Sentenza piazza San Carlo, il Gup: "sapevano perfettamente che avrebbero creato scompiglio"

I quattro rapinatori dopo l'arresto hanno anche cercato di mettersi d'accordo sulla versione da fornire agli inquirenti scrivendo messaggi sui muri delle celle.

Sentenza piazza San Carlo, il Gup: "sapevano perfettamente che avrebbero creato scompiglio"
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Era il 3 giugno di due anni fa. Migliaia di persone si erano radunate in piazza San Carlo per assistere alla finale di Champions League fra Juventus e Real Madrid. All'improvviso il panico. Le persone cominciano a scappare e si crea il caos. Nel fuggi fuggi generale molte persone rimangono a terra e vengono schiacciate dalla folla in preda al terrore di un attentato. Alla fine si conteranno 1692 feriti e due morti: Erika Pioletti e Marisa Amato.

Sentenza piazza San Carlo

Lo scorso maggio è arrivata la sentenza del filone dell'inchiesta che ha visto imputati i quattro ragazzi che hanno scatenato il panico. Sohaib Boumadaghen, detto “Budino” – considerato il capo della gang di ragazzini, la “banda dello spray” – è stato condannato a 10 anni, 4 mesi e 20 giorni di carcere insieme a Hamza Belghazi e Mahammed Machmachi. 10 anni, 3 mesi e 24 giorni di carcere, invece, per il quarto componente della gang, Es Sahibi Aymene.

Le motivazioni

Ora sono state rese note le motivazioni della sentenza emessa dal Gup Maria Francesca Abenavoli. «Gli imputati sapevano perfettamente che la diffusione dello spray avrebbe creato scompiglio e movimenti incontrollabili tra la folla» scrive il Gup, e ancora: «Si sono dati allegramente alla fuga, pubblicando la propria immagine e mostrandosi orgogliosi della propria bravata».«Senza ombra di dubbio - si legge nel documento - il loro comportamento dimostra che la calca, la caduta e il ferimento delle persone erano stati messi in conto».

Per i fatti di piazza San Carlo c'è anche un altro filone di inchiesta, quello che riguarda le carenze nella sicurezza e per il quale risultano indagati il sindaco Appendino e altri 14 amministratori comunali, ma il giudice scrive che «l’eventuale responsabilità colposa degli organizzatori, quand’anche accertata, non potrebbe in alcun modo escludere la responsabilità degli attuali imputati per aver innescato la sequenza causale che ha cagionato la morte di Pioletti e Amato».

Le scritte sui muri in carcere

I quattro, una volta arrestati avrebbero cercato di comunicare fra loro per tentare di mettersi d'accordo sulla versione da fornire agli inquirenti attraverso scritte sui muri intercettate dalla polizia penitenziaria. «Abbiamo spruzzato e tolto la collana fra il secondo e il terzo gol e non siamo stati noi a fare il casino» hanno scritto in uno dei "messaggi", mentre un altro aveva scritto: «Io ero sotto il portico quando ho visto tutti scappare». Oppure: «Ci fu forte rumore non siamo stati noi». Uno dei quattro ha persino realizzato una mappa della piazza indicando con un cerchio le rispettive posizioni al momento della tragedia. Tutto è raccontato nelle motivazioni della sentenza del Gup.

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