Gestione del bar interno al palazzo di Giustizia di Torino, otto arresti per turbativa d'asta

Con l'indagine sulla gestione del bar interno a Palazzo di Giustizia finiscono nei guai otto persone. In manette: l’amministratore unico e due amministratori occulti dell’azienda aggiudicataria della gara d’appalto, un dipendente del Comune di Torino, un commercialista di Modena e due intermediari a vario titolo. I reati ipotizzati sono quelli di corruzione, turbata libertà degli incanti e truffa aggravata ai danni del Comune di Torino.

Gestione del bar interno al palazzo di Giustizia di Torino, otto arresti per turbativa d'asta
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Con l'indagine sulla gestione del bar interno a Palazzo di Giustizia finiscono nei guai otto persone. In manette: l’amministratore unico e due amministratori occulti dell’azienda aggiudicataria della gara d’appalto, un dipendente del Comune di Torino, un commercialista di Modena e due intermediari a vario titolo. I reati ipotizzati sono quelli di corruzione, turbata libertà degli incanti e truffa aggravata ai danni del Comune di Torino.

Lunedì mattina, 10 aprile, mattina la Guardia di Finanza di Torino ha eseguito l’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo piemontese, con la quale è stata disposta l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di otto persone, in relazione alla vicenda dell’appalto per la gestione del bar interno al Palazzo di Giustizia torinese. L’ordinanza è, peraltro, rimasta ineseguita nei confronti di uno dei soggetti destinatari della stessa, in quanto non rintracciato. Gli arrestati sono l’amministratore unico e due amministratori occulti dell’azienda aggiudicataria della gara d’appalto, un dipendente del Comune di Torino, un commercialista di Modena e due intermediari a vario titolo. I reati ipotizzati sono quelli di corruzione, turbata libertà degli incanti e truffa aggravata ai danni del Comune di Torino. L’indagine, diretta da due sostituti della Procura della Repubblica coordinati dal Procuratore aggiunto del gruppo specializzato nei reati contro la Pubblica Amministrazione e condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Torino, ha permesso di delineare il ruolo centrale ricoperto nella vicenda da uno degli amministratori occulti, pregiudicato per reati di mafia, della società veronese Service Companies S.r.l., formalmente amministrata da un prestanome a lui prossimo; costui, infatti – in ipotesi accusatoria – si sarebbe adoperato, con l’aiuto di altri corresponsabili, per favorire l’aggiudicazione Guardia di Finanza COMANDO PROVINCIALE TORINO dell’appalto alla società predetta anche mediante la corruzione di un pubblico ufficiale preposto alla gara. Secondo la ricostruzione accusatoria, la turbativa della gara sarebbe avvenuta attraverso varie condotte collusive e fraudolente dei soggetti privati, favorite e/o non adeguatamente contrastate dal pubblico ufficiale, corrotto dapprima con la promessa e poi con la corresponsione di una somma di denaro, quali: - le falsità o le omissioni contenute nella dichiarazione resa in sede di domanda di partecipazione alla gara (per es., omessa dichiarazione di precedente fallimento dell’amministratore, deposito di polizza fideiussoria a titolo di cauzione provvisoria emessa da un intermediario finanziario non abilitato al rilascio di garanzie nei confronti di Enti pubblici, falsa dichiarazione circa la capacità dell’azienda nella somministrazione di alimenti e bevande secondo i requisiti previsti dall’art.7 del disciplinare di gara); - la sostituzione dell’offerta originaria con una nuova offerta dopo la rivelazione delle offerte degli altri partecipanti alla gara; - la predisposizione di documentazione falsa per provare il rispetto dei requisiti previsti dal bando di gara prima dell’aggiudicazione definitiva. Poiché dalle false dichiarazioni e dalla falsa o irregolare documentazione prodotta in sede di gara è scaturito un danno per il Comune di Torino, consistito nel mancato incasso del corrispettivo dell’ appalto, dei canoni di locazione e nell’ impossibilità di riscuotere la fideiussione di euro 32.650, è stato altresì contestato, ad alcuni degli arrestati, anche il reato di truffa ai danni del predetto Ente pubblico.

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