Multa durante la messa di Pasqua: giusta o sbagliata?
A fine celebrazione sono stati chiesti i documenti ai presenti: il rischio è 400 euro di sezione.
Multa durante la messa di Pasqua, in attesa che l'autorità decida di emetterla, la discussione sul merito non si ferma.
Multa durante la messa: il dibattito
A riaccendere il dibattito su quanto successo in San Giacomo a Rivarolo, nella domenica di Pasqua, sono le parole del Papa pronunciate venerdì 17 aprile 2020in Santa Marta a Roma, durante l'omelia della messa privata quotidiana.
Le parole del Papa
"Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo – un bravo vescovo – e mi ha rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30 persone almeno, perché si veda gente? Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma, questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi. Quando lo troverò, gli domanderò. Poi ho capito. Lui mi diceva: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i sacramenti, a non viralizzare il popolo di Dio. La Chiesa, i sacramenti, il popolo di Dio sono concreti.
La messa di Rivarolo
Riflessioni aderenti a quanto è successo a Rivarolo Canavese il giorno di Pasqua, quando a fine Messa, i vigili urbani hanno chiesto ai presenti all’interno della Chiesa di San Giacomo, nel salotto buono di Rivarolo, le generalità. Il tutto, tra l’altro, domenica mattina. «Sì è vero - conferma l’accaduto l’arciprete e prevosto, don Raffaele Roffino - al termine della Messa si sono avvicinati dei vigili urbani e hanno preso i nomi dei presenti, ma a quanto io ne sappia, non è stato preso alcun provvedimento, anzi, ci hanno detto che tutto era a posto e se ne sono andati via».
Le indagini: verso la multa?
Ma se sarà tutto a posto o meno lo si saprà nell’arco dei prossimi novanta giorni, ovvero il tempo che l’autorità giudiziaria, i vigili urbani in questo caso, analizzato quanto verbalizzato in chiesa domenica mattina, decideranno se procedere con una sanzione amministrativa. Ovvero, con una multa a tutti i presenti per non aver ottemperato a quelli che sono le restrizioni messe in atto per decreto dal Governo Conte per contenere la trasmissione del Coronavirus. All’interno della Chiesa la domenica di Pasqua c’erano una dozzina di persone. Due preti a celebrare Messa, due chierichetti (minori: per loro eventualmente risponderà chi ne esercita la patria potestà) e una decina scarsa di fedeli intenti a seguire il rito rigorosamente in latino. «Alcune persone le abbiamo chiamate noi - conferma don Raffaele - per aiutarci a celebrare quella che era una Messa privata, tra l’altro recitata in lingua antica, proprio per far sì che la gente non si fermasse; se poi qualcuno, passando di fronte alla porta della chiesa e che abita a meno di duecento metri sia poi entrato e fermato, questo non lo so proprio dire e va oltre la mia volontà». Vero, se non fosse che c’è un punto cruciale: la porta della chiesa doveva essere aperta o chiusa? Sul punto don Raffaele non ha dubbi: «Aperta! Il virus non ha abolito il diritto di culto». Allo stesso tempo, però, la Messa sì, si può celebrare, ma in forma privata: dunque? Ad inizio del periodo pasquale la curia di Ivrea ha inviato una nota, una sorta di vademecum di comportamento in relazione alle manifestazioni religiose.
La conferenza episcopale
«La Conferenza Episcopale Italiana alla luce delle misure restrittive in atto, che riguardano gli assembramenti e i movimenti delle persone, il Decreto della Congregazione stabilisce che i Vescovi e i Presbiteri evitino la concelebrazione e celebrino i riti della Settimana Santa senza concorso di popolo. Nell’interlocuzione della Segreteria Generale con la Presidenza del Consiglio dei Ministri si è rappresentata la necessità che, per garantire un minimo di dignità alla celebrazione, accanto al celebrante sia assicurata la partecipazione di un diacono, di chi serve all’altare, oltre che di un lettore, un cantore, un organista ed, eventualmente, due operatori per la trasmissione. Su questa linea l’Autorità governativa ha ribadito l’obbligatorietà che siano rispettate le misure sanitarie, a partire dalla distanza fisica. Il Decreto chiede che i fedeli siano invitati a unirsi alla preghiera nelle proprie abitazioni, anche grazie alla trasmissione in diretta dei vari momenti celebrativi. Per quanto riguarda le espressioni della pietà popolare e le processioni, il Decreto affida al Vescovo diocesano la possibilità di trasferirle a una data conveniente (propone, a titolo esemplificativo, il 14 e il 15 settembre)».
Il rischio è di 400 euro di sanzione
Queste le disposizioni arrivate direttamente dal vescovo di Ivrea, dunque, il nodo è quel «concorso di popolo», ovvero stabilire se nella domenica di Pasqua, in San Giacomo ci fosse o meno. Se così fosse all’indirizzo dei fedeli potrebbe partire una sanzione amministrativa di 400 euro, ridotti a 308 se pagati entro trenta giorni; diventano però 440 euro se la sanzione verrà pagata dopo 30 giorni. Va da sé che, eventualmente, i sanzionati possono presentare ricorso. Il tutto è nato da una segnalazione ai vigili urbani di un via-vai, in tempo di lock down, se non sospetto quanto meno curioso, dalla Chiesa di San Giacomo. Che ha portato gli operatori della polizia locale all’interno della chiesa e procedere all’accertamento.
Maurizio Vermiglio