Sangue della Sindone è vero, appartiene a una persona torturata

La ricerca tutta italiana pone nuovi dubbi sul sudario di Cristo.

Sangue della Sindone è vero, appartiene a una persona torturata
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Sangue della Sindone, a pochi giorni dall'ostensione del 10 agosto, un'altro studio metterebbe dubbi sull'autenticità del sacro sudario.

Sangue della Sindone

Si continua a parlare della Sindone. Dopo la ricerca dell’università di Liverpool e del Cicap che avrebbero dimostrato la falsità del sudario, ora è una ricerca tutta italiana a fare nuova luce sul sacro telo. Secondo quanto emerso dalle nuove analisi infatti il sangue presente sulla Sindone sarebbe vero e sarebbe appartenuto ad una persona torturata.

Lo studio

La ricerca è stata coordinata da Paolo Di Lazzaro, dell’Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia e pubblicata sulla rivista Applied Optics. A prendere parte allo studio Daniele Murra dell’Enea, Paola Iacomussi dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inri), Mauro Missori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il medico Antonio Di Lascio.

Gli esiti della ricerca

Gli scienziati avrebbero dimostrato che il sangue dunque appartiene ad una persona torturata. C'è però un altro aspetto molto significativo che è emerso dallo studio: il sangue è rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico, perché il telo sarebbe stato esposto alla luce ultravioletta, come quella del Sole, che ne avrebbe alterato il colore.

Sangue ricco di bilirubina e esposto al Sole

Le indagini hanno avuto inizio nel 2015. L'obiettivo era quello di capire come e perchè il sangue fosse di colore rosso e non marrone, come invece avrebbe dovuto essere. Si è scoperto che il sangue è ricco di bilirubina e questo si verifica solamente in due casi: in una persona affetta da ittero e nelle persone che sono state torturate, in quest'ultimo caso infatti si rompono i globuli rossi e il fegato rilascia, appunto, bilirubina. I ricercatori hanno esposto del sangue con una grande concentrazione di bilirubina a luce ultravioletta, compatibile con la luce del Sole, e hanno visto che l’interazione tra raggi ultravioletti e bilirubina altera il colore delle macchie.

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