Intervista alla titolare

La rivolta dei ristoratori: "Ecco perché ho tenuto aperto..."

Il racconto di quanto accaduto a Torre in uno dei ristoranti che il 15 gennaio ha deciso di non chiudere.

La rivolta dei ristoratori: "Ecco perché ho tenuto aperto..."
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Parla la titolare del ristorante di Torre che è stata multata. La rivolta dei ristoratori: "Ecco perché ho tenuto aperto..."

La rivolta dei ristoratori: "Ecco perché ho tenuto aperto..."

«Sì, sono io la coraggiosa!». Risponde così alla nostra prima domanda la signora Dada, titolare del ristorante Esedra di strada Baldissero a Torre Canavese. La «coraggiosa» che venerdì 15 gennaio ha alzato all’ora di cena le saracinesche del suo locale come se nulla fosse. Come se il Dpcm del premier Giuseppe Conte non esistesse. Come se la pandemia non fosse un fatto reale.

I motivi di una protesta così forte

Dada non si sottrae al dialogo e alle responsabilità del suo gesto, anzi, nonostante il contraccolpo del «day after» - l’arrivo dei carabinieri della Compagnia di Ivrea e la raffica di multe da 400 euro - accetta di spiegare il perché del suo comportamento e cosa l’ha mossa. Prima, però, di iniziare chiede subito una precisazione: «A differenza dei suoi colleghi scriva che i clienti multati sono stati 25 e non 30 come hanno riportato e non dica che mi hanno chiuso il locale per 5 giorni, perché anche questo non corrisponde al vero a differenza di quanto apparso su alcuni media».  Dada, perché venerdì ha deciso di aprire: cosa l’ha spinta? «Guardi, non l’ho fatto solo per me. L’ho fatto per dare un segnale a tutti: non se ne può più». Di cosa non se ne può più? «Di questo questo Governo che ci sta facendo morire tutti; e mi creda: non è solo un modo di dire. Devo dirle la verità: mi ha fatto molto piacere sentire la solidarietà delle persone che sono venute qui venerdì sera, c’erano sia clienti abituali ma anche gente che non conoscevano ma che volevano condividere questa voglia di ribellione che c’è in molti di noi».

"Ci voleva chi desse il via nella nostra zona"

Si sente una ribelle? «Beh, per certi versi sì. Ci voleva qualcuno nella nostra zona che desse il via, come ci voleva a livello nazionale qualcuno che, come il ristoratore di Pesaro da cui tutto è partito, accendesse la miccia. E comunque io vado avanti: la gente ha paura, ma questa brutta sensazione la dobbiamo vincere. Sabato mattina sono poi tornati i carabinieri nel mio locale per chiedermi che intenzioni avessi per i giorni futuri e in maniera molto coerente ho detto loro che sarei andata avanti, fin quando ci sarebbero stati clienti. Io andrò avanti fino in fondo: se verrà qualcuno io lo accoglierò. E c’è solo una cosa che mi spiace...».  Quale? «Che le forze dell’ordine venerdì sono state chiamate da qualcuno e avvertite che il ristorante era aperto, ecco questo mi ha lasciato un po’ sgomenta».

L'intervento dei Carabinieri

Senta, in molte zone d’Italia nei locali si è registrato molto nervosismo in sala all’arrivo dei carabinieri o vigili urbani: nel suo Esedra com’è andata? «Come le dicevo all’interno del mio locale c’erano 25 clienti, e con tutti sono stati gentili e corretti. Sono arrivati in nove. Nove carabinieri, manco dovessero fare irruzione in una chissà quale pericolosa bisca. Ovviamente ce lo aspettavamo, non siamo degli sprovveduti; abbiamo già dei legali che ci stanno assistendo».

Multe di 400 euro ai 25 commensali

Immagino... che siate stati tutti multati. «Come le dicevo non siamo sprovveduti e sapevamo a cosa andavamo incontro, ovvero a delle multe che fanno riferimento a dei Dpcm illegittimi. Abbiamo già attivato la corsia del ricorso al Prefetto». Multati perché e di quanto? «Ci hanno inflitto una sanzione di 400 euro per assembramento. E pensi che io ho una capienza del mio locale di 45 posti e ne avevo a cena 25. C’è più assembramento in metropolitana o al supermercato, non certo l’altra sera nel mio locale. Il verbale è stato compilato anche per tutti i clienti. Ma quello che hanno fatto non è una cosa legittima».
Perché dice che non lo è? «Perché decreti, multe, sono tutte cose illegali. Io mi dissocio da questo Governo che non ho problemi a definire criminale. E se non lo facessi sarei complice anche io di tutto questo. Devo per forza prendere le distanze e oppormi, tanto che abbiamo coniato anche un motto venerdì durante la cena».  Quale?«La libertà non ha prezzo. E questo sarà il nostro slogan, anzi, dovrebbe esserlo per tutti. Se non facciamo qualcosa, se non agiamo, la situazione diventerà tragica. E non voglio neanche pensare alle conseguenze se non ci opponiamo».

"Sempre le donne vanno in prima linea"

Sarà un caso, ma solo lei e in solo parte un’altra ristoratrice di Forno avete partecipato attivamente alla protesta; altri nel territorio hanno acceso le luci del proprio locale... «Che strano: sempre le donne alla fine vanno in prima linea e dimostrano il proprio coraggio. E mi chiedo a cosa serva partecipare a questa protesta non aprendo ma accendendo solo le luci!». Signora Dada, lei è una negazionista? E’ tra quelli che crede che il Covid non esista? «Il Covid è tutta una farsa. E’ una manovra messa in piedi per quello che hanno in testa per il nostro futuro. Hanno agito e lo stanno facendo ancora sulla paura di morire e farci diventare schiavi. Non c’è niente di cui aver paura. E le dico di più. Quelli che hanno fatto il vaccino nel mio locale non li faccio entrare se prima non hanno fatto la quarantena, ammesso poi che il Covid sia letale».

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