Furti alla Prasco di Leini, sgominata banda interna: aveva sottratto migliaia di pezzi di ricambio
I Carabinieri di Leini smantellano un'organizzazione guidata dal caposquadra della cooperativa esterna

Furti alla Prasco di Leini: Carabinieri sgominano una banda guidata dal caposquadra di una cooperativa esterna che aveva fatto sparire migliaia di pezzi di ricambio.
Furti alla Prasco di Leini
Un'organizzazione criminale ben strutturata, con un piano sofisticato ma efficace, è stata smantellata dai carabinieri della stazione di Leini dopo mesi di indagini. Sotto accusa una banda che operava all'interno della Prasco, azienda leader nel settore dei ricambi per carrozzerie automobilistiche, che sottraeva sistematicamente componenti di valore da rivendere al mercato nero.
Un giro d'affari illecito di svariate migliaia di euro che aveva preso di mira l'azienda specializzata in componenti per carrozzerie con sede in via Volpiano 53. Realtà territoriale importante, fondata nel 1989 e che oggi può contare su un fatturato superiore ai 100 milioni di euro, 200 dipendenti complessivi (solo a Leini 80) distribuiti tra le 12 sedi dislocate in tutta Europa.
"È stato un duro colpo scoprire che persone di cui ci fidavamo e che conoscevamo da anni, agivano alle nostre spalle", confida Cristina D'Amato, amministratore delegato dell'azienda e figlia del fondatore Franco D’Amato. "Abbiamo notato discrepanze nell'inventario che inizialmente sembravano semplici errori di contabilità, ma con il passare del tempo il fenomeno è diventato troppo evidente per essere ignorato".
I furti avvenivano durante il turno notturno, quando nei magazzini di 70 mila metri quadrati operava una squadra di circa venti lavoratori appartenenti a una cooperativa esterna. A orchestrare il piano criminale, secondo quanto emerso dalle indagini, era proprio il caposquadra, figura di riferimento per i colleghi e persona che godeva della piena libertà di movimento nell'azienda.
Un meccanismo ben oliato
L'uomo aveva ideato un meccanismo tanto semplice quanto efficace: i pezzi di ricambio di piccole dimensioni ma di elevato valore commerciale - fari, retrovisori, tergicristalli, calotte, luci, griglie - venivano prelevati dai magazzini e nascosti all'interno di scatoloni o in sacchi neri apparentemente destinati allo smaltimento. Questi venivano poi caricati nel baule dell'automobile di uno dei componenti della banda al termine del turno di lavoro. Nei giorni successivi, la merce veniva poi venduta nel mercato parallelo dei pezzi di ricambi d’auto. Uno dei collaboratori dell’organizzazione, rimballata la merce (usando cartoni, lo scotch e il pluriball rubati anch’essi presso il magazzino della Prasco) spediva la refurtiva in tutt’Italia tramite le Poste.
"Ci siamo accorti che qualcosa non andava quando i nostri sistemi di gestione dell'inventario hanno iniziato a segnalare ammanchi sempre più consistenti", spiega D'Amato. "Abbiamo quindi installato telecamere di sorveglianza aggiuntive e coinvolto i carabinieri, che hanno svolto un lavoro eccezionale, aiutandoci nel gestire al meglio l’intera situazione". L'indagine, condotta con meticolosità dagli uomini dell'Arma della stazione di Leini, ha previsto appostamenti notturni, analisi delle registrazioni video e verifiche incrociate sui turni di lavoro, permettendo di identificare tutti i componenti del gruppo criminale. I militari, visionando 8 settimane di riprese, hanno documentato decine di episodi di furto. “Non abbiamo ancora quantificato il danno perché stiamo effettuando l’inventario di tutto ciò che c’è in magazzino – aggiunge l’Ad Prasco – ma temiamo si tratti almeno centomila euro”. L’impresa, che tratta pezzi di ricambio di decine di casa automobilistiche: dalla Fiat alla Porsche, dalla Bmw alla Mercedes, dalla Suzuki alla Tesla, si è avvalsa anche di un’agenzia investigativa per definire i contorni della vicenda. E a finire nei guai è stato anche un dipendente della Prasco stessa, subito licenziato, che a quanto pare era al corrente del traffico dei pezzi trafugati.
La svolta
La svolta dell’indagine e la conferma dei sospetti è arrivata quando i carabinieri hanno effettuato la perquisizione presso l’abitazione del sospettato principale. A casa sua sono stati rinvenuti pezzi d’auto prelevati dai magazzini Prasco e risultati mancanti dai registri dell’impresa. La refurtiva, restituita dai militi alla ditta di via Volpiano avevano un valore commerciale che si aggirava introno ai 7 mila euro.
Cristina D'Amato ora guarda al futuro con maggiore serenità: "Abbiamo immediatamente rescisso il contratto con la cooperativa per il servizio notturno e implementato nuove procedure di sicurezza. La nostra azienda è un patrimonio del territorio che mio padre ha costruito con sacrificio. Quest’anno è il secondo anno che, oltre ai premi produzione, diamo la quindicesima ai nostri dipendenti. Onestamente non ci aspettavamo che qualcuno, dopo aver carpito la nostra fiducia, potesse agire in questo modo. Continueremo comunque a lavorare con la stessa passione di sempre, forti dell'esperienza acquisita: Continueremo per il bene dell’azienda e dei dipendenti che da anni lavorano con noi e che sanno quanto teniamo loro e quanto abbiamo fatto per tutelarli anche in periodi di oggettiva difficoltà com’è avvenuto durante il periodo Covid". Ora l’indagine sul mercato dei pezzi rubati continua per definire il giro d’affari, tutti i componenti dell’organizzazione e gli acquirenti abituali.