Genitori in protesta per la Dad, continuano le polemiche
Si stanno mobilitando per un flash mob in programma venerdì.
Genitori in protesta per la Dad, continuano le polemiche a Ivrea.
Genitori in protesta per la Dad
A Ivrea i genitori in protesta per la Dad continuano la loro "battaglia". Già lunedì scorso (8 marzo) al cancelli delle scuole, in città e non solo, hanno affisso i cartelli di protesta. Seppure alla «Nigra» il manifesto sia stato poi quasi subito rimosso su input della dirigente scolastica. Nel frattempo infatti è anche scattata una petizione online e in molti si stanno organizzando a gruppi per manifestare il loro dissenso.
Torre Balfredo
Torre Balfredo
Fiorana
Nigra
La portavoce delle mamme
«L’idea è quella di far sentire la nostra voce per protestare contro questa decisione che oltre a penalizzare i nostri figli a livello didattico crea non pochi problemi di gestione all’interno delle famiglie in cui entrambi i genitori sono lavoratori - spiega Francesca D’Angelo, una delle promotrici dell’iniziativa - si è sempre parlato di preservare i più anziani, e quindi i nonni, dall’esposizione al contagio, tuttavia è proprio a loro che molti genitori dovranno ricorrere dovendo necessariamente lavorare e dunque in questa terza ondata che vede la diffusione massiccia proprio tra adolescenti e bambini, si rischia di avvicinare pericolosamente il fuoco alla paglia». I genitori si stanno mobilitando per un flash mob in programma venerdì.
Le altre azioni
C’è anche un’altra questione - gli alunni con disabilità e con Bes potranno frequentare in presenza, ma in quali condizioni relazionali ed emotive è facilmente comprensibile? - sollevata da alcune associazioni di Ivrea, Disleporedia, Gessetti Colorati e Un paese per una scuola aperta, con primi firmatari Vittoria Burton, Domenica Vittonatti, Franco Giorgio e Reginaldo Palermo.
Le critiche
«Certamente chi ha deciso in tal senso non lo ha fatto a cuor leggero, non sarà facile spiegarne le ragioni ai bambini e alle bambine che in questi mesi sono stati a scuola in modo disciplinato, senza mai dimenticare la mascherina, lavandosi le mani 3 o 4 volte al giorno e rinunciando ad abbracciare il compagno di banco “perché il virus è cattivo e bisogna essere sempre attenti” - hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni - Che non si può andare a scuola, ma si può invece entrare in un supermercato o in un negozio grande magari meno della metà di un’aula scolastica. La scuola, soprattutto per i più piccoli, è vita e comunità inclusiva. Così anche la decisione di consentire agli alunni in difficoltà di frequentare in presenza, di per sé apprezzabile, rischia di accentuare ancora di più le differenze fra “abili” e “disabili”. Chiudere le scuole dovrebbe essere l’ultima spiaggia, la decisione da prendere dopo aver tentato tutte le soluzioni possibili. La scuola non dovrebbe essere un luogo da chiudere, perché non si è in grado di farlo funzionare in modo ragionevolmente sicuro. Il rischio è che questa visione permanga anche quando la pandemia sarà finita. E’ necessario discutere seriamente già da oggi su quale modello di scuola vogliamo».