e omaggi floreali, promossi da Comune e Anpi

25 Aprile, a Robarromero il ricordo: «Mio zio Angelo massacrato al Cudine»
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25 Aprile, a Robarromero il ricordo di Pierangelo Silvestro: «Mio zio Angelo massacrato al Cudine». Il 24 e 25 aprile ricordati i caduti della Resistenza, con cerimonie, cortei e omaggi floreali, promossi da Comune e Anpi.

25 Aprile

L'ottantesimo anniversario della Liberazione dai nazifascisti è stato vissuto in maniera intensa dalla comunità robassomerese. Infatti erano in programma una due giorni di celebrazioni, il 24 e 25 aprile, a cura dell'Amministrazione comunale e dell'Anpi locale. Tuttavia, ormai in pochi sanno come il “filo rosso della Storia” leghi Robassomero a Corio, vallata in cui si è combattuta la guerra di Resistenza.

Il racconto di Pierangelo Silvestro

A rinverdire la memoria ci pensa Pierangelo Silvestro: «Mio zio era Angelo Maddaleno, uno dei giovani che perse la vita nell'Eccidio del Cudine del 17 novembre 1944, assieme ad altre 35 persone. Angelo si era arruolato nei Carabinieri della caserma Cernaia di Torino. A seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943 entra nella Seconda Divisione Garibaldi, ma viene fucilato al Cudine, assieme ad altri due robassomeresi, i cui nomi sono Baldo Balmassa e Albino Ossola. Per questo motivo, ogni anno, la nostra Amministrazione partecipa alla commemorazione al cospetto della lapide, apposta nelle vicinanze dell'ex scuola elementare della frazione. Mentre a Robassomero, la lapide che li ricorda, si trova al cimitero».

I fatti

Ma cosa accadde al Cudine? Si cita dalla scheda ufficiale, redatta da Barbara Berruti, pubblicata al sito Atlante Stragi Fasciste e Naziste in Italia: «Il 17 novembre, sopra Corio Canavese, alla frazione Cudine, probabilmente a causa di una delazione, numerosi partigiani, di cui molti Carabinieri, vennero sorpresi a Case Gallo dove erano alloggiati. L’operazione di rastrellamento ha come nome in codice Herbstzeitlose, interessa un’area molto ristretta che va da Corio a Pian d’Audi e viene condotta da elementi russo-tedeschi (collaborazionisti) appartenenti al 38° reggimento di sicurezza e al 617° battaglione dell’Est. Questi uccidono le sentinelle e sorpresi gli uomini della 46° brigata Garibaldi allontanano dal gruppo il coman dante, “Giambi”, uno slavo e un romeno di cui si ignora a tutt’oggi la sorte. Tutti gli altri uomini sono tradotti nell’area destinata al gioco delle bocce dietro l’osteria della frazione, falciati da una mitragliatrice e sepolti senza documenti o segni distintivi». Strage che si trascina a distanza di 80 anni ancora tanti misteri... Chi tradì?

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