Intervista a Rocco Giusti nel cast di Sacrificio d'Amore

Intervista a Rocco Giusti nel cast di Sacrificio d'Amore
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Intervista a Rocco Giusti nel cast di Sacrificio d'Amore, la fiction di Mediaset trasmessa di recente.

Intervista a Rocco Giusti

In un'intervista il giovane attore Rocco Giusti si è raccontato a Il Canavese, svelando anche qualche curiosità sulla fiction Sacrificio d'Amore. Fiction girata in parte   in Canavese, in particolare nei teatri di posa della Delta Film a San Giusto. E' stata trasmessa in due serie tra lo scorso dicembre e quest'estate. Sul piccolo schermo ha interpretato Tommaso Fabiani. E sul territorio l'auspicio è di  rivedere la troupe televisiva per la seconda stagione.

Il ritorno in Canavese

Il suo è stato, però, un ritorno: nei teatri di posa canavesani, Giusti aveva già lavorato per la soap opera CentoVetrine nei panni di Ascanio Molteni. E come è stato ritrovarsi? «E' stato spettacolare! - ha raccontato nell'intervista - Anche perché ho ritrovato alcuni colleghi di CentoVetrine, nonché Francesco Arca (già insieme nel reality, ndr). Ma soprattutto per la stima reciproca all'interno del cast».

L'aneddoto dietro le quinte

Sul dietro le quinte durante il periodo di registrazione ha confidato: «Paolo Malco, nello sceneggiato Leopoldo Corradi, ha detto di aver raramente incontrato nella sua carriera un gruppo così in sintonia. Il cast è stato davvero affiatato; anche per questa ragione sarebbe un peccato non si proseguisse nella seconda serie». Alla domanda su ciò che l'ha colpito del territorio durante la sua permanenza ha risposto: «Ho vissuto principalmente a Rivarolo e ciò che mi ha colpito di più è stata la gentilezza dei rivarolesi».

Una riflessione sulle produzioni

Parlando di produzioni cinematografiche - quale potrebbe essere per lui una sceneggiatura "ideale" - ha detto: «Un esempio? Jeeg Robot, il primo film italiano sui supereroi, con tra gli altri Luca Marinelli che ha vinto il David di Donatello, seppur non nel ruolo di protagonista... In Italia servirebbe maggiore coraggio nell'investire in stili e generi nuovi, invece di continuare ad essere condizionati da logiche di profitto. Perché l'arte non è “commercio”. E un prodotto troppo commerciale non è più arte».

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