L'intervista

Emergenza Covid l'impatto della Pandemia sull'occupazione femminile

Angelica Liotine, responsabile territoriale della Cgil

Emergenza Covid l'impatto della Pandemia sull'occupazione femminile
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Emergenza Covid l'impatto della Pandemia sull'occupazione femminile.

Emergenza Covid

Angelica Liotine, responsabile territoriale della Cgil, fa il punto della situazione sull’impatto avuto dalla pandemia durante l'emergenza  Covid nel presente e futuro occupazionale al femminile.  «Guardiamo i dati elaborati da Agenzia Piemonte Lavoro, Camera di commercio di Torino e Confindustria Canavese, il tessuto imprenditoriale è costituito dal 96.4% micro imprese, 3.5 % piccole imprese, 0.6% grandi imprese. Settori di attività più rappresentativi: 22.8% commercio, 18% costruzioni, 11.7% industria manifatturiera, 12.7% agricoltura, 18% servizi per le imprese (attività immobiliari, scientifiche e tecniche, trasporto e magazzinaggio, attività finanziarie e assicurative, servizi di informazione), servizi di alloggio e ristorazione 6.7%. Da questi dati si evince che l’impiego lavorativo è prevalentemente maschile a discapito di una occupazione femminile. Quest’ultima nel 2020 è crollata del 49%. Il tasso di occupazione delle donne è di 18 punti più basso degli uomini, il lavoro part time riguarda il 73.2% delle donne e quello “involontario” il 60.4% con redditi inferiori del 25% rispetto agli uomini. La cause sono facili da individuare. La principale ragione è la cura dei figli, dei familiari anziani , delle persone con gravi disabilità che pesa sulle donne ed è sproporzionato tra i generi».

L'Italia non è un paese per donne

«A  tutti i livelli. I posti apicali occupati dalle donne sono decisamente inferiori a quegli degli uomini nel privato e nel pubblico e a questo corrisponde una disparità salariale a svantaggio delle donne a parità di ruolo e di mansioni. Guardando a qualche dato. In Italia il tasso di disoccupazione femminile nel mondo del lavoro è pari al 53.1% rispetto alla media europea del 67.4%. Il tasso di inattività delle donne a causa della responsabilità di assistenza ha raggiunto il 35.7% nel 2010 ed è in continua crescita, la media europea è del 31.8%. Le lavoratrici autonome: 3.5% contro il 7.1% dei lavoratori autonomi. In questo scenario si configura anche il Canavese. Nel PNRR è previsto un intervento economico e strategico per l’occupazione femminile. Un programma di misure efficaci per distribuire in maniera più equa i carichi di cura e permettere una piena partecipazione al mondo del lavoro. I principali punti in programma sono: nuovi meccanismi di reclutamento PA, revisioni di opportunità di promozione alle posizioni dirigenziali per garantire pari opportunità, misure dedicate al lavoro agile, per conciliare e bilanciare meglio la vita privata e professionale, piani asili nido, servizi educativi per l’infanzia (3-6 anni) ed estensione tempio pieno a scuola, fondo impresa donna per rafforzare e supportare l’imprenditoria femminile, valorizzare le infrastrutture sociali per creare percorsi di autonomia per disabili per alleggerire il carico di cura non retribuita che grava spesso sulla componente femminile della popolazione, rafforzamento dei servizi di supporto assistenza domiciliare. Per farci un’idea… se l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro fosse corretto il Pil italiano salirebbe del 7%. Quindi è anche una questione economica».

Parità di retribuzione a parità di lavoro  ancora  una chimera

«Una chimera. Già il Trattato di Roma del 1957 che segna la nascita della CEE sanciva per la prima volta un principio economico fondamentale: la parità salariale tra uomini e donne. Eppur i dati di oggi rivelano come media europea il 16% in meno come differenza salariale. Questo ha poi una incidenza del 33% in meno sulla pensione. I CCNL non prevedono differenze salariali, ma poi la realtà e l’organizzazione del lavoro sono un’altra storia. Una notizia incoraggiante dell’11 maggio è che il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità una proposta di legge del PD Domenico Ravetti per la parità retributiva tra uomo e donna e il sostegno all’occupazione femminile. C’è anche una proposta come direttiva europea del comitato donne del 4 marzo che dovrebbe obbligare le aziende private  a rendere pubbliche le composizioni aziendali delle maestranze per far emerge le discriminazioni. Per adesso l’asticella di aziende con 250 dipendenti è un po’ alta. Se vediamo il nostro tessuto lavorativo come detto il 95.4% delle imprese del Canavese sono micro imprese e questo dato quindi non emergerebbe».

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