Oscar Generale una vita tra John Travolta e gli altri divi di Hollywood
Partito dal Canavese ora è trai i maggiori produttori cinematografici americani. E della star, ecco cosa racconta...
Oscar Generale una vita tra John Travolta e gli altri divi di Hollywood: partito da San Giorgio Canavese è diventato uno dei produttori cinematografici di Los Angeles.
Oscar Generale con il suo amico John Travolta
Oscar Generale con il suo amico John Travolta
Oscar Generale una vita tra John Travolta e Hollywood
Oscar Generale potrebbe essere il soggetto di una sceneggiatura di un film prodotto da se stesso. Nato a Rivarolo, cresciuto a San Giorgio Canavese e dopo «mille lavori», compreso il casellante (all’epoca posto fisso e dallo stipendio sicuro) ha mollato tutto e ha seguito il suo sogno, quello di lavorare nel mondo dello spettacolo. E ci è riuscito visto che oggi è uno dei più conosciuti produttori cinematografici di Hollywood, vive a Beverly Hills a Los Angeles e conosce tutte le star del jet set americano. E anche il modo in cui ha chiesto a Denny Mendez, Miss Italia nel 1996, di sposarlo - sul red carpet dell’Amfar durante il festival di Cannes - con a fianco l’amico di una vita, John Travolta, potrebbe essere un ciak d’effetto da portare sul grande schermo.
Buongiorno Oscar (anche se qui da noi è già sera: ci sono 9 ore di fuso orario tra Rivarolo e Los Angeles), partiamo dagli inizi, dalla OG Management: come nasce l'idea di aprire la tua prima agenzia a Milano e chi sono i tuoi primi "clienti"?
«Ho iniziato a lavorare a 17 anni. Conducevo alcune ragazze immagine in discoteca quando ancora la discoteca era luogo di esibizione e divertimento; esibizione con costumi di scena, piume, paillettes… Poi mi sono spostato su Milano dove ho fondato la Og Management con Simona Politi. Erano gli anni ‘90. Lì, ho iniziato a “vendere” alcune star italiane, proponendole per convention, apparizioni pubbliche, eventi, campagne, pubblicitarie con grandi marchi, specialmente di alta gioielleria. Per star italiane intendo Raoul Bova, Claudia Gerini, Adriano Giannini, solo per citarne alcuni».Hai sempre avuto un sogno, che non hai mai mollato, quello di lavorare nel mondo dello spettacolo e, in particolare del cinema; fin da subito cosa ti ha attratto di questa realtà, com'è stato l'arrivo in America?
«Io ho sempre voluto arrivare a Hollywood, trasferirmi qui dove vivo oggi e avere successo nel mio lavoro diventando anche un famoso produttore cinematografico».
Un nuovo inizio, in un nuovo mondo: hai mai avuto paura di non farcela? Di dover ritornare ad uno dei tuoi "mille" lavori precedenti, che facevi prima di realizzare il tuo sogno?
«No, non non ho mai pensato di non farcela. Mai. Certo, arrivare nella “Città degli Angeli” senza sapere l’inglese e senza soldi non è stato facile ma noi italiani ce la sappiamo cavare sempre. Basta volerlo».
Ti consideri un cervello in fuga? Un imprenditore che in Italia non avrebbe potuto fare la fortuna che ha fatto negli Usa?
«No assolutamente ad entrambe le domande. Anche perché in Italia ero già molto conosciuto nell’ambiente… Personalmente, però, ritenevo di non avere più niente da fare lì, i clienti mi chiedevano “celebrities internazionali” per lavori più che altro all’estero. Da lì, la scelta di partire».
Torni spesso in Italia e da poco sei stato in Sicilia. Pensi mai di fare il percorso inverso che hai fatto nel 2005: ritornare a vivere nel nostro (tuo) Bel Paese, nonostante la green card ottenuta per meriti professionali?
«In Italia torno principalmente d’estate per le vacanze, il vino, il cibo, la cultura, i bei paesaggi. Oppure per lavoro, quando devo accompagnare qualche Celebrity Americana per qualche lavoro. Comunque, per il momento non tornerei a vivere in Italia; poi, nella vita... mai dire mai».
Tra le celebrity del jet set, ce n'è qualcuna con cui hai stretto un rapporto che va oltre il lavoro, con cui trascorri del tempo libero (quel poco che hai) per il piacere di farlo?
«Quando ho iniziato a lavorare con le celebrities americane ho sin da subito instaurato con ognuno di loro un rapporto che va al di là di quello professionale. Non so il perché, ma forse per il mio modo di fare tutto italiano. Il personaggio con cui sono più a stretto contatto è John Travolta che è stato anche colui che a Cannes sul tappeto rosso dell’AmFar mi ha passato l’anello con cui ho chiesto a Denny (Mendez, Miss Italia del 1996, ndr) di sposarmi. Lui è incredibile: ci vogliamo molto bene e mi considera uno della sua famiglia. Avevo anche un rapporto molto speciale con sua moglie Kelly da poco scomparsa: per me è stata una tragedia, quel maledetto giorno mi ha segnato particolarmente».
Tra le tante e abbaglianti luci di Hollywood quanto è facile, se non sei strutturato bene, entrare in vicoli bui e pericolosi? Nel senso: quanto i riflettori dello star system possono abbagliare e farti finire fuori strada?
«Direi che a Hollywood è facile entrare in vicoli bui e pericolosi come in qualsiasi altro posto dove c’è ricchezza, sfarzo e potere. Per non entrarci, però, basta usare la testa».
Ma è vero che le star sono così "capricciose" come i gossip raccontano?
«Hanno le loro maniere e convinzioni. Come tutti».
Qualche aneddoto, ma senza fare nomi, of course ...
«Diciamo che alcuni “capricci” sono un po’ stravaganti, come il lavarsi i capelli con l’acqua in bottiglia o spargere bottiglie d’acqua in tutte le stanze e corridoi».
Cosa ti manca dell'Italia e del Canavese?
«In assoluto mi mancano mia mamma, la mia famiglia, gli amici dell’Italia e del Canavese, il buon cibo, il vino e le nostre tradizioni».
Maurizio Vermiglio