Ivrea

Stop nel 2035 ai motori termici interviene Confindustria

Paolo Conta Presidente di Confindustria Canavese analizza il percorso europeo sul GreenDeal e la fine delle auto "tradizionali".

Stop nel 2035 ai motori termici interviene Confindustria
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Stop nel 2035 ai motori termici interviene Confindustria Canavese attraverso il suo presidente.

Stop nel 2035

Paolo Conta, dal suo osservatorio particolare di Presidente di Confindustria Canavese, come valuta e osserva la direzione che l’Unione Europea ha intrapreso in maniera decisa e irreversibile, sul GreenDeal e la fine delle auto spinte da motori termici dal 2035?

“Non ci sono dubbi che l’Europa stia andando in quella direzione. La decisione è ormai presa. Il dado è tratto. Ora, lasciando stare i commenti su una decisione poco in linea ai tempi, perché necessità di uno spazio temporale più lungo, bisogna essere realisti e guardare la realtà in faccia”.

Esatto. In che modo?
“Nel provvedimento votato dall’Europa è previsto un punto di verifica fissato per il 2026, per capire l’avanzamento tecnologico e a che punto è arrivato. E in quel momento si potrà guardare alla politica suggerendo magari degli aggiustamenti. Ma parlo di aggiustamenti di rotta e non di cambiamenti. La linea, ormai, è demarcata ed è quella”.
Un’accelerata improvvisa per un continente, il nostro, molto in ritardo rispetto agli altri competitor internazionali.
“Faccio un raffronto”.
Prego
“La Cina oggi è al punto tale che parla già di taglio o eliminazione degli incentivi statali per l'acquisto dell’auto elettrica. Noi, invece, solo ora iniziamo ad utilizzare questo strumento contro la Cina che da dieci anni li ha introdotti. Purtroppo, c’è una questione di medio lungo periodo strategico che manca, che manca in Europa e nelle democrazia occidentali. In Cina hanno un mercato di veicoli elettrici pari al 40% mentre noi siamo al 2%. Questo è un elemento che ci fa male: è mancanza di strategia. Anche gli Stati Uniti sono in ritardo ma essendo una potenza economica immensa stanno riversando miliardi di dollari per la transizione e l’EU oggi si ritrova in mezzo e stritolata tra queste due grandi forze”.
E Adesso cosa è possibile fare. quali le linee di azione? Con la Regione il tavolo aperto sul tema sta procedendo?
“L’attenzione è alta e Sono coinvolti molti attori. Chiaramente si cerca di condividere le linee d’azione. Dagli incentivi per le imprese per sostenere questo passaggio finanche alla formazione, soprattutto degli addetti. Stiamo lavorando sulle risorse umane, sulle riconversioni, e sono state avviate delle Academy per l’Automotive per focalizzare l’attenzione proprio sulla riconversione del personale. Non solo. Dobbiamo poi puntare i riflettori sul fatto che i grandi produttori, già entrati nell’ordine delle idee della riconversione, stanno chiedendo grandi aiuti ai Governi. Ma c’è il problema della Piccola e media impresa che non è protetta dal mercato così come i produttori e in Canavese ne abbiamo tanti che sono fornitori e non produttori. Giusti gli incentivi per gli acquisti perché sostengono la domanda e quindi la filiera e quindi le forniture, ma non dobbiamo però arrivare al punto da sentirci dire che non ci sono più fondi per le piccole e medie imprese. Che invece hanno bisogno di grandi aiuti. Faccio un esempio: Stellantis chiede il 7% di riduzione sul listino dei fornitori e questo è grave in un momento in cui le aziende devono investire per riconvertirsi”.
E nella riconversione non può mancare la formazione.
“Certo. La formazione e mi faccia aggiungere anche dei manager. Degli imprenditori che devono avere strumenti ed elementi per poter poter pianificare in tempi e modi celeri. Si tende sempre a rimandare. E invece non è più possibile farlo. E il tutto passa anche attraverso le aggregazioni. Le interazioni, le contaminazioni tra gli imprenditori per provare a superare gli steccati e mettersi insieme. Rafforzare la competitività verso i grandi produttori. Mettendo insieme le intelligenze è possibile scovare nuovi business o filoni: più ricerca e sviluppo per più forza da investire su questo piano”.
Presidente Conta e il “nostro” Canavese in questo scenario? Cosa immagina per il prossimo futuro?
“Fare previsione non è facile. Il settore che sarà più chiamato in causa è la componentistica dei motori termici tradizionali. Soprattutto dei veicoli commerciali. Le automobili fino al commerciale leggero saranno i primi ad essere chiamati in causa in maniera importante. Si parte di lì. Tutto il filone che produce per il motore tradizionale cambierà: oggi per fare un motore servono migliaia di componenti, domani (dal 2035, ndr) molto meno. E qui l’impatto rischia di essere forte. La diminuzione della spinta di componenti chiede una riconversione verso altre produzione. Difficile fare numeri, comunque ben oltre la metà. Poi c’è tutto il discorso del veicolo pesante”.
Dove, forse, la linea non è tracciata, giusto?
“Qui la questione è diversa. Perché sul tavolo c’è ancora l’opzione idrogeno. Che può essere usato in due modi: additivo per le batterie per un motore elettrico e allora si torna al punto di partenza e di quanto abbiamo discusso fino adesso”.
Oppure?
“Oppure, si sta sperimentando, sempre per i veicoli pesanti, la combustione dell'idrogeno e se così sarà, il motore sarà simile a quello di oggi, e quindi lo choc tecnologico sarà meno traumatico di un mezzo completamente elettrico”.
Poi, parlando di (Alto) Canavese, c’è tutta la questione dell’acciaio.
“Vero, anche se penso che per chi stampa l’acciaio è più facile riconvertire a differenza della componentistica che avrà il percorso più difficile da affrontare. Lì, l’impatto sarà forte e ormai non si torna più indietro. La decisione è presa, la Cina è partita per tempo. Noi no. Ma adesso non possiamo più perdere tempo. Agire e preparaci all’impatto e vediamo come sarà”.
E purtroppo l’inizio della riconversione non parte bene, visto quanto sta accadendo per ItalVolt a Scarmagno.
“Le notizie non sono buone: Italvolt non ha rinnovato il preliminare di acquisto e la trattativa è interrotta e quella poteva essere una buona possibilità; l’impressione è che si sta un po’ dissolvendo. Però, Scarmagno resta un’area strategica e importante che attira l’attenzione. Tant’è che la californiana Panattoni Development Company ha intenzione di di partire entro l’autunno per la realizzazione di un fabbricato di 100.000 mq per la logistico oppure per un insediamento industriale e noi come Confindustria ci stiamo impegnando, incontrando il management, per ragionare sulla attrattività dell'insediamento. Se si innesca il volano, allora c’è speranza che arrivino altri investitori. L’importante è far ripartire l’area. C’è in ballo la bonifica (di amianto, ndr) e stiamo capendo se il pubblico può intervenire e investire; la nostra attenzione è molto alta. Vediamo il bicchiere mezzo pieno: partiamo da quello che c’è. Anche perché c’è fermento in Canavese. Si percepisce. Prima era più difficile da intercettare. Oggi, invece, ci sono segnali positivi che arrivano anche dalle banche che ci confermano che c’è attenzione. Ma c’è da lavorare”.

Vermiglio Maurizio

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