Chialamberto

In sette sono nei guai per il nuovo depuratore

La procura di Ivrea ha chiesto il rinvio a giudizio dell’attuale sindaco Castellini e per l’ex primo cittadino Bonadè Bottino, oltre a due dirigenti della Smat

In sette sono nei guai per il nuovo depuratore
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In sette sono nei guai per il nuovo depuratore. La procura di Ivrea ha chiesto il rinvio a giudizio dell’attuale sindaco Castellini e per l’ex primo cittadino Bonadè Bottino, oltre a due dirigenti della Smat.

In sette sono nei guai per il nuovo depuratore

Mercoledì 29 maggio dovranno presentarsi, a Ivrea, davanti al giudice per l’udienza preliminare il sindaco Gabriele Castellini (all’epoca dei fatti contestati era assessore), l’ex primo cittadino Adriano Bonadè Bottino e l’assessore Alessandra Aimo Bot. I tre sono difesi dall’avvocato Alberto Griva. Poi l’allora dirigente dell’ufficio tecnico del Comune chialambertese Alessandro Di Gennaro (avvocato Mauro Bianchetti). Chiesto il rinvio a giudizio anche per i dirigenti della Smat Chiara Manavello e Silvano Iraldo (avvocato Gugliemo Guglielmi). Infine il direttore di Ato3 Roberto Ronco (avvocato Alfredo Caviglione). Lo scenario è la Val Grande.

La vicenda

Tutto ruota sulla realizzazione dell’impianto di depurazione in località Volpetta di Chialamberto. L’opera aveva subito scatenato le proteste di residenti e villeggianti che ritenevano come il depuratore fosse costruito troppo vicino alle abitazioni, in un’area a forte rischio di esondazione del torrente Stura. Per non parlare dei possibili miasmi, soprattutto in estate. Periodo dell’anno frequentato dai proprietari delle “seconde case”. I residenti e i villeggianti promossero una petizione, con tanto di raccolta firme, per spostare in un’altra area di Chialamberto il depuratore della Smat.

Le indagini

Dopo la presentazione degli esposti ai Carabinieri della locale Stazione di Chialamberto e del Nucleo Ecologico il caso finì sulla scrivania del pm Valentina Bossi della Procura di Ivrea, che iniziò le indagini concluse adesso con la richiesta di rinvio a giudizio di amministratori comunali e dirigenti, Smat e Ato che dovranno spiegare perchè il depuratore è stato realizzato in una zona a grave rischio di dissesto idrogeologico con il possibile pericolo di inondazione e, possibile, crollo dello stesso depuratore.

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