La replica

“Un bel tacer non fu mai scritto” continua la polemica sul 25 Aprile a Lace

La risposta alla lettera aperta del Prc

“Un bel tacer non fu mai scritto” continua la polemica sul 25 Aprile a Lace
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“Un bel tacer non fu mai scritto” continua la polemica sul 25 Aprile a Lace.

“Un bel tacer non fu mai scritto”

Continua la polemica sul 25 Aprile a Lace, dove alcuni sindaci hanno abbandonato la commemorazione. E la loro azione di protesta, togliendosi la fascia tricolore, è stata stigmatizzata in una lettera aperta a firma del Circolo di Ivrea, Federazione di Biella del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. Nella replica i primi cittadini scrivono:

“Un bel tacer non fu mai scritto” dice con un certo grado di saggezza un proverbio popolare. E quindi ci ritroviamo qui, a sentirci dare lezioni di antifascismo da chi evidentemente non ne ha tanto ben compreso lo spirito, ma affinché non si generino equivoci proviamo a spiegare le ragioni dello strappo di Lace. Le persone che tanto strepitano, a mezzo stampa e social, per il fatto che un piccolo gruppo di sindac* canavesan*, tra i pochi e poche superstiti della manifestazione del 25 aprile a Lace (chissà perché? Saranno diventati tutti fascisti all’improvviso?), se sono in buona fede difettano di alcune premesse. Sono anni che i sindaci e le sindache eporediesi (anche quando eravamo ancora più numerosi di oggi) chiedono una condivisione del programma, non una imposizione del “il programma è questo, fatevelo andare bene, voi parlate in fondo”. Eh no, non funziona così. Gli ultimi anni abbiamo assistito a interventi imbarazzanti per il contenuto violento e divisivo di cui erano portatori. Il culmine è stato toccato lo scorso anno, quando durante l’orazione ufficiale furono ripetuti a più riprese contenuti ai limiti dell’antisemitismo: un conto è opporsi all’aggressione tremenda, crudele e ingiustificabile (umanamente prima ancora che politicamente) di Israele verso la Palestina, altra faccenda è chiamare in causa un intero popolo, gran parte del quale ha posizioni di totale opposizione verso il suo stesso governo, senza peraltro citare mai l’aggressione brutale e sanguinosa di Hamas quel tragico 7 ottobre verso ragazze, ragazzi e famiglie che partecipavano a un festival. Stare lì immobili con la fascia tricolore ad ascoltare chi semina odio è semplicemente inaccettabile, proprio per la fascia che indossiamo e che incarna i valori della nostra Costituzione. Ascoltare da privati cittadini dissenzienti fa male, ascoltare da sindache e sindaci inermi è impossibile. Per questo abbiamo, con largo anticipo, avviato dei contatti finalizzati a condividere il programma, tutto senza esito. “Il programma è questo”. La nostra ANPI ci ha sostenuti nella fase negoziale, preda dello stesso disagio che ormai da qualche anno si manifesta con mugugni sempre più rumorosi (a chi c’era basterà ricordare l’exploit del partigiano Terribile, quando ancora era vivo e si faceva accompagnare a Lace, che sbottò contro una delle orazioni ufficiali perché – secondo lui – non rispettosa della memoria e dello spirito partigiano) e che quest’anno ci ha fatto dire basta. Basta con le imposizioni di orazioni ufficiali non concordate né nei toni né nei contenuti, basta con microfoni aperti a interventi che nulla hanno a che vedere con quel giorno, quel luogo, quel ricordo. Qualcuno di memoria corta forse non ricorda che furono proprio i sindaci e le sindache, biellesi ed eporediesi, con il comune di Donato in testa, a istituire delle celebrazioni unitarie e condivise. Forse è il momento che a Lace torni lo spirito dei sindaci e delle sindache, non possiamo sentirci ospiti tollerati solo nella misura in cui acconsentiamo ad ogni scelta mai condivisa con noi. Era tempo di dire basta. Toglierci la fascia e lasciare le celebrazioni ha fatto più male a noi che abbiamo vissuto tutto quel travaglio preventivo che a qualche superficiale osservatore che oggi si crede l’unico/a interprete dell’antifascismo militante. Fascista è chi il fascista fa, direbbe Forrest Gump. Non cadiamo nel tranello dei giudizi su chi è più antifascista di chi, perché si rischia di fare tutto il giro fino a ritrovarsi dalla parte sbagliata delle barricate".
Firmato da:

Bollengo – Luigi Sergio Ricca
Colleretto – Ernesto Marco
Fiorano – Giulia Claudi
Ivrea – Matteo Chiantore
Nomaglio – Ellade Peller
Parella – Roberto Balma
Salerano – Domenico Mancuso
Strambino – Sonia Cambursano

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