100.000 euro di sensori per monitorare il ponte sullo Stura in attesa di ristrutturarlo
Il ponte è chiuso dalle ore 14 del 17 aprile 2025, provocando problemi di viabilità a monte e a valle

100.000 euro di sensori per monitorare il ponte sullo Stura in attesa di ristrutturarlo. A settembre 2024 sarebbe dovuta partire una manutenzione straordinaria, con l'allargamento dell’impalcato, la realizzazione dei marciapiedi e di un parapetto, oltre alla creazione di una pista ciclabile.
100.000 euro di sensori per monitorare il ponte sullo Stura
Dalle ore 14 del 17 aprile 2025 il ponte sul torrente Stura è chiuso, provocando problemi di viabilità a monte e a valle. Nel corso del consiglio di giovedì 26 si sono mostrate le slide di come appare il ponte dopo i primi rilievi da parte della Città Metropolitana. Ha affermato il sindaco Roberto Ferrero, ripercorrendo quei drammatici momenti: «Tra il 16 e il 17 aprile, il confronto continuo con Città Metropolitana, ci ha portato a chiudere il ponte sullo Stura. Negli anni sono state stanziate risorse, realizzando due griglie per metterlo in sicurezza che, proprio il 17 aprile, non hanno retto alla forza dell’acqua. A settembre 2024 doveva partire una manutenzione straordinaria, con l'allargamento dell’impalcato, la realizzazione dei marciapiedi e di un parapetto, oltre alla creazione di una ciclabile. Si è osservato anche il cedimento della scogliera verso la ciclabile di Corona Verde. Naturalmente prima, d'aprirlo definitivamente, si dovranno consolidare le sponde».
La storia
La struttura è in piedi da oltre cinquant'anni. Ripercorriamone la storia. Il ponte di Villanova è costato 65 milioni di lire nel 1969. Ben 25 milioni sono stati messi dai villanovesi, altri dai nolesi e dai privati, mentre il resto dall'ex Provincia. Perciò la proprietà è della Città Metropolitana. La struttura è lunga 144 metri ed è sorretta da micropali in legno. Negli anni ‘70, gli amministratori d'allora, si sono dimostrati lungimiranti nel realizzare un'infrastruttura che collegasse Nole, Villanova e Cafasse. La struttura ha conosciuto diversi stop, soprattutto in corrispondenza delle alluvioni del 1994 e del 2000. Nel 2006 si è svolta l'ultima indagine sulla struttura. Quella del 2025 è la pausa di chiusura più lunga e rischia di mettere in ginocchio l'economia del Ciriacese.
Il racconto del sindaco Ferrero
Ferrero racconta quelle ore concitate: «Il 18 aprile si è mandata una pec, con la richiesta di sopralluogo. Il 23 Città Metropolitana ne ha formalizzato la chiusura. Il 29 c'è stata la prima ricognizione, a cui ne sono seguite diverse altre, per capire come mettere la struttura in sicurezza. Quindi, a metà giugno, abbiamo ottenuto un cronoprogramma da Città Metropolitana».
La richiesta di riapertura dell'area omogenea 7
Ha approfondito l'assessore Giuseppe Richiardi: «Il 16 giugno l'area omogenea 7 ha firmato un documento, inviato anche al governatore Alberto Cirio, per richiedere la riapertura. Attualmente è stato affidato l'incarico per il monitoraggio e verranno posizionati dei sensori, per un importo di circa 100.000 euro, propedeutici alla realizzazione e al consolidamento del ponte. Inoltre, verranno anche svolti dei carotaggi, per un importo di oltre un milione di euro. Per inizio agosto ci sarà l'avvio delle indagini diagnostiche per portare avanti la progettazione da parte dello studio ingegneristico».