A Superga per il patto dei sindaci anche il primo cittadino di Valperga Gabriele Francisca

«Dobbiamo farci sentire anche nella periferia della Città Metropolitana, non solo nelle zone di hinterland».

A Superga per il patto dei sindaci anche il primo cittadino di Valperga Gabriele Francisca
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Presente a Superga per il patto dei sindaci anche il primo cittadino di Valperga Gabriele Francisca.

Patto dei sindaci

«Un accordo di collaborazione intercomunale per fare sistema e promuovere azioni strategiche condivise per lo sviluppo sostenibile e per il progresso dell'area metropolitana torinese, impegnandosi a trasformare il prossimo decennio 2020-2030 in un nuovo risorgimento locale». C’era anche il primo cittadino di Valperga, Gabriele Francisca, insieme ai colleghi canavesani di Rivarolo e Volpiano, a Superga lo scorso 30 dicembre per siglare uno storico «patto».

Gli amministratori presenti

Con loro c’erano gli amministratori pubblici di Collegno, Grugliasco, Rivoli, Settimo Torinese, Moncalieri, Nichelino, Beinasco, San Maurizio Canavese, Druento, Cirié, Chivasso, Carmagnola, Rivalta di Torino, Bruino, Orbassano, Chieri, Bollengo, Giaveno, Airasca, San Gillio, Gassino Torinese, Trofarello e S. Antonino di Susa. Tutti insieme per un'azione con finalità di supporto a Torino, alla Città e al suo sistema di governance.

Superga

Anche la location non è stata casuale. «Superga come luogo simbolo – dicono i sindaci – dell’assedio che sta vivendo Torino. Stessa rappresentazione che campeggia nella Sala del Consiglio provinciale/metropolitano a raccontarci e ricordarci l’evento storico. Un assedio di debiti che si sta trasformando in svendita del capitale sociale (Iren, Trm, Sitaf, ecc). Una Torino più povera – spiegano i primi sindaci firmatari – significa una città metropolitana complessivamente più debole e fragile».

Le parole di Gabriele Francisca

Ma cosa ha portato il borgomastro, Gabriele Francisca a sottoscrivere il documento?
«Dobbiamo farci sentire anche nella periferia della Città Metropolitana, non solo nelle zone di hinterland. Ho scelto di seguire l’indicazione del sindaco di Rivarolo, Alberto Rostagno, per far capire che abbiamo istanze da condividere con altri e che queste istanze manifestano necessità del territorio alto Canavesano». Il Patto dei sindaci marca una differenza con la politica di Città Metropolitana e Appendino.
Va letto come stimolo e supporto per un rilancio condiviso del territorio o è una bocciatura dell’operato di Torino perché stufi di subire le scelte del capoluogo di Provincia? «Va visto come stimolo al dialogo per trovare scelte condivise con tutta l’area della ex Provincia. Chiara Appendono aveva cominciato con grandi ambizioni (ricordiamo l’incontro a Rivarolo alla sala Lux, poi rimasto un caso isolato) ma si è «spenta». Non è più pervenuta. Era meglio l’impostazione precedente che teneva vive le zone omogenee con frequenti incontri».
Il Canavese in particolare di cosa ha bisogno per un nuovo Risorgimento locale?
«Il “Risorgimento” parte dai trasporti e dalle infrastrutture. Non avendo politici di spicco l’alto Canavese, con la sua piccola Rhur, ha collegamenti inadeguati sia ferroviari che stradali. Basta attraversare Front o San Ponso per rendersene conto. A Valperga transitano circa 500 automezzi pesanti che lambiscono il centro per dirigersi nella zona dello stampaggio a caldo. Siamo indietro di 30 anni... gli ospedali sono sparsi sul territorio e quello di Ivrea è un disagio perché il sito in cui è collocato è inadeguato. La Regione e Torino battano un colpo su questi temi fondamentali».

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