Polemiche

Danni all'agricoltura causati dai cinghiali, il dibattito politico continua

Attualmente andrebbero abbattuti circa 11mila capi

Danni all'agricoltura causati dai cinghiali, il dibattito  politico continua
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Danni all'agricoltura causati dai cinghiali, il dibattito politico continua, ma ancora nessuna soluzione concreta.

Danni all'agricoltura

La questione cinghiali ed i danni  all’agricoltura in Canavese   in queste settimane stanno tenendo alta l’attenzione di tutti, anche della politica piemontese. Dopo la protesta levatasi nella zona bagnata dal torrente Malone, con successivo incontro con i rappresentanti della Regione, venerdì scorso un nuovo «faccia a faccia» si è svolto, nel piazzale del Santuario della Madonna del Bosco in Ozegna. A fare da tramite il Partito democratico e più nello specifico Simona Appino, segretaria del circolo alto Canavese, che nell’occasione ha portato al confronto la consigliera regionale Monica Canalis e il vicesindaco di Città Metropolitana, Marco Marocco, oltre ai componenti di Coldiretti ed Atc.

L'incontro a  Ozegna

Davanti ad un folto gruppo di coltivatori della zona, nonché di diversi rappresentanti dei Comuni del Canavese, alto e basso, tra sindaci, assessori e consiglieri (presenti, fra gli altri, pure quelli di Rivarolo, Castellamonte e Cuorgnè), oltre ad elencare le problematiche esistenti sono state anche fatte delle proposte per cercare di venire incontro ad una situazione che si sta facendo drammatica: «Era già difficile prima del Covid - hanno detto prima la Canalis, quindi Marocco - ma nell’ultimo periodo purtroppo il numero di animali liberi, che stanno procurando danni ingenti, è aumentato in maniera vertiginosa. Servono soluzioni concrete, immediate, che siano applicabili in maniera concreta».

Il Pd chiede soluzioni

La consigliera piemontese in quota Pd ha ribadito che «Serve un contenimento, fatto naturalmente con buon senso però un intervento va realizzato. E’ un’urgenza quella di contenere i cinghiali. Quanto è stato proposto dalla Regione, come ad esempio la creazione di una filiera relativa alla carne di cinghiale, ci lascia esterrefatti». Diversi gli incontri che si sono fatti sulla falsariga di quello ozegnese. Inoltre, c’è stata anche una riunione con il Prefetto Palomba, visto che la problematica riguarda l’ordine pubblico. «Senza dubbio servirebbe una implementazione delle guardie provinciali, le quali ora sono ai minimi termini - hanno detto in coro Marocco e la Canalis - Sono oggi 80 in Piemonte, 20 nella nostra Provincia, dei quali solo 3 sono addetti agli abbattimenti dei cinghiali. Senza dubbio bisogna investire su tale figura per il futuro, però ora vanno realizzate misure in tempi brevi».

Serve la caccia selettiva

I dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale evidenziano il problema: «Attualmente andrebbero abbattuti circa 11mila capi - ha aggiunto Monica Canalis - e con le persone a disposizione è praticamente impossibile. Ecco che entra quindi in gioco la figura del selettore, persone che vengono chiamate per fare quella caccia appunto di selezione che riteniamo assolutamente necessaria». Servono però incentivi, ma anche fare una sinergia a livello civico. Ecco allora la richiesta pure di un intervento degli Amministratori comunali, che con ordinanze apposite, in accordo con il Prefetto, e con la richiesta continua agli enti di intervento possono dare un contributo alla causa. «I problemi legati ai cinghiali da tempo sono inascoltati - aggiunge il vicesindaco metropolitano - Sia con la Giunta Chiamparino che con quella Cirio abbiamo rimarcato il problema, ma senza risposte. Da parte loro c’è stata la richiesta della revisione della legge nazionale, ma qui i tempi si dilatano troppo, mentre occorre qualcosa di immediato». In più Marocco aggiunge: «Quando ci sono problemi di ampia scala, come questo, serve una “cabina di regia” che coordini gli interventi. E questo ruolo deve assumerlo la Regione, che però non lo fa. Toccherebbe a tale ente emanare le ordinanze necessarie, anche per non scaricare ancora una volta le competenze ai sindaci. Crediamo che questa possa essere una strada buona da percorrere per risolvere il problema». Problema che è stato pure evidenziato dagli interventi dei presenti, che da Lusigliè a Ciconio, passando per Forno e non solo, hanno richiesto interventi decisi e convincenti, prima che, ancora una volta, sia troppo tardi.

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