il caso

Un «corvo» sul Carnevale di Ivrea: «Ci è scappata la voglia della festa»

lcuni stralci della lettera anonima recapitata a vari indirizzi in città per spronare il dibattito sull’edizione 2023.

Un «corvo» sul Carnevale di Ivrea: «Ci è scappata la voglia della festa»
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«Forse ci è scappata la voglia di Carnevale». Inizia così la lettera anonima, recapitata alla Redazione del Giornale di Ivrea dopo Ferragosto, ma finita anche nella buca di altri indirizzi in città, associazioni ed enti pubblici. «E’ incredibile che una città come Ivrea con una manifestazione come il carnevale - scrive il «corvo» - si sia addormentata sulle decisioni da prendere e continui a vivere con l'alibi delle difficoltà di organizzazione, con la mancanza di finanziamenti e con le nuove regole sulla sicurezza, ma stiamo scherzando?».

Un «corvo» sul Carnevale di Ivrea

Prosegue la lettera: «Il carnevale di Ivrea è una manifestazione costruita con il volontariato delle persone, la disponibilità, le idee e la fantasia di tutti, negli anni 70-80 questo volontariato ha dato una svolta alla manifestazione che è cresciuta notevolmente come organizzazione, immagine e bellezza anche grazie alle decisioni di questi volontari che applicando le idee all’organizzazione, sono riusciti a fare un evento d’importanza se non mondiale, almeno europeo». Poi il «corvo» punta il dito contro «le nuove generazioni che dovrebbero sostituire il volontariato degli anni 70 e 80, ma che al momento sono troppo impegnati a navigare su Facebook o a organizzare aperitivi». E ancora: «Purtroppo molti anziani validi ci hanno lasciato ma fino ad ora non vedo spuntare i nuovi volontari che potrebbero sostituire queste persone. La nuova generazione di giovani è abituata a trovare tutto pronto e organizzato, a non spremersi per nuove idee e a non dare disponibilità nel lavoro, come se a Carnevale avessimo introdotto il reddito di cittadinanza delle arance».

La gestione politica...

Il «corvo» si sofferma poi sulla gestione politica: «Questo è un problema che ci tramandiamo da anni, abbiamo fatto gestire il carnevale da persone imposte dalla politica con il solo ricatto che la politica dava finanziamenti, però le persone non erano elette dalle componenti bensì scelte dai politici che eseguivano le loro volontà. Persone che fino al 2019 accettavano la responsabilità dell’organizzazione, ma che ora non se la sentono di continuare perché sono aumentate. Eppure in Italia le manifestazioni come il carnevale di Ivrea sono continuate nonostante il Covid e le restrizioni sulla sicurezza e, ad esempio, il palio di Siena o il carnevale di Viareggio, dopo la sospensione del primo anno imposta dal governo e dal ministero della sanità, hanno ripreso l'organizzazione delle loro manifestazioni». Il «corvo» contesta poi le tempistiche di oggi: «I contratti per l’acquisto delle arance vengono stipulati nei mesi di agosto e settembre e nessuno può firmare contratti se gli organizzatori non prendono la decisione chiara di fare il carnevale. Lo so c’è sempre l’andamento del Covid come decisione finale, ma il fatto di decidere permette di stabilire molte cose; ad esempio la fine di ottobre o Natale come data ultima per quantificare i quintali da acquistare, e da quel momento aprire le iscrizioni - si legge tra le proposte, seppur discutibili in termini di sprechi - Se poi a febbraio ci fosse un peggioramento del Covid e le autorità italiane di governo dovessero bloccare tutto, siamo in tempo per pensare di rivenderle o bloccare la partenza dei camion».

Le critiche al Comune

Il «corvo» non risparmia dalle critiche il Comune: «La risposta è come tutti gli anni passati il silenzio più assoluto». Poi il sul «consorzio» ne contesta l’immobilismo. E, infine, chiama in causa anche gli imprenditori. «L'imprenditoria canavesana è in crisi, ma ne esiste un'altra nella nostra città che è quella delle componenti che ogni anno, senza l'aiuto di nessuno, ma solo con la forza del volontariato, raccoglie e spende l'80% dell'importo necessario alla manifestazione e che nessuno considera e ringrazia - scrive il «corvo» - Le componenti sono quei gruppi che raccolgono soldi tra gli iscritti, fanno bandiere, divise, feste, acquistano arance, affittano cavalli, fanno vestiti storici, lavorano per costruire maschere e carri da tiro, e per colpa di un’organizzazione paurosa e assente, stiamo perdendo la più bella manifestazione che Ivrea ha. Non potrebbe essere una soluzione, dare in mano a questo tipo d’imprenditoria che già sostiene l'80% della spesa, la gestione di tutta la manifestazione e scavalcare il potere politico che fino ad ora non ci ha aiutato ? Si chiama gestione privata del carnevale, fatta con tutte le regole per conservare la sua tradizione, la sua storia centenaria e il suo significato».

Nuove regole di sicurezza e l'appello

Il «corvo» si sofferma poi a lungo sulle nuove regole di sicurezza e infine lancia un appello: «Per fare un nuovo carnevale siamo noi componenti a dover fare la nostra parte per evitare che non si faccia più la manifestazione. Abbiamo un anno di tempo per studiare nuove soluzioni di sicurezza e abbiamo di fronte un questore nuovo che probabilmente è la prima volta che gestisce il carnevale di Ivrea. Sono già passati 6 mesi e non si parla di carnevale: forse ci è scappata la voglia di carnevale».

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