Bagarre in Consiglio a Rivarolo sui chioschi, la Giunta costretta a ritirare il documento e ripresentarlo

Fabrizio Bertot e Marina Vittone all'attacco del regolamento: "E’ contro natura. Un'aberrazione giuridica".

Bagarre in Consiglio a Rivarolo sui chioschi, la Giunta costretta a ritirare il documento e ripresentarlo
Pubblicato:

Bagarre in Consiglio a Rivarolo sui chioschi, la Giunta costretta a ritirare il documento e ripresentarlo.

Bagarre in Consiglio a Rivarolo sui chioschi

Scivola sulla classica buccia di banana la Giunta Rostagno, sul regolamento dei chioschi che la maggioranza avrebbe voluto approvare nella seduta di Consiglio della scorsa settimana ma che è stato escluso dalla delibera perché non ha convinto Fabrizio Bertot che più di una questione ha sollevato e che lo stesso segretario comunale (dal punto di vista normativo) non è riuscito a «smontare» e ha indotto la maggioranza, non senza l’imbarazzo generale, dopo un’interruzione ufficiale dei lavori, e non senza un conciliabolo animato tra gli assessori, a ritornare sui propri passi e rivedere la questione.

La discussione

Era già passata la mezzanotte quando il presidente introduce il punto numero 15 all’ordine del giorno per l’approvazione del nuovo regolamento per l’occupazione del suolo pubblico. Si parte dal distinguo tra dehors e padiglioni chiusi (i primi ancorati e i secondi no) e la possibilità di poter installare quelli chiusi anche a Rivarolo. Fino ad oggi ne sono presenti solo tre, ma senza la possibilità di poterne fare di nuovi, ma attenzione: chi vorrà farlo dovrà pagare gli oneri di urbanizzazione in relazione ai metri cubi. I tre in scadenza (due in corso Italia e uno in piazza Litisetto), godranno di una deroga: la norma non sarà retroattiva. E fin qui tutto bene.

La bagarre

E’ il capitolo secondo del regolamento che scatena la bagarre. Perché secondo l’esecutivo chi a Rivarolo vuole realizzare un chiosco non può fare domanda all’ufficio commercio ma deve aspettare che la Giunta, bontà sua quando lo ritiene utile, faccia un bando pubblico. Apriti cielo. «Mi piace quasi tutto, ma non mi convince la parte sui chioschi. Una rivendita di frutta, verdura o giornali non è la stessa cosa dello spazio esterno di un bar o ristorante. E’ contro natura questo regolamento. Fatemi capire: l’ente pubblico pubblica un bando quando gli arriva una richiesta di un privato? Ma siete sicuri di quello che fate? E’ un’aberrazione giuridica. Se io voglio fare impresa in un comune, mi leggo il regolamento di cui si è dotato e mi attengo. Qui, invece, siamo all’assurdo: l’ente pubblica redige un bando per fare quello che un privato chiede di fare. Signori, stiamo, anzi, state prendendo una cantonata».

La risposta dell'assessore Diemoz e la replica di Vittone

L’assessore Diemoz cerca di abbozzare una controreplica e nel farlo si fa scappare al microfono: «Lo facciamo per mettere a posto un’edicola». Vittone poi rincara la dose chiedendo il rinvio del punto perché c’è bisogno di approfondire. «Il regolamento contiene anche una tabella per i luoghi dove poter installare dehors e altre strutture e sono citate tutte le aree, tra queste, anche alcune di pregio architettonico e naturalistico, come la stazione, Malgrà, Villa Vallero ma la cosa non è affatto chiara». Ed è qui che viene sospesa la seduta. Maggioranza in conclave per decidere il dà farsi e alla ripresa dei lavori è il segretario Maggio che annuncia: «Dal regolamento si esclude tutta la parte seconda, il capitolo II salta». Tradotto: la Giunta batte in ritirata e riporterà in Consiglio un nuovo documento rivisto, pensato e corretto.

Seguici sui nostri canali