Un albero per compensare la CO2 del viaggio: la storia di Gianluca Sinico

Ha piantato un makomako in Nuova Zelanda. E non finisce qui.

Un albero per compensare la CO2 del viaggio: la storia di Gianluca Sinico
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Un albero per compensare la CO2 del viaggio: la storia di Gianluca Sinico. Ha piantato un makomako in Nuova Zelanda. E non finisce qui.

Un albero per compensare la CO2

Quando lo chiamano “Greta Thunberg” si mette a ridere e imita l’espressione spesso corrucciata della ragazzina svedese che da mesi lotta per sensibilizzare contro il riscaldamento globale. Ma quando parla della sua scelta, invece, è maledettamente serio. Il protagonista di questa storia particolare è il volpianese Gianluca Sinico, 29 anni trascorsi tra Volpiano e l’altra parte del mondo. Per raccontare la sua vicenda, però, torniamo indietro di qualche mese, a giugno 2019. “Avevo programmato di trascorrere qualche settimana in Nuova Zelanda – racconta Gianluca – ma c’era un problema: chi mi conosce sa come la penso sul muoversi in aereo, ma per la Nuova Zelanda non avevo scelta”.

Le ricerche

Non tutti infatti hanno i mezzi e il tempo di Greta, che ha raggiunto New York in barca a vela. “Così ho iniziato a informarmi – spiega il volpianese – sulle ONG che si occupano di compensare la quantità di CO2 prodotta dagli aerei. Ma nessuna si occupava in maniera specifica di ridurre l’impatto ambientale. Non sapevo come fare. Io, che prendo la bici per non usare la Panda!”. Come sempre, però, sono gli amici ad offrirci punti di vista nuovo. “Parlo allora con una persona che conosco molto attenta alla questione ambientale – continua Gianluca – e gli ho chiesto consiglio. Mi ha risposto: “Pianta un albero”. Lo ammetto, subito ero scettico. Ma poi ho iniziato a pensarci, ho fatto qualche ricerca e ho deciso che era la strada giusta. Avrei piantato un albero in Nuova Zelanda! Ho incontrato però più problemi del previsto e mi ero già rassegnato.

Missione compiuta

"Ma la Wakatipu Reforestation Trust - continua il giovane - mi ha ospitato un giorno intero, e poi viste le temperature alte anche lì (malgrado l’inverno) ho potuto piantare il Makomako, pianta originaria della zona”. A Gianluca, però, non interessa tanto raccontare la sua storia, ma trasmettere un messaggio. “Io spero che la mia esperienza abbia convinto qualcuno a seguirmi lungo questa strada”. La sua non è stata un’impresa impossibile. Tutti possono imitare la sua storia. E in ballo c’è molto di più di qualche ora persa per piantare un albero.

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