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La tradizione di Natale a Torre Canavese e quella lode bellissima che solo qui si canta...

"Adoravo essere presa per mano dalla mamma, uscire tardi e al freddo ma sentirmi protetta dal suo calore e attraversare il paese di Torre, che già di per sé sembra un presepio se visto di notte, spesso imbiancato da qualche copiosa nevicata, per raggiungere la Parrocchia di San Giovanni Evangelista in cima a Via Balbo".

La tradizione di Natale a Torre Canavese e quella lode bellissima che solo qui si canta...
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E' Elena Datrino che ci scrive per raccontarci di quella tradizione di Natale a Torre Canavese e quella lode bellissima che solo qui si canta...

La lode bellissima che solo a Torre si canta a Natale

Riceviamo e con piacere pubblichiamo una lettera che ci giunge da Elena Datrino.  Ci racconta del Natale a Torre e di quella lode, "La Pastorella", che in paese è tradizione cantare a Natale e che si dice siano opera di Don Pietro Leone da Rivarolo, parroco dal 1908 al 1948.

Tra tutte le rinnovate e nello stesso tempo inedite emozioni che ci regala il Natale, per me quella più intensa che inevitabilmente riaffiora ogni anno è legata alla Messa di Mezzanotte.
In famiglia abbiamo sempre festeggiato la Vigilia, spesso ospitando parenti e amici per la cena.
Ho un ricordo vivissimo di quei Natali da bambina: oltre all’ atmosfera felice di una riunione speciale e all’ eccitazione tutt’altro che esclusivamente infantile per l’apertura dei regali, più si avvicinava la mezzanotte, più venivo rapita da un sentimento profondo, a cui non sapevo dare un nome. Penso si trattasse di desiderio di condivisione, ma anche di fascino per qualcosa di insolito.
Adoravo essere presa per mano dalla mamma, uscire tardi e al freddo ma sentirmi protetta dal suo calore e attraversare il paese di Torre, che già di per sé sembra un presepio se visto di notte, spesso imbiancato da qualche copiosa nevicata, per raggiungere la Parrocchia di San Giovanni Evangelista in cima a Via Balbo.
Non vedevo l’ora di entrare in chiesa per assaporare un’atmosfera totalmente diversa da tutto il resto dell’anno: tante candele accese, le persone silenziose a scambiarsi sguardi augurali emozionati, l’ attesa della funzione accompagnata da note di organo suadenti, che mi infondevano pace e a cui continuavo a pensare per tutta la durata della messa.
Avrei riascoltato quella musica a fine celebrazione, accompagnata dal coro a due voci della cantoria: un ‘alternarsi e fondersi di parole che raccontavano la storia di Gesù Bambino, con un ritornello indimenticabile fin dal primo ascolto.
Ho sempre amato LA PASTORELLA, il canto più antico di Torre, i cui versi e musica sembrano essere stati opera di Don Pietro Leone da Rivarolo, parroco dal 1908 al 1948.
Il termine “pastorale” può aver molti significati: il primo si riferisce al bastone del vescovo, lungo e ricurvo in cima, riccamente ornato e dorato. Può indicare le lettere pastorali, che rappresentano un discorso che il vescovo rivolge come pastore al suo popolo di uditori. Principalmente però, il termine è riconosciuto nel campo musicale, dove corrisponde: a un componimento su argomento bucolico (ninfe, paesaggi idilliaci), a un pezzo strumentale a ritmo binario o ternario a forma di canzone o melodia a modo degli zampognari o a un componimento di qualunque genere e forma evocativo di elementi naturalistici, ispirato alla vita dei pastori e dei campi.
Le origini della musica pastorale risalgono al Quattrocento europeo, tra il Sette e Ottocento ebbe la sua massima espansione con componimenti detti “melodie senza fioriture”, cioè molto semplici, con accompagnamenti lenti e cadenzati, quasi a definirli gentili canti da osteria.
Alla Pastorale si collegano molte musiche e componimenti su temi del Natale, ed è proprio questo il contenuto de “La Pastorella” torrese: una narrazione intrisa di semplicità, ingenuità e tenerezza. A quel canto più che al Vangelo risalgono le miei prime immagini del Bambino nato in una capanna, protetto dagli animali, adorato con doni dai Magi guidati dalla Stella Cometa. Fantasticavo su come potesse essere il paese di Betlemme e nella mia mente doveva assomigliare un po' a Torre: vicino ai boschi e alle campagne, di notte illuminato da focolari accesi visibili dalle stradine sterrate, di giorno immerso nei rumori delle botteghe dei mestieri “di una volta”, che ho ancora vissuto nella mia infanzia: il fornaio, il contadino, il falegname, la lavandaia. La cantoria di Torre era composta proprio da quei personaggi spogliati del loro ruolo professionale e trasformati in voci narranti, ognuno spontaneamente dava una sfumatura nell’interpretazione del canto che corrispondeva al proprio carattere.
Oltre ad essere rapita dal ritornello irresistibile, mi incantavo a guardare il presepio della Parrocchia, ambientato nella bellissima ricostruzione in miniatura della Grotta di Lourdes: ancora oggi è lì che viene allestito, forse con gli stessi personaggi che osservavo quasi quaranta anni fa ed ancora oggi i torresi intonano “La Pastorella” prima di augurasi: Buon Natale!

LA PASTORELLA

Nacque in sen del crudo inverno
Nell’ umile capanna il Divin Figlio
Cerchio a lui facevan d’ intorno
I rustici pastor
Il bue e l’asinello

(Ritornello) MESCHINELLO E POVERELLO
NASCER VOLLE IL REDENTOR

Di modestia raro esempio
Agli uomini di guida esser volesti
E tu, correggi l’orgoglioso e il falso adorator
Che l’umiltà disprezza
(Rit.)

Ecco spunta in ciel la Stella
Che addita il sommo evento ai grandi e ai Regi.
Quando in sogno apparve loro,
Verace in Bethlem, trovarono il Dio di pace
(Rit.)

Quando giunti furon i Magi
Al fortunato suol che Dio prescelse
Oro, incenso e mirra eletta
Prostrati ai Divin piè, offriron i Regi in dono

(Ritornello) AH QUEL MISTICO TRIBUTO
FU L’ESEMPIO DI UMILTÀ’

Adoriam quel Dio Infante
Che solo per soffrire comparve al mondo
Monti e popoli piegate la fronte
All’ apparir del Figliol Sempiterno!

(Ritornello) CON AMORE EGLI CI GUIDA
ALLA PACE E ALLA BONTA’

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