«Alfred Clown Festival!»

Quando la passione diventa professione: per Riccardo è quella di essere un clown

Tutto pronto per la terza edizione del festival che sarà presentato sabato 9 aprile nel teatro di Bosconero.

Quando la passione diventa professione: per Riccardo è quella di essere un clown
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Quando la passione diventa professione: per Riccardo è quella di essere un clown. Un ’arte versatile che ben si adatta ai palcoscenici e alle piazze. Sarà occasione per il pubblico di vedere all’opera numerosi artisti e scoprire di più sul mestiere che crea sano umorismo.

Quando la passione diventa professione

«Alfred Clown Festival!»: quando lo spettacolo diventa anche un rimedio contro la solitudine. Il 7 maggio, dopo due anni di pausa, dovuti al Covid-19, ritorna l'evento che coinvolge tutte le generazioni, trasmettendo spensieratezza e gioia di vivere. A Bosconero sabato 9 aprile, alle 21, ci sarà una serata di presentazione nel teatro del concentrico e noi della redazione de «Il Canavese» abbiamo pensato d'intervistarne l'ideatore. Si chiama Riccardo Forneris, ha 35 anni ed è riuscito a fare di una passione la propria professione, come racconta.

«Dopo aver conseguito il diploma di tecnico dei servizi sociali, ho lavorato nei centri diurni della zona per qualche anno. Quindi ho scoperto la passione per il clown e il teatro sociale. Ho seguito un corso di sei mesi a Parigi e un altro di due anni a Barcellona. Un percorso formativo che mi ha consentito di mettere in scena spettacoli all'estero e in Italia».

Questa è la terza edizione del Festival. Come è nata l'idea?
«La prima edizione si è tenuta nel 2018 ed è stata replicata nel 2019, in una sola giornata, per portare una ventata di novità in paese. Purtroppo si è interrotto due anni per il Coronavirus, ma la pagina  Facebook ci ha aiutato a tenere vive le intenzioni. Nel 2022 prevediamo diverse date dal 9 aprile fino al 7 maggio. L'evento è stato dedicato ad Alfredo Forneris, mio padre, per avermi sempre supportato, morto appena sessantenne in un incidente stradale, nel 2017».

In che modo sarà strutturato l'appuntamento del cabaret del 9 aprile?
«Grazie alla presenza di numerosi artisti offriremo al pubblico un varietà. In tal modo introdurremo la manifestazione e, nel contempo, chiederemo ai presenti di contribuire con il costo del biglietto. Benché potremo contare anche su contributi pubblici e privati, riteniamo sia una maniera per sviluppare un senso d'appartenenza alla rassegna, per l'organizzazione della quale hanno collaborano Serena Casale, Angela Delfini, Alessio Tamburini e Carlo Cusanno. Vorrei anche rammentare che, nel 2018, era stata promossa una colletta virtuale, denominata crowdfunding». Quale messaggio intendi portare alle persone che ti osservano? «Ritengo che il clown sia un'arte versatile e possa adattarsi a diversi contesti, alla piazza, al palcoscenico e pure ai presidi ospedalieri. Il mio intento è comunicare con la persona che si trova davanti in senso di vicinanza tramite l'umorismo. Fondamentale è il contatto umano e, in tal senso, l'emergenza sanitaria non ci ha aiutato. Tuttavia, tramite l'uso di mascherine e di alcuni piccoli accorgimenti, ho continuato anche nel periodo pandemico, soprattutto all'estero, dove sono state consentite le rappresentazioni all'aria aperta. Tuttavia ritengo interessante anche l'esperienza svolta, ogni lunedì, alla Rsa del mio paese, dove gli ospiti mi attendono con grandi aspettative».

Info e prenotazioni al 389.3126525.

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