lutto

Il mondo dell’arte piange Alberto Bessone

Abilissimo scultore del ferro, era apprezzato da tanti appassionati anche celebri: nel 2021 donò una statua al cantautore Zucchero

Il mondo dell’arte piange Alberto Bessone
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Il mondo dell’arte piange Alberto Bessone. Leinicese di nascita e residente a Romano Canavese, si è spento a soli 48 anni a causa di una malattia incurabile.

Il mondo dell’arte piange Alberto Bessone

Aveva un talento innato. Una sensibilità e una capacità rare tanto da dare forme armoniche e vita a un pezzo di ferro. La vita gli aveva dato forza, abilità, gusto, emotività. Poi la malattia, le cure e il tragico epilogo. Si sono tenuti ieri pomeriggio, martedì 6 febbraio, i funerali dell’artista Alberto Bessone, 48 anni, mancato sabato 3 febbraio.

Artista apprezzatissimo

Leinicese di nascita e romanese d’adozione, aveva iniziato a lavorare il ferro, il materiale che aveva eletto a suo medium espressivo, fin da piccolissimo. A 12 anni, narrano le sue biografie, ha iniziato a battere e ad arroventare il metallo grazie al dono di una forgia da parte del nonno paterno. La critica Carla Bertone aveva definito Bessone: il Maestro che addolcisce il ferro. «Non c’erano desideri che la committenza non potesse vedere realizzati. Le sue opere dovevano però, appagare prima se stesso, perché era lui il più esigente e severo censore dei suoi lavori. Tanto che a volte rifaceva più volte un elemento finché non raggiungeva l’armonica perfezione che lui aveva in mente. Il suo stile è stato unico e pienamente riconoscibile: una rivisitazione in chiave contemporanea di un liberty astratto e moderno, meno ingessato e stucchevole di quello storico perché più creativo e libero. Un grande artista». Un artista apprezzato da molti appassionati, anche celebri, come Adelmo Zucchero Fornaciari al quale Alberto donò un Toro Seduto.

La carriera

Da giovanissimo ha esplorato il mondo della forgiatura cimentandosi nella creazione di spade per poi approdare, in età adolescenziale, alla costruzione ogni oggetto. Negli anni si appassionò sempre di più all’arte del fabbro improntando i suoi lavori verso lo stile Liberty. Nel 2017, nella sua prima mostra espositiva presentò le sue “uova personalizzate” ispirate al famosissimo Artista Peter Carl Fabergè. Nell’anno successivo, dopo un periodo personale complesso, orienta le sue creazioni verso uno stile più intimista, realizzando tre distinte opere ispirate a “Inferno, Purgatorio e Paradiso”. In seguito creò Dafne, un’opera statuaria d’ispirazione mitologica. Nella primavera del 2019 realizzò la statua dedicata a “San Michele Arcangelo“: una statua imponente in ferro battuto alta 1,90 mt. che fu esposta nel gennaio 2022 anche presso la chiesa di San Giovanni a Leini. Opera che creò grande fermento e interesse intorno all’artista. La sua arte in quel periodo stava raggiungendo la piena maturità avvicinandosi sempre di più al suo intento di plasmare il ferro per comunicare ed emozionare. Un’altra opera che richiamò l’attenzione di pubblico e critica fu il “Pellicano“, simbolo antico nell’arte religiosa cristiana, “emblema di carità”, assurto a simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli. Realizzazione che venne apprezzata anche dall’Università Pontificia Salesiana di Roma. Una delle sue ultime fatiche fu Ponzio Pilato del peso di 140 chilogrammi.

Le esequie

Nel settembre scorso, forse proprio come "memento mori" completò il Cristo in ferro battuto con le braccia aperte. Opera che è stata esposta durante le esequie celebrate presso la chiesa parrocchiale di Romano Canvese prima della tumulazione presso la tomba di famiglia a Leini.

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