Rivarolo Canavese

La delibera sul mercato è una supercazzola

Fabrizio Bertot cita il neologismo di Tognazzi per indicare il non-senso del documento varato dalla Giunta sull'ubicazione delle bancarelle del sabato.

La delibera sul mercato è una supercazzola
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La delibera sul mercato è una supercazzola ed è così che si esprime il consigliere Fabrizio Bertot sul nuovo provvedimento che di fatto lascia le bancarelle lì, dov'erano, durante l'emergenza sanitaria che adesso, però, che la stessa emergenza è finita.

La delibera sul mercato è una supercazzola. Parola di Bertot

Il sostantivo che usa il consigliere comunale Fabrizio Bertot è sì molto colorito e dal 2015 è entrato anche a far parte del dizionario della lingua italiana. E lo usa per definire la delibera licenziata dalla Giunta Rostagno la scorsa settimana, ovvero, a voler parafrasare il «nuovo» sul mercato del sabato di Rivarolo in sostanza argomenta a lungo senza, in realtà, dire nulla. Di che termina si tratta? «Supercazzola». «Non si può apostrofare in maniera diversa quel documento», così l’ex sindaco oggi all’opposizione. «Ma è incredibile quanto hanno scritto, tutto e il contrario di tutto affinché nulla cambi. Dei geni!!!».

La supercazzola

Il capogruppo di Riparolium si riferisce in particolare ad alcuni passaggi del verbale di Giunta in cui in buona sostanza si dice: l’emergenza sanitaria per cui l’esposizione delle bancarelle è stata spostata per garantire la salute pubblica è finita ma il mercato resta là, nella posizione che doveva essere temporanea fin quando il Covid-19 non avrebbe mollato la presa! Cioè: delle due l’una. O c’è l’emergenza (ma dal 1° aprile non è più così) oppure il mercato dal desolante corso Meaglia ritorna in via Ivrea e corso Indipendenza. E di questo nuovo scenario ne abbiamo parlato con chi vive sulla propria pelle, e nel proprio portafoglio, in quanto commerciante ambulante e allo stesso tempo membro della commissione mercatale.

La rabbia degli ambulanti

«Vogliono fare del vecchio e funzionale mercato uno spezzatino al quale noi ci opponiamo», ci spiega Paolo Rivoli. «Avevamo chiesto all’assessore Helen Ghirmu un incontro su questa decisione e avremmo voluto parlarne già il 6 aprile, ma lei non poteva e ha convocato la commissione solo il 20 aprile non prima; probabilmente non siamo una priorità. Ma noi non siamo rimasti con le mani in mano, perché abbiamo chiesto al sindacato di categoria, il Goia di Torino, di rappresentarci anche perché Rivarolo non è la prima né l’ultima cittadina alle prese con il tema della sicurezza, ma è l’unica che sta mostrando un certo ostracismo nel cercare di trovare una soluzione. Abbiamo esempi come il mercato della Crocetta, stessa nostra situazione se non peggio, dove il Comune di Torino ha adottato un piano sicurezza ad hoc. Piano che abbiamo già girato all’amministrazione di Rivarolo per capire se è sovrapponibile alla nostra realtà, con tutte le norme di legge citate per andare in deroga a certi numeri».

Non ci vogliono più!

Rivarolo, però, sta andando in un’altra direzione. «Dall’attuale sistemazione temporanea ci vogliono spostare una seconda volta, anche se non sarà l’ubicazione definitiva. Metterci in vari punti e fare di noi uno spezzatino che non darà alcun vantaggio. Alcuni operatori di corso Meaglia si lamentano: sono gli ex di via Torino». E poi l’affondo finale di Paolo Rivoli: «Di tutta questa storia, dopo due anni, è chiara solo una cosa: non ci vogliono più nel centro storico. Fatto sta che ci hanno spostato per l’emergenza Covid e ora non ci fanno più tornare dove eravamo per problemi di viabilità e sicurezza. Ma noi abbiamo una lettera dove giustificano il cambio temporaneo degli stalli solo per l’emergenza sanitaria, non si parla affatto di sicurezza e ora cambiano le carte in tavola. Non è una bella immagine, soprattutto questo muro contro muro. Noi ci siamo fidati e poi hanno cambiato tutto. Gli altri comuni da mesi hanno già ripristinato tutto, qui nulla. Sono sincero: siamo un po’ frastornati. Ora vediamo col sindacato ma non escludiamo neanche di farci tutelare da un legale, avvertiamo la sensazione di essere vittime di abuso di potere».

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