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Tutti uniti, tutti spenti: alla vigilia dello sciopero contro la chiusura delle scuole

Non distante dal sit-in la prof che fa lezione davanti alla scuola

Tutti uniti, tutti spenti: alla vigilia dello sciopero contro la chiusura delle scuole
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Tutti uniti, tutti spenti: verso lo sciopero contro la chiusura delle scuole.

Tutti uniti, tutti spenti

Al grido «Tutti uniti, tutti spenti» il gruppo Pas Eporedia, in occasione dello sciopero nazionale della scuola e del trasporto pubblico proclamato per il 26 marzo, propone lo sciopero della didattica a distanza con l’auspicio che l’appello venga accolto in maniera trasversale da personale scolastico, studenti e famiglie. L’adesione allo sciopero deve essere evidente, attraverso presidi sul territorio, laddove possibile, e dando evidenza della mancata partecipazione alle lezioni in Dad.

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La prof che fa lezione davanti al liceo

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La protesta lunedì davanti al liceo

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La protesta lunedì davanti al liceo

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La protesta lunedì davanti al liceo

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La protesta mercoledì

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I cartelli di protesta alla Fiorana

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Genitori in protesta alla Fiorana

Venerdì 26 marzo

Il consiglio è quello di informare il coordinatore di classe della mancata connessione per protesta, realizzando eventualmente un collegamento muto inquadrando la locandina piuttosto che dei cartelli autoprodotti. Il gruppo ha fatto sapere che non organizzerà  una manifestazione sul territorio, ma una sua delegazione prenderà parte alla quella che si svolgerà a Torino con l’obbiettivo di far convergere sul capoluogo tutte le istanze locali con maggior vigore. Le motivazioni della mobilitazione sono sostanzialmente due: per la riapertura di tutte le scuole, di ogni ordine e grado, dal nido all’università e per ottenere maggiori investimenti per la scuola pubblica.

La protesta iniziata lunedì

L’iniziativa lanciata dal gruppo Pas Eporedia ha preso il via lunedì a mezzogiorno dall’area antistante il liceo «Carlo Botta», dove un drappello volutamente contingentato per non costituire assembramento, si è presentato armato di cartelli e striscioni. Il  gruppo contesta l’apparente spensieratezza con cui si è deciso questo ulteriore ricorso alla didattica a distanza al 100% per le scuole di ogni ordine e grado. «Abbiamo iniziato con questo liceo ma il nostro intento è quello, nell’arco della settimana di presentarci anche davanti agli altri istituti superiori o scuole di grado inferiore del territorio - prosegue - Crediamo fortemente che la scuola sia un "simbolo" della comunità, il centro di tutto. Un qualcosa, come abbiamo sempre detto “da curare”, e non da chiudere». C’è anche chi sottolinea: «L’esperienza di dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale, e mette a repentaglio la salute intesa così come l’Oms la definisce sin dagli anni Cinquanta “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”». Qualcun altro invece evidenzia: «Nelle scuole sono rigorosamente rispettati i protocolli di sicurezza che hanno ben pochi equivalenti nel resto della società e della attività sociali. Inoltre la campagna vaccinale da qualche settimana a questa parte sta interessando principalmente il personale scolastico ed a quanto pare un’altissima percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola è già vaccinata. Ed alla luce di questo, diventa ancor più incomprensibile la chiusura proprio delle scuole. Sembra alquanto particolare la scelta di vaccinare con priorità una categoria e poi di fatto lasciarla a casa, mentre continuano a lavorare altre categorie non vaccinate, eppure a stretto contatto con la collettività».

Al sit in anche la prof

E non distante c’era anche una docente delle superiori che ha svolto la propria ora di lezione collegandosi a poche decine di metri dal presidio, a testimonianza di come il fronte della protesta sia molto ampio, comprendendo genitori, studenti e personale scolastico.

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