Il caso

Ritrovata la Donna volante icona dell'Olivetti

L'opera realizzata dall’artista di origine berlinese Jenny Wiegmann Mucchi

Ritrovata la Donna volante icona dell'Olivetti
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Ritrovata la Donna volante icona dell'Olivetti

Ritrovata la Donna volante

E' stata ritrovata la Donna volante dell’artista di origine berlinese Jenny Wiegmann Mucchi. «Ora che è tornata a casa, abbiamo deciso di raccontarvi la sua storia». Con queste parole Icona ha deciso di divulgare la notizia del ritrovamento della statua. Sebbene il suo rinvenimento sia avvenuto già nel novembre del 2018, la notizia è stata resa nota solamente dopo 2 anni al fine di effettuare le indagini sulla sua autenticità. Operazioni, queste, affidate alla Sovrintendenza di Venezia, dove era stata condotta la preziosa opera d’arte.

Era nel sottotetto della Ico

È stata per molto tempo «dimenticata» nel sottotetto della fabbrica di «mattoni rossi», ancorata con del fil di ferro alle travi di legno affinché non subisse ulteriori danneggiamenti oltre a quelli provocati dal bombardamento di Napoli del 1943. Si perché questa «donna» di gesso, così elegante e così fragile al contempo stesso, si trovava nel negozio partenopeo della Olivetti e oggi a quasi un secolo di distanza ci permette ancora una volta di registrare come gli attuali concetti commerciali di design e status symbol che paiono invenzioni d’oltreoceano, in realtà appartenevano al Dna della rete di vendita della fabbrica di macchine da scrivere eporediese già agli albori dell’avventura industriale di Adriano Olivetti, precursore di quel tanto contemporaneo concetto di marketing.

Da un ricordo d'infanzia

Il ritrovamento lo si deve a Beniamino De Liguori Carino, il terzo figlio di Laura Olivetti, che avendo nella mente il ricordo di infanzia di aver visto durante un sopralluogo con la madre una statua collocata nel sottotetto, forse residuo di un allestimento in qualche negozio del gruppo, volle ritornare in quel luogo per verificare se per caso si trovasse ancora lì facendosi accompagnare da Alberto Zambolin di Icona. E quel pomeriggio perlustrando il sottotetto completamente vuoto da anni seppur in buono stato manutentivo si imbatterono in  alcune reti che sembravano delimitare delle zone di magazzino, e in quell’area alzando lo sguardo trovarono finalmente la scultura di gesso. L’opera artistica, a suo tempo, nel negozio di Napoli era appesa al soffitto in maniera leggermente obliqua con le mani rivolte verso il basso a voler quasi sfiorare una raffinata macchina da scrivere, donando alla vetrina e al negozio stesso un tocco sicuramente innovativo per l’epoca. Si tratta dunque di un altro tassello, che per quanto simbolico, rende effettiva l’applicazione del concetto «The future is come back home», che sta alla base di Icona.

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